Lo scorrere della norma nel tempo. Caduta del sacro e dubbio

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         Se il diritto è una forma di espressione dell’essere nei vari termini, economici, organizzativi, ma anche affettivi, la norma assume un carattere temporale configurando l’essere. Essa non ha un valore autonomo se non in rapporto con il contesto e quindi con il tempo dell’essere diventando, pertanto, una possibile configurazione dell’essere nel tempo, in questo cela in sé qualcosa di ineludibile, la configurazione che ha il pensiero dei rapporti umani.
         La norma, nel configurare il pensiero sui rapporti, ne disvela con l’azione l’ordine sì da diventare essere presente, dà quindi la sua presenza, essa è pertanto pensare e non semplicemente ripetere (Heidegger) con una differente intensità soggettiva tra il dare e l’avere. Che cosa è quindi se non un preconizzare modalità di rapporti futuri attraverso cambiamenti impercettibili?
         La norma diventa essere in quanto unifica l’azione nel raccogliere e custodire l’agire, essa peraltro diventa tale solo nel momento in cui viene interpretata, quindi data; noi siamo condizionati dalla norma in quanto condizionati dall’essere creato dalla norma sul contesto.
         Vi è un rapporto tra destinare della norma e accadere causale, essa è imposta come destino storico ma in essa interviene la causalità dell’accaduto, vi è quindi l’impossibilità di negare la sua contingenza invocandone la sola necessità confusi dal succedersi delle necessità storiche le quali ne impediscono una visione oggettiva.
         La storicità impedisce di vedere l’essenza della norma a seguito della sua contestualizzazione, in quanto il destino della norma (applicazione) non è dello stesso genere della norma. Quando pensiamo ad essa noi pensiamo già alla sua applicazione, ma questa è anche quello che è nel momento, essa è presente esiste nel momento ma incompleta in quanto divenire passato. Noi viviamo la norma attuale il futuro è una probabilità, così lo è la norma non solo nuova ma anche quella attuale, che cederà o sarà nella sua essenza diversa.
         L’uomo è socialmente tale in quanto normativamente configurato, secondo una visione giuridica, in realtà passiamo da una serie di contestualizzazioni parcellizzate, ci caliamo in un ruolo sociale in cui la norma è la parcellizzazione della continuità di un comportamento.
         La conservazione dei valori è una lotta tra la configurazione attuale e quella che adventa (Heidegger), la stessa applicazione della norma presuppone il cambiamento, il suo agire la creazione di una nuova norma.
         Anche l’evento può leggersi come una relazione giuridica dell’essere, un suo appropriarsi in termini giuridici e come tale si manifesta alla comunità, il pensare la norma è un’azione provvisoria ma anche anticipatoria e come tale può essere solo applicata ma non dimostrata.
         Se la norma è innanzi tutto informazione, che dovrebbe diventare formazione, il diritto è tecnicità e nel fornire e pretendere di imporre regole non cessa di porre domande all’uomo, esso diventa soggettività della coscienza ( Husserl).
 
 
Sergio Sabetta
 
 
 
Bibliografia
 
·        M. Heidegger, Tempo e essere, Longanesi, Milano 2007;
·        E. Paci, Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Laterza, Bari 1961;
·        Tullio Gregory, Speculum naturale. Percorsi del pensiero medioevale, Edizioni di storia e letteratura, Roma 2008.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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