La distorsione amministrativa

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“Le persone migliori sono attivate da una forte etica professionale e da una cultura aperta, capace di ispirare fiducia e di fornire sostegno” (Colin Prince)

 

Ogni organizzazione possiede un proprio scopo, mission o vision che si voglia, individuato dall’oggetto dello statuto, dalle direttive o dalle norme, questo ancor più nelle organizzazioni che svolgono funzioni di interesse pubblico se non esercitano direttamente qualche potestà.

La legge delle conseguenze non volute afferma che qualsiasi cambiamento sarà accompagnato da un insieme di conseguenze che non possono essere previste” (Colin Price), consegue la possibile distruzione del significato di un qualsiasi cambiamento pianificato e questo vale tanto per il privato che per il pubblico.

L’introduzione di una sempre maggiore “discrezionalità amministrativa” affiancata ad una privatizzazione efficientista nella quale il risultato è comunque premiante su una garanzia di regolarità procedurale ed indipendenza, come del resto può riscontrarsi dalla lettura dell’art. 21 – octies della L. n. 241/90, ha favorito una doppia lettura del concetto di discrezionalità ed autonomia amministrativa.

Se da una parte vi è stata la volontà di flessibilizzare l’attività amministrativa sulle esigenze di scopo, oggi prevalentemente finanziaria, dall’altra è stata occasione di un ulteriore adattamento a obiettivi del tutto personali. Le reti così favorite hanno utilizzato i nuovi istituti  di flessibilità introdotti per superare le difficoltà procedurali derivanti dalle precedenti regole, disattendendo sempre per flessibilità quelle parti di normative che ostacolavano la formazione e tutela degli interessi personali.

In quest’ottica la “discrezionalità amministrativa” non è altro che un ulteriore occasione di perfezionamento dell’occupazione amministrativa capillare avvenuta a partire dagli anni settanta, nella quale il fare è inteso come possesso delle attitudini verbali, che unite alla potestà, sono atte ad influenzare gli altri per ottenere potere e status ( Tosi – Pilati).

L’eliminazione degli “hub”, ossia degli snodi su cui si incardina la rete, non garantisce un ritorno agli scopi propri dell’apparato in quanto la cultura formatasi persiste negli “orfani” i quali tenderanno a trovare un nuovo snodo, ossia un nuovo referente per i favori e garante delle “aspettative” mortificate.

La disarticolazione del sistema deve quindi procedere oltre agli “hub” con la dispersione della rete attraverso la dispersione dei referenti, questo tuttavia può condurre per paradosso ad una metastasi se i soggetti interessati dall’evento si trasferiscono in altre strutture recettive per chiamata diretta e non dietro una selezione aperta.

Vi è quindi un problema fondato sulla modalità della selezione che si estende a tutto l’istituto della mobilità se non correttamente disciplinato e attuato, circostanza che si ricollega alle modalità interne di avanzamento che non possono certo rifarsi a sistemi quali la premialità delle mansioni superiori discrezionalmente attribuite ed ampiamente “motivate”.

Appare evidente la difficoltà di impedire il riproporsi dell’antico motto “Vota Antonio, Vota Antonio” ( Totò in: Gli Onorevoli, regia di Sergio Corbucci) da un precedente sistema amministrativo all’attuale, con la forzatura e distorsione di principi e regole adottate per innovare la vecchia macchina amministrativa ma pur tuttavia facilmente e  maliziosamente manipolabili considerando che ogni organizzazione ha sempre vari scopi, uno istituzionale e gli altri propri di coloro che ne fanno parte e che affondano nella cultura e nel portato delle esigenze psicologiche di ognuno.

 

 

Bibliografia

  • AA.VV. , L’azienda globale, vol. II – cap. 10 (Come riorganizzare l’azienda senza distruggerla di Colin Price), Boroli editore 2006;
  • G,. Napolitano – M. Abrescia, Analisi economica del diritto pubblico, Il Mulino 2009;
  • L. Torchia (a cura di), Il sistema amministrativo italiano, Il Mulino 2009;
  • A. L. Tosi – M. Pilati, Comportamento organizzativo, Egea 2008.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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