L’angoscia nell’evoluzione dell’uomo

Scarica PDF Stampa

         L’angoscia quale rivelazione emotiva della situazione umana nel mondo, sembra essere un ingrediente costante dell’uomo con il progredire dell’età e il senso di impotenza che l’accompagna. Una sensazione esistenziale più o meno mascherata dall’iperattivismo e contrastata dalla necessità di una possibilità ultima della realtà umana quale progetto fondamentale, contenitore di tutti gli atti e le volizioni particolari di un essere umano (Sartre).

         Il sentimento di angoscia, questa impossibilità di mettersi in rapporto con il mondo (Goldstein), impotenza ad opporsi al pericolo dell’Io, sensazione corporea primordiale dell’atto della nascita (Freud), costituisce una delle molle della natura all’azione, all’esplorazione delle possibilità senza che tuttavia vi sia alcuna garanzia di realizzazione (Kierkegaard).

         E’ una sfida dell’uomo a se stesso al concetto di impossibilità, al destino segnato per essere stato gettato nel mondo e con ciò abbandonato (Heidegger).

         Afferma Jaspers che Io non posso essere se non ciò che sono, non posso divenire se non ciò che sono, non posso volere se non ciò che sono, in realtà Io non scelgo ma Io devo, uno scacco dell’essere che permette alla natura di spingere in senso negativo l’uomo verso le potenzialità aristoteliche del termine.

         Si tratta di una esplorazione delle possibilità senza infallibilità né impossibilità radicali, una ricerca diretta a determinare i limiti e le condizioni della possibilità stessa.

         Questa minusvalenza dell’essere spinge a ricercare conforto e sicurezza nella codificazione dei rapporti e nell’eros, un ulteriore occasione offerta dalla natura alla complessità sociale, alla crescita biologica e psichica dell’uomo, come nella plusvalenza dell’esplodere delle energie giovanili in un continuo rapporto conflittuale tra vecchio e nuovo.

         Il crescere delle combinazioni che tali sentimenti portano aumentano le probabilità di adattamento e moltiplicano le possibilità di riuscita alla trasmissione dei geni biologici e culturali, si tratta dell’imprevedibilità quale elemento di successo nell’evoluzione.

         L’angoscia quale spinta negativa alla crescita crea la catena umana ed entra in feedbeack negativo con l’entusiasmo, stabilizzando il sistema, infatti l’angoscia all’estremo è autodistruttiva (suicidio) come l’entusiasmo che sfociando nel fanatismo viene a negare la confrontabilità, il sistema entra in feedbeack positivo fino alla morte o all’esplosione.

         L’angoscia se controllata è spinta alla ricerca, al lavoro quale catarsi dell’essere, sua sublimazione dall’angoscia in un atto creativo, rasserenamento all’atto distruttivo del gettare l’angoscia sugli altri.

         La stessa nascita del diritto può leggersi come codificazione dei rapporti sociali ai fini produttivi, ma anche come risposta all’angoscia attraverso una rete di certezze, si tratta sempre di aspetti della sopravvivenza e della selezione dell’uomo.

         Questa selezione dell’essere avverrà sia in termini biologici, come crescita della materia su cui lavoro, che in termini culturali, quali disseminazione di idee o memi “unità di replicazione culturale” (Dawkins).

  BIBLIOGRAFIA

  •  N. Abbagnano, Storia della filosofia, Utet, 1974;
  • N. Antonucci, Complexlife : uomo, donna o … essere androgino?, complexlab.com;
  • P. Senge, La quinta disciplina, Sperling & Kupfer, 1990.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento