L’ efficienza economica quale legittimazione normativa

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L’economia di mercato e l’ordine democratico hanno tratti in comune. Sono entrambi ( per usare ancora una volta il linguaggio di Popper) progetti per l’incerto, che si affidano al tentativo e all’errore più che alla programmazione e a dittature “benevoli”. Quindi prosperano entrambi sullo stesso terreno. Eppure sono due cose distinte. ……Per l’uno e per l’altro servono sforzi particolari. Chi nelle sue attese li confonde, facilmente li può perdere entrambi dato che l’economia non fiorisce, si abbandona anche la democrazia.” ( R. Dahrendorf, Libertà attiva. Sei lezioni su un mondo possibile, Laterza 2003).

L’efficienza economica è il principale dei paradigmi moderni a cui si contrappone ed integra il principio di giustizia sociale, i due termini del pensiero tra individualismo e collegialità vengono a permeare i sistemi sociali attuali a cui il sistema normativo dovrebbe fornire la struttura portante.

L’efficienza economica nel permeare di sé la “cultura organizzativa” del sistema sociale si configura a sua volta come sistema di significati, credenze e valori condivisi, in altre parole in un linguaggio dalla forte valenza simbolica ( Feldmann e March), tale dinamica si sviluppa autonomamente in una ritualità fino a dare un senso autonomo e “fittizio” della realtà con un rapporto strategico tra informazione simbolica e ideologia sistemica.

L’individualismo conduce ad un doppio codice sull’efficienza, uno cooperativo pubblico l’altro centrato sull’ego privato, con la conseguente necessità di mantenere un concetto di giustizia sociale quale collante della cooperazione al fine della sostenibilità della struttura sociale nel tempo.

Lo sviluppo delle moderne società organizzazionali porta alla disintegrazione dell’ordine sociale nelle società tradizionali, con una notevole frammentazione ( Durkheim), nasce la necessità di una ricomposizione della unità sociale mediante l’uso di mezzi istituzionalizzati, sì da creare una comune base culturale di simboli, ideologie, linguaggi e miti atta a integrare e controllare.

La società, come una qualsiasi organizzazione, è quello che appare culturalmente (Smircich), è la sua forma espressiva, quello che Schein definisce come la trasmissione culturale del modo migliore di percepire, pensare e sentire in relazione ai problemi di adattamento esterno e di integrazione interna.

In questa condivisione di valori il fondamento comune è costituito dal sistema di norme, sì che i fattori che si trovano alla base della formazione normativa è uno tra i più importanti processi elementari costituenti l’universalità della governance del sistema.

E’ stato già osservato che la normativa non è che una esternalità della scala di valori su cui poggia il sistema organizzativo, dal quale ne conseguono le aspettative reciproche, ne derivano ordine e prevedibilità nel sistema secondo le logiche che lo costituiscono, la cui accettazione è anche una accettazione di valori, riferimenti essenziali per l’interpretazione del contesto con una riduzione dell’ansia derivante dall’ insicurezza comportamentale.

La normativa d’altronde dovrebbe definire gli scopi del gruppo quale sottosistema all’interno di un sistema di livello superiore, tutto questo comporta un possibile cortocircuito nell’ipotesi in cui la normativa non combacia con i principi di efficienza economica portanti dell’attuale sistema sociale.

Il contrasto tra normativa ed efficienza economica delegittima di fatto la normativa che resta un disvalore formale, in un evidente conflitto culturale. La necessità di un continuo adeguarsi della normativa all’efficienza economica, può tuttavia condurre ad una tensione con l’altro paradigma moderno integrativo della giustizia sociale.

Si deve considerare che l’inefficienza normativa in termini di efficienza economica si risolve nell’accettazione di un maggiore rischio sulla violazione normativa da parte del singolo operatore, in un rapporto tra eventuale sanzione e utile derivante dalla violazione, tenuto conto della percezione collettiva sull’efficienza dell’apparato sanzionatorio.

La norma ne perde in autorevolezza, resta l’autorità derivante dalla possibile sanzione più che dalla fonte, ma la scissione avvenuta tra l’autorevolezza derivante dalla legittimazione socio/economica e l’autorità verrà progressivamente a risalire culturalmente l’organizzazione attraverso i livelli gerarchici, considerando che la stessa non è mai impermeabile alle sollecitazioni del contesto in cui agisce.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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