La criminalità finanziaria nella dottrina giuridica francofona

Scarica PDF Stampa

Profili criminologici generali.

 

Nella Criminologia francofona, CARTIER-BRESSON (1997) ha introdotto la triplice distinzione tra mercati << illegali >> e mercati << paralleli >> detti anche << mercati informali >>. All’interno dei mercati << illegali >> sono commerciati beni illeciti la cui produzione ed il cui consumo sono vietati. Ciononostante, << nei mercati illeciti tutte le regole sociali vengono deliberatamente trasgredite dagli operatori, che vogliono ottenere un profitto massimo a prescindere dai mezzi impiegati pur di guadagnare >> (CARTIER-BRESSON, ibidem). Invece, nei << mercati paralleli >>, le transazioni afferiscono a beni leciti (p.e. alcool o sigarette) ma scambiati con tecniche illegali, al fine di affrancarsi dai normali oneri fiscali, o micro- / macro-economici oppure politici, come avviene nel caso emblematico e frequente della vendita di armi da fuoco ad uno Stato sottoposto ad un embargo internazionale. CESONI (1995) sottolinea che il mercato parallelo della contraffazione è quello preferito dalla Camorra italiana. FABRE (2000) specifica, a livello meta-geografico, che nei mercati illegali ed in quelli informali << la produzione dei beni dà luogo a tutta una serie di ulteriori delitti, come l’impiego di lavoratori clandestini ed il mancato rispetto delle varie legislazioni fiscali >>.

FIORENTINI & PELTZMAN (1995) asseriscono che qualsivoglia contesto finanziario non lecito reca il logico timore di incorrere in almeno << tre fattori destabilizzanti >>. In primo luogo, i patti criminali tra le varie organizzazioni hanno una durata scarsa, perché essi sono frutto di continui scambi reciproci di violenze tra gruppi, cosche e famiglie e non esiste mai la certezza di un possesso stabile dei ruoli di comando. In secondo luogo, i beni o le utilità non legali patiscono un perenne pericolo di sequestri e confische, come nel caso delle droghe, della merce contraffatta, delle unità patrimoniali riciclate o contrabbandate. Interessante è pure la fattispecie, del tutto particolare, della prostituzione. In terzo ed ultimo luogo, i gregari delle associazioni per delinquere sono o dovrebbero essere consapevoli della costante possibilità di essere arrestati, condannati ed incarcerati, con il conseguente scioglimento della cellula malavitosa che gestiva mercati illegali paralleli.

Per un delinquente finanziario non è facile garantire stabilità al proprio ruolo e più l’organizzazione criminale è vasta, più occorreranno strategie aggressive o financo violente. Tale auto-protezione richiede molta liquidità pecuniaria, nonché robusti appoggi nella Politica e nella Pubblica Amministrazione deviata. La mafia dei << colletti bianchi >> presenta un’elevata organizzazione pressoché imprenditoriale, nella quale nulla è lasciato al caso. E’indispensabile coinvolgere personaggi politici corrotti che proteggono da eventuali indagini della P.G. e dell’A.G.. Molto pertinentemente, CARTIER-BRESSON (1997) ha affermato che << bisogna influenzare o paralizzare l’orientamento e le dimensioni delle politiche pubbliche di sanzionamento. Lo sviluppo di relazioni clientelari con la popolazione del territorio rappresenta un investimento nella “ Comunità “ che consente di procurarsi una certa legittimazione e che offre una protezione. Il rapporto clientelare intrattenuto dalle organizzazioni mafiose è una costante della loro strategia di generosità interessata. Questa strategia razionale della protezione ha una funzione di normalizzazione delle relazioni sociali, di mediazione e una funzione redistributiva >>. Questo non significa, tuttavia, che sia scomparsa la minaccia e la violenza fisica o materiale verso le cosche rivali e verso tutti coloro, pubblici o privati, che oppongono resistenza alle mafie. La criminalità organizzata, pur se ben occultata dallo << white collar crime >>, nega il legittimo uso della forza giuridicamente ed istituzionalmente accentrato nelle mani dell’Autorità Pubblica costituita nell’Ordinamento e con l’Ordinamento stesso.

