La democrazia tra informazione e persuasione

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La nostra società funziona secondo modelli che vengono via via sperimentati e aggiustati o scartati, l’uso dell’informatica, potenziando raccolta ed elaborazione dei dati, permette di accrescere la complessità dei modelli stessi e il loro controllo in fase di attuazione.

Questa potenza di calcolo permette sia di fare emergere le regolarità presenti nei sistemi umani (regole sociali e biologiche), sia eventuali irregolarità di soglia (controllo), estrapolando dai dati passati le prospettive future, nonché i pericoli che si palesano (Barabàsi).

Tuttavia il volume dei dati necessario per una sufficiente esattezza è talmente massiccio da superare le nostre possibilità, si che è gioco forza semplificare i modelli nonostante la complessità sociale, se a questa aggiungiamo i possibili errori sempre presenti nella raccolta ed elaborazione, oltre al fatto che l’informazione stessa che si ottiene viene a modificare i dati iniziali e quindi la previsione che ne era conseguita, con una variabilità in corsa del modello e continui aggiornamenti senza un possibile feedback, tutto questo ci porta a dubitare di una effettiva capacità previsionale per modelli altamente complessi come quelli sociali a carattere generale, senza che si conoscano le regole di funzionamento degli esseri umani, proprio per la loro variabilità comportamentale e biologica di adattamento (Winberger).

La stessa capacità di interpretazione delle informazioni può essere tale da non rendere visibile l’informazione stessa, fino ad arrivare ad osservare senza capire, ecco intervenire la necessità di dibattiti e raffronti i più ampi possibili e “indipendenti”tra loro, oltre ad individuare un chiaro obiettivo e analizzare i termini della raccolta di dati preliminarmente all’analisi dei dati stessi, in quanto se la ridondanza permette di verificare essa può anche fuorviare l’elaborazione e la riflessione ossia l’analisi, si creano pertanto vari livelli di analisi e raffronti.

La possibilità di rappresentare il mondo con una serie di modelli logici appare attualmente impossibile, la rappresentazione imperfetta che si ottiene da una varietà di contributi non filtrati di pubblici diversi per esperienza e conoscenze sui dati raccolti porta a osservazioni inattese che, incrociandosi con la prevedibilità analitica dei ricercatori, ottiene risultati imprevisti, tanto da spingere Weinberger a porsi la domanda se “questa scomposta competizione di idee non sia proprio la vera natura del mondo” (55).

La complessità sistemica crescente dei rapporti umani induce a passare decisamente dalla “prevedibilità” alla “possibilità”, in cui l’abbandono dei sistemi statici porta a fissare l’attenzione sulla soglia del caos, o meglio sulle intersezioni di soglie del caos (magic point) tra discipline e sistemi diversi in cui vengono a crearsi nuove forze e si libera il pensiero creativo (De Toni, Comello, Panetti).

Come accertato recentemente in economia l’impossibilità di una prevedibilità matematica degli scenari futuri per eccesso di variabili, di cui tra l’altro molte imprevedibili se non sconosciute, non può escludere la possibilità di sondare il futuro attraverso stress test basati solo su alcuni scenari possibili considerando che gli stessi rimangono comunque una frazione del possibile, ma una frazione nata dal pensiero formatosi dall’intersezione delle soglie del caos di discipline diverse (Sorkin).

D’altronde se il linguaggio è il risultato del nostro modo di pensare a sua volta il pensiero è il frutto anche del linguaggio, in uno scambio di schemi mentali, il pensiero quale frutto del linguaggio genera processi mentali di catalogazione e riorganizzazione dei concetti relativi al mondo adattandosi al mutare degli ambienti (Boroditsky), di cui la normazione non ne è che una trasposizione.

L’universo nella sua totalità è essenzialmente informazione e da questa nasce la possibilità di distinguere le cose, ma la moltiplicazione del segnale accumula gli errori sulla nostra percezione della realtà che nasce dall’informazione stessa, in un collegamento profondo tra informazione e materia nella quale l’informazione sebbene continuamente rimescolata nella progressiva entropizzazione dei singoli sistemi mai verrà persa (Bekenstein).

Diventa pertanto essenziale quella che Arendt definisce la “fondazione”, ossia l’atto di fondazione e il ricordo che ne deriva quale garanzia di stabilità e durata del nuovo sistema politico.

L’auctoritas, radicata nell’atto di fondazione e quindi nella memoria storica, viene a contrapporsi al semplice potere radicato nel presente, pertanto mutevole rispetto alla stabilità dell’auctoritas stessa. L’atto di fondazione è di per se stesso ambivalente in quanto incardinato in un atto di violenza (Macchiavelli) tanto fisica che psicologica, ma anche contenente lo spazio di libertà necessario per la democrazia se si vuole che questa persista nel tempo e non venga divorata dal riapparire della violenza (Arendt).

