L’uso della forza nelle relazioni internazionali

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Autore: Laura Azzoni, Renato Caputo e Isidoro Palumbo
Editrice: CABLIT Edizioni – Roma
Anno edizione:2005
ISBN: 88-901702-2-0
Prezzo: 20,00 € 
Pagg: 128

PREFAZIONE
di Alfredo Siniscalchi*
All’indomani della Seconda Guerra Mondiale gli Stati fondatori delle Nazioni Unite assunsero la decisione di “…salvare le future generazioni dal flagello della guerra che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità …”.
Lo scopo principale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, così come dichiarato della Carta, è di mantenere la Pace e la sicurezza internazionale, ed a questo fine: “…prendere efficaci misure collettive per prevenire e rimuovere le minacce alla pace e per reprimere gli
atti di aggressione o le altre violazioni della pace…
In altri termini il tentativo principale è quello di istituire un regime di mantenimento collettivo della Pace.
A tal fine la Carta, entrata in vigore il 25 ottobre 1945, ha sancito il divieto definitivo di muover guerra abolendone la libertà, che così ampi spazi aveva conosciuto tra la fine del XIX° secolo e gli inizi del XX°, con una novità di notevole significato. La fine della guerra fredda e la disgregazione dell’URSS hanno fatto esplodere tensioni etniche, nazionaliste, religiose, economiche, lungo la vasta area del pianeta che parte, a Ovest, dal Nordafrica, attraverso il Medioriente e il Caucaso, si estende verso Est al Golfo, all’Asia centrale, al Kashmir fino a toccare il Sud-Est asiatico ove si manifestano conflitti di natura etnico-religiosa (basti pensare al caso di Timor Est), che gli esperti di strategia chiamano l’arco delle crisi".  A Nord, questa area ha l’appendice balcanica, contigua ai confini terrestri e marittimi dell’Italia, attraverso la quale una complessa conflittualità, dalle antiche radici storiche, si è incuneata nel cuore stesso dell’Europa.
Anche il compianto Pontefice Giovanni Paolo II, il 1° gennaio 2000, in occasione della Celebrazione della Giornata Mondiale della Pace, ebbe a dire: “Evidentemente, quando le popolazioni civili rischiano di soccombere sotto i colpi di un ingiusto aggressore e a nulla
sono valsi gli sforzi della politica e gli strumenti di difesa non violenta, è legittimo e persino doveroso impegnarsi con iniziative concrete per disarmare l’aggressore. Queste tuttavia devono essere circoscritte nel tempo e precise nei loro obiettivi, condotte nel pieno rispetto
del diritto internazionale, garantite da un’autorità riconosciuta a livello soprannazionale e, comunque, mai lasciate alla mera logica delle armi”.
Gli attentati dell’11 Settembre hanno, in modo definitivo, segnato la recente realtà della sicurezza planetaria ed hanno accresciuto il convincimento che le minacce da affrontare nel futuro hanno una natura ben diversa da quelle che sono state combattute e sconfitte nel
passato, grazie alla Alleanza Atlantica che ha unito i Paesi membri nel comune sforzo a difesa della libertà e delle democrazie europee e nordamericane.
Oggi, un’identica coesione – possibilmente con una più ampia partecipazione di Stati – deve contrastare la minaccia oscura di un terrorismo, che dimostra capacità di organizzazione globale, di penetrazione e proselitismo non solo nelle aree interessate da crisi ma addirittura nelle società occidentali.  Le tematiche della sicurezza militare, della geopolitica sono divenute, anche in  Italia, argomenti di interesse collettivo assumendo, sui media, una rilevanza non immaginabile fino ad un passato recente.
Questo libro, egregiamente curato dagli autori per conto dell’Associazione CABLIT, che mi onoro di presiedere, intende dare risposta anche a questa nuova coscienza dei problemi.
Gli Italiani hanno seguito da vicino i nostri militari nelle tante operazioni fuori dei confini nazionali, realizzate con grande professionalità in Paesi spesso lontani, apprezzandone l’operato, la dedizione al dovere, la professionalità. L’Alleanza Atlantica, dopo aver confermato il suo ruolo nella gestione delle crisi nei Balcani, è divenuta un meccanismo caratterizzato anche da logiche "inclusive", non più solo di opposizione alla minaccia.
Le aperture alla Federazione russa, seguenti alle decise prese di posizione di Mosca contro il terrorismo internazionale, segnano sicuramente la fine di un’epoca e conferiscono all’Alleanza una maggiore flessibilità, al servizio sia del ruolo politico sia della funzione militare, nella cornice di valori comuni che uniscono i Paesi di più recente democrazia a quelli che l’hanno già consolidata.
(*) Presidente dell’Associazione Italiana degli Operatori di Pace Nazioni Unite e Capo Dipartimento Rapporti con il Parlamento della residenza del Consiglio dei Ministri.

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