 

Le strategie pratiche della criminalità organizzata unita a quella finanziaria

 

Il Monopolio assoluto costituisce il principale strumento di sopravvivenza delle mafie e dei colletti bianchi. Chiunque tenti di ripristinare un regime di concorrenza perfetta viene << eliminato >> dal sistema criminale, anche, se necessario, con l’ausilio della violenza su cose e persone. Tuttavia, nel lungo periodo, i Monopoli illeciti o, comunque, di origine illecita, tendono ad implodere, in tanto in quanto un qualunque mercato si nutre spontaneamente di libere sfide concorrenziali nelle quali CT, CMa e RMa si intersecano e si modificano spesso e senza forzature illegali ed economicamente inquinanti. In secondo luogo, i mercati illeciti e quelli paralleli non tollerano la presenza di strumenti mass-mediatici in grado di cancellare le asimmetrie informative. Il consumatore, in buona sostanza, non dev’essere libero di scegliere prodotti che siano alternativi rispetto a quelli offerti dal Monopolio delle mafie, il che è ben dimostrato dalla chiusura ermetica delle piazze commerciali esistente nell’ex Blocco Sovietico sino al 1989. CATANZARO (1991) concorda parzialmente con la summenzionata analisi, nel senso che il comportamento degli attori presenti sui mercati illegali è molto ordinato, poiché ogni settore è interamente controllato da un’organizzazione che esclude tutte le altre [ … ma ] l’uso sistematico della violenza e della corruzione non garantisce affatto ad un’organizzazione criminale di conservare durevolmente la propria posizione di monopolio su un mercato, perché essa può benissimo essere superata da una o più organizzazioni concorrenti più potenti e/o più aggressive >>. Nel corso dei decenni, gli equilibri cambiano, le strategie di accaparramento dei mercati si modificano e la concorrenza è inevitabile, soprattutto quando, dopo molto tempo, i consumatori abbattono essi stessi le asimmetrie informative e dirigono le loro preferenze verso situazioni o luoghi con maggiore assortimento dei beni e con minori costi di acquisto. In effetti, è tipico delle dittature finanziarie monopolizzanti (Cina, Corea del Nord, Cuba) l’ostacolare la rete Web ed i conseguenti acquisti on-line. Nella Criminologia francofona, la Micro- e la Macro-economia è concepita come una serie groziana di <<contratti non formali >> perennemente mutevoli a seconda delle informazioni economiche mano a mano recepite dalla popolazione degli acquirenti. Pertanto, la violenza e la corruzione sono in grado di adulterare un Sistema IS / LM per un periodo non infinito. La libertà delle transazioni economiche costituisce una Norma ontologica ed insopprimibile. L’estorcere, il corrompere e l’obbligare si rivelano tutti alla stregua di metodiche infruttuose nel corso degli anni, come accaduto nella Germania dell’Est, in Albania, in Romania ed in tutti gli Ordinamenti ex-socialisti delle zone slavo-balcaniche.

La prima funzione di un’associazione per delinquere consiste nel creare legami corruttivi e tassativamente occulti tra il gruppo mafioso e soggetti insospettabili appartenenti ad Autorità governative, parlamentari, militari, giudiziarie e fiscali. Il delinquente finanziario, infatti, tende a sottomettere la collettività creando obblighi apparentemente democratici e giuridicamente impeccabili. In secondo luogo, la criminalità organizzata impiega la violenza materiale e la minaccia soltanto laddove la corruzione non può arrivare per massimizzare il profitto. Le grandi mafie internazionali cercano, per quanto possibile, di nascondere il loro autentico volto, fatto di illegalità, riduzione in schiavitù, omicidi volontari, lesioni personali, incendi dolosi e altre simili gravi intimidazioni. WILLIAMS (1998) sottolinea che le mafie italiane e cinesi << hanno un’esigenza permanente di centralizzazione [ … ] per asservire il potere centrale. Quindi, la violenza è l’altro elemento indispensabile [ … ] i mafiosi devono far sì che la violenza sia sempre presente sul territorio >>. Similmente, nel caso paradigmatico della Calabria e della Sicilia, << la violenza non è né una forma di sopravvivenza né un fattore irrazionale. Fare violenza significa conquistare dei ruoli sui mercati illegali e legali, per aumentare la propria potenza ed influenza >> (PAOLI 1997). Oppure ancora, è egualmente vero che << la presenza endemica della violenza è la condizione per la riproduzione del potere e per la centralizzazione dei redditi >> (PAOLI 2000).

 

Profili criminologici e modalità operative del crimine organizzato.