Se per Arendt, seguendo la lezione di Macchiavelli, la politica contiene in sé già i fini ultimi essa è tuttavia anche mezzo per ottenere fini intermedi individuali, essa nell’assumere la complessità del reale rende possibili relazioni non antagonistiche, dando un senso e quindi una direzione ai rapporti umani, il conflitto nel tempo sviluppa una possibile empatia tra i fronti contrapposti spazio per l’azione politica, per l’essere umano non vi è nessuna fedeltà assoluta a forma di “super organismi” i legami con la società d’origine possono indebolirsi e la politica mediare (Moffett).

Secondo la legge della percezione selettiva ciascun individuo nella comunicazione di massa è protetto da una predisposizione selettiva dell’informazione secondo una propria cultura ed esperienza, tuttavia tale filtro è superato dalla “cumulazione”, ripetersi dell’informazione, e dalla “consonanza”, unanimità dell’argomentazione, senza un’opinione preesistente e una varietà di argomentazioni si crea una “neutralizzazione della selettività”; questo tuttavia deve integrarsi con l’esigenza avvertita dal singolo a conformarsi per evitare l’isolamento, secondo un continuo processo di riallineamento con una dinamica a spirale che porta il singolo non a scegliere un’opinione bensì con chi stare, tale posizionamento avviene in stretta connessione con i media (spirale del silenzio – Neumann).

Nell’acquisizione dell’informazione, oltre alla variabile motivazionale legata alla funzionalità dell’informazione per il soggetto, intervengono anche le variabili temporali, di istruzione e conoscenza degli individui, oltre alla visibilità e rinforzo attivato dai media stessi (scarto di conoscenze), solo occasionalmente si realizzano degli “effetti – soglia” che riducono il gap differenziale (Tichener – Donohue – Olien).

La stessa percezione morale diventa relativista con il crescere dell’esperienza, che crea un’apertura esperenziale verso possibili prospettive alternative in un conflitto tra emozioni immediate e riflessioni su eventi collocati in tempi distanti (Knobe).

Internet nell’allargare l’accesso alle informazioni favorisce l’innovazione casuale e quindi anche un pensiero libero espressione della libertà, il mezzo di comunicazione mentale è a fondamento di una democrazia vera e di una economia di mercato non monopolista la sua mentalità deve, quindi, essere difesa anche legalmente nel rispetto dei valori umani (Berners – Lee), questo non può escludere tuttavia la conflittualità propria di un sistema complesso dinamico, considerando tra l’altro le nostre limitazioni di razionalità nell’analisi dei dati.

La presenza di potenziali minacce esterne e di sistemi alternativi costituisce motivo per una forte pressione a favore della cooperazione e dell’altruismo nel gruppo, con una pluralità di livelli tra cooperazione localistica e conflitto, nasce la capacità di formulare giudizi morali ed un approccio emotivo ai dilemmi morali in nicchie culturali, la stessa vergogna nasce quale espressione di un autocontrollo sociale, ma è sostituita nella società liquida attuale dei media dall’immagine quale metodo del piacere sociale per ottenere consenso, solo la conflittualità economica ci riporta al riesame (De Waal).

Tutti i sistemi hanno significative regolarità e correlazioni che possono essere raffigurati, non vi è mai un’accozzaglia casuale in quanto gli elementi tendono a formare sistemi formali o informali, come nell’universo fisico le forze si manifestano in eleganti geometrie nascoste nella complessità dei sistemi (Gilmore).

 

Bibliografia

  • A.F. De Toni – L. Comello, Prede e ragni, UTET, 2005;

  • R. Panetti, Management by Magic, Florence Art Edizioni, 2011;

  • D. Weinberger, La macchina che dovrebbe prevedere il futuro, 50-55, in Le Scienze, 521, 1/2012;

  • A.R. Sorkin, Il crollo. Too Big to Fail, De Agostini, 2010;

  • L. Boroditsky, Linguaggio e pensiero, 63-65 in Le Scienze, 512, 4/2011;

  • J.D.Berkenstein, L’informazione in un universo olografico, in Le Scienze, 421, 9/2003;

  • A. Arendt, Che cos’è la politica, Ed. Comunità, 2003;

  • N. Macchivelli, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, Ed. Comunità, 2001;

  • A. Meccariello, Pratiche etico-politiche. Hannah Arendt, lettrice di Macchiavelli, in Kainos portale.com;

  • M. W. Moffett, Le formiche e l’arte della guerra, 42-47, in Le Scienze, 522, 2/2011;

  • J. Knobe, Esperimenti sul pensiero, 48-51, in Le Scienze, 522, 2/2012;

  • F. De Waal, Primati e filosofi, Garzanti, 2008;

  • R. Gilmone, Lie Groups, Phisics and Geometry, Cambridge University Press, 2008;

  • T. Berners – Lee, Lunga vita al web, 36 – 41, in Le Scienze, 510, 2/2011.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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