 

L’Europol è stata istituita in data 26/06/1995 ed è divenuta operativa lo 01/06/1999. Nei propri Rapporti formali all’UE del 2000 e del 2001, l’Europol ha indicato, in qualità di ambito prediletto dalle mafie, quello dei delitti contro l’integrità della persona umana: omicidi volontari, lesioni personali gravi e gravissime, sfruttamento dell’immigrazione clandestina, tratta di prostitute, commercio di organi per trapianti e sequestri di persona a scopo di estorsione. Come intuibile, non manca il traffico miliardario di droghe, ma anche di materiali radioattivi, armi da fuoco, veicoli rubati ed opere d’arte. In terzo luogo, sono stati registrati crimini altrettanto destabilizzanti nonché frequenti e tipici della / nella criminalità organizzata, ovvero rapine, truffe, estorsioni, contraffazione, fabbricazione di banconote false, cybercrime, riciclaggio di denaro e corruzione di Pubblici Ufficiali. Tuttavia, l’aspetto più preoccupante è che, come sottolinea RIVELOIS (1999), << una volta dissimulata l’origine dei capitali frutto delle attività criminose, è possibile notare il loro reinvestimento nell’economia legale. Si tratta, in buona sostanza, dell’ultimo stadio del ciclo del riciclaggio. Tutti i settori economici sono coinvolti: l’agricoltura, l’industria ed i servizi >>. Le mafie, unitamente allo white collar crime, hanno ormai esteso il loro potere in tutti i settori più insospettabili, come il turismo, la gestione di alberghi, i lavori pubblici, l’edilizia, il commercio di automobili, barche, gioielli ed oggetti preziosi da antiquariato. Il crimine finanziario ama investire e riciclare pure nello smaltimento dei rifiuti, degli scarti tossici e dei residui industriali. Molto attrattiva è pure la compravendita di materiali energetici, quali il carbone, i combustibili ed il petrolio. Anzi, LABROUSSE (2001) evidenzia che << le organizzazioni criminali più potenti sono in grado di controllare, più o meno direttamente, settori interi dell’economia nei loro paesi d’origine o negli Stati ove esse scelgono di radicarsi in modo duraturo >>. Questi interessi economici sono costantemente alimentati dalla corruzione attiva nei confronti di politici ed imprenditori locali, che proteggono le mafie da eventuali controlli e sanzioni da parte della Pubblica Amministrazione non deviata. La criminalità internazionale non ha confini e si adatta bene in qualsivoglia contesto, dall’Italia al Giappone, dall’unione Sovietica prima del 1991 agli attuali Ordinamenti post-comunisti, dall’America Latina dei narcotrafficanti all’Asia orientale dell’oppio. Le consorterie criminali si nascondono, si modificano e convivono con ogni tipo di regime politico, dalle Democrazie europee alle dittature dell’Africa Centrale.

A partire dagli Anni Novanta del Novecento, le mafie italiane si sono infiltrate nel settore agro-alimentare grazie alla progressiva liberalizzazione delle frontiere nell’Unione Europea. Anche nell’agricoltura, la corruzione dei colletti bianchi ha avuto e ha un ruolo prioritario, in tanto in quanto << spesso sono gli intermediari stessi, i professionisti dell’import / export, i trasportatori ed i gruppi finanziari ad esporsi personalmente in prima linea perché all’interno della criminalità organizzata si trovano sempre meno specializzazioni, ma sempre più polivalenza. Ovvero [ nelle mafie ] è offerta un’elevata logistica amministrativa, commerciale e finanziaria, che è operativa qualunque sia il tipo di traffico >> (AUBERT 1994). Dunque, non conta tanto l’oggetto merceologico da vendere, bensì le sempre più maggiori prospettive di vendita o di acquisto ed è questa abilità gestionale che costituisce la vera forza dei gruppi criminali organizzati. Un ulteriore aspetto da non sottovalutare consiste nel fatto che, in Sicilia, in Campania, in Calabria ed in Puglia, è sistematica, dopo il Trattato di Maastricht del 1992, la malversazione di fondi comunitari destinati alle politiche agricole delle Regioni più povere. Questo accade a causa di organizzazioni ben note, come Cosa Nostra, la Camorra, la ‘Ndrangheta e la Sacra Corona Unita (AUBERT, ibidem). In particolar modo, le sovvenzioni maggiormente strumentalizzate provengono dal Fondo Europeo per l’orientamento e la garanzia dell’Agricoltura, il quale, in linea teorica, dovrebbe tutelare l’olio di oliva, il vino, il frumento, la frutta, i legumi, il tabacco, la carne bovina, la pesca, gli allevamenti del Mezzogiorno d’Italia e prodotti D.o.p. come le arance siciliane ed i pomodori campani. E’innegabile che le mafie italiane stanno deviando illegalmente Miliardi di Euro concessi dall’UE. Già nell’ormai lontano 1996, la Commissione Europea per la lotta contro le frodi riconosceva che, in tema di sussidi all’agricoltura italiana, la criminalità finanziaria sa mimetizzarsi bene all’interno dei circuiti economici abituali, in maniera da poter agganciare settori redditizi e poco controllabili, come nel caso degli uliveti della Calabria, della Puglia e della Sicilia.

Il Meridione italiano non è l’unica zona nella quale si viola la Normativa UE sui finanziamenti comunitari e sugli oneri doganali. MISSIR DI LUSIGNANO (1996) afferma che la malversazione dei Fondi comunitari ed il contrabbando << sono delle forme di criminalità nascoste dietro attività apparentemente irreprensibili, legate al commercio di mercanzie “ sensibili “ come lo zucchero e le sigarette. Queste attività consentono di incamerare formidabili profitti finanziari, il tutto a beneficio di una delinquenza sempre più specializzata >>. Anche NELKEN (1993) parla di << una situazione sempre più preoccupante anno dopo anno. Si tratta di casi spesso transnazionali, con cifre importanti e metodi sofisticati. La gestione di questi flussi è fatta di false fatturazioni, trasferimento di capitali verso società-cartiere, utilizzo di documenti amministrativi falsi >>. Addirittura, LACOSTE (1998) utilizza l’espressione molto forte: << è una vera e propria ingegneria finanziaria criminale a scapito delle finanze comunitarie >>. Come prevedibile, ogni operazione fraudolenta in danno all’UE è effettuata con la massima discrezione, per impedire l’identificazione dei responsabili. L’Ufficio per la lotta anti-frode dell’UE, nel 1999, aveva censito almeno una cinquantina di organizzazioni criminali dedite alla malversazione dei finanziamenti comunitari europei. Le cosche agiscono il riciclaggio con tecniche molto sofisticate, definibili come << industriali >>. Le persone fisiche e quelle giuridiche che fanno da prestanome sono incardinate in paradisi fiscali e bancari, come la Svizzera, il Liechtenstein, Cipro, i Caraibi, San Marino o altri Ordinamenti non convenzionali. Le frodi agricole occupano un posto di rilievo (si pensi ai vigneti, agli uliveti, ai latticini, agli allevamenti di bovini ed ai vari macelli locali).

 

Il riciclaggio nel contesto della criminalità economica e delle mafie internazionali.

 

Il riciclaggio di denaro è una condotta tassativamente indispensabile tanto nel contesto della criminalità organizzata quanto nell’ambito dello white collar crime. I riciclatori utilizzano fatturazioni irregolari, soprattutto nel settore delle compravendite di immobili, ma, nella realtà fattuale, si tratta di una serie di <<scatole cinesi >>, composte da operazioni di compensazione incrociate, grazie alle quali il denaro, in definitiva, ritorna sempre nella disponibilità del soggetto che ha dato avvio al riciclaggio. Anzi, il crimine dei colletti bianchi utilizza metodiche sottili, discrete e sistematiche. Ad esempio:

  1. l’ambito finanziario scelto per riciclare è sempre apparentemente legale
  2. il riciclaggio coniuga comunque ed ovunque giuridicità ed anti-giuridicità
  3. la Norma è la mescolanza incessante tra denaro di provenienza illecita ed utilità patrimoniali lecite
  4. l’ultimo anello della catena riciclatoria dev’essere insospettabile e perfettamente conforme alle ordinarie regole del Diritto Tributario.
  5. l’AG e la PG non devono sospettare che dietro un’attività commerciale legale si nasconde un traffico illegale (stupefacenti, armi da fuoco, riduzione in schiavitù per fini prostitutivi, concussioni, corruzione, peculati, truffe ed estorsioni unite ad omicidi volontari)
  6. attualmente, il riciclaggio è reso maggiormente facile grazie alle carte di credito ed ai sistemi internazionali di pagamento elettronico.
  7. la transnazionalità delle somme riciclate aiuta a rendere più credibili le varie simulazioni finanziarie
  8. i flussi di denaro riciclato appaiono come regolari in un normale Sistema IS / LM ove s’incontrano e s’intersecano CT, CMa e RMa.

La complessità tecnica costituisce l’autentica forza del riciclaggio di denaro, poiché PLOIX (1996) sottolineava, ancor prima dell’espansione capillare della rete Web, che << le nuove tecnologie consentono lo sviluppo di tecniche finanziarie tali per cui i prodotti derivati hanno radicalmente trasformato la sfera finanziaria, almeno sotto tre aspetti: tali tecniche hanno superato i consueti limiti spazio-temporali. Esse permettono prelievi o accrediti di moneta senza rapporto con la realtà degli scambi. Esse danno a delle macchine il potere di agire e di controllare le azioni umane. Tutti questi elementi concorrono a creare una discrasia tra la realtà, il concreto e l’uomo della finanza [ … ] la crescita esponenziale dei mercati finanziari internazionali, nell’ultima ventina d’anni, ha provocato profonde rotture >>. Autorità esperte e preparate, come nel caso della Guardia di Finanza italiana, faticano non poco nel seguire l’elevato livello professionale raggiunto dai riciclatori, che sfruttano abilmente i Trust della Common Law anglo-americana, le società intestate a prestanome irreperibili e l’infinito universo commerciale delle Fiduciarie off-shore, collocate in veri e propri paradisi bancari e fiscali ermeticamente chiusi. La globalizzazione non ha recato a risultati positivi in tema di crimini economici. MAILLARD (2001) non nasconde, amaramente, che le Magistrature dei vari Paesi sono ormai spiazzate, giacché << il successo delle grandi operazioni di riciclaggio presuppone una perfetta padronanza del procedimento messo in atto, una liquidabilità permanente e discreta di capitali notevoli per disporre di rendite regolari ed una sicurezza costante per le persone fisiche e giuridiche coinvolte. La realizzazione di tutte queste condizioni necessita del ricorso a meccanismi sofisticati, che costituiscono una vera e propria ingegneria giuridica e finanziaria del riciclaggio [ … ] non si tratta di agire nell’illegalità, ma, piuttosto, di rimanere in una legalità apparente >>. I guadagni illeciti vengono riciclati da società cc.dd. “ fantasma “ che tutelano l’anonimato di coloro che, a monte, gestiscono mercati illeciti e corrompono Pubblici Ufficiali. L’essenziale, per le mafie, è bloccare ogni iniziativa repressoria dei Magistrati. Basti pensare al leading case Piazza Connection quando migliaia di pizzerie, negli USA e in Canada, furono utilizzate, sino alla metà degli Anni Ottanta del Novecento, per riciclare i Fondi Neri provenienti dalla vendita di eroina nel Nord-America.

 

B   I   B   L   I   O   G   R   A   F   I   A

 

AUBERT, Main basse sur l’ Europe,  Plon, Paris,  1994

CARTIER-BRESSON, Etat, marchés, réseaux et organisations criminelles entrepreneuriales, in Criminalité organisée et ordre dans la societé, Presses Universitaires d’ Aix-Marseille, 1997

CATANZARO, Cosche , Cosa Nostra: les structures organisationnelles de la mafia en Sicile, Cultures & Conflits, L’ Harmattan, Paris,  n° 3, 1991

CESONI, L’ économie mafieuse en Italie: à la recherche d’ un paradigme, in Déviance et Societé, Vol. 19, n° 1, 1995

FABRE, Mondes en développement, Tome 28, 2000

FIORENTINI  &  PELTZMAN, The economics of organized crime, Cambridge University Press, 1995

LABROUSSE, L’ essor des narco-nuisances, Politique Internationale, n° 91, 2001

LACOSTE, Le renseignement à la francaise, Economica éditions, Paris, 1998

MAILLARD, Le marché fait sa loi, Mille et Une Nuits éditions, Paris, 2001

MISSIR  DI  LUSIGNANO, La protection des interest financiers de la Communauté européenne et la lutte contre la criminalità financière, Rapport moral sur l’ argent dans le monde, Montchrestien éditions, Paris, 1996

NELKEN, The thin line between legitimate and criminal enterprises: subsidy frauds in the European Community, in Crime, Law and Social Change, Vol. 19 n° 3, Springer International Publishing, 1993

PAOLI, The pledge to secrecy: culture, structure and action of mafia associations, Istituto Universitario Europeo, Firenze, 1997

eadem, Fratelli di mafia. Cosa Nostra e ‘Ndrangheta, Il Mulino, Bologna, 2000

PLOIX, Ethique et marchés financiers, Rapport moral sur l’ argent dans le monde, Montchrestien editions, Paris, 1996

RIVELOIS, Drogue et pouvoirs: du Mexique aux paradis, L’ Harmattan, Paris, 1999

WILLIAMS, Organizing transnational crime: networks, markets and hierarchies, Transnational Organized crime, Vol. 4 n° 3, 1999

Dott. Andrea Baiguera Altieri

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento