Imu, parte il confronto e si accelera sulla riforma del catasto

Redazione 22/07/13
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Ma Confedilizia resta scettica: “La valutazione sia indipendente”. Il presidente Sforza Fogliani: “Passi avanti ma non basta”

 

tratto da www.lagazzettadeglientilocali.it

 

Entra nel vivo il confronto sull’Imu. Dopo la cabina di regia politica che giovedì scorso ha rasserenato gli animi nella maggioranza, la palla torna oggi al Tesoro dove si riunisce il tavolo tra i tecnici del Ministero e i rappresentanti dei partiti che sostengono il Governo. L’incontro è l’occasione per entrare nel merito delle ipotesi formulate dal Ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni, per superare la tassa, con le relative proposte di copertura. Evitare per tutto l’anno il pagamento della tassa sulla prima casa costa infatti circa 4 miliardi, a cui vanno però aggiunte le risorse necessarie per far fronte al mancato aumento dell’Iva. Per la precisione 2 miliardi: 1 miliardo per il primo rinvio di tre mesi deciso a giugno (e coperto con l’aumento degli acconti fiscali) e un secondo miliardo di euro per un ulteriore slittamento fino al 31 dicembre.
Mentre il Pdl continua a chiedere la piena abolizione dell’Imu, fra le proposte sul tavolo rimane il mega-sconto proposto dal Pd con l’aumento delle detrazioni (da 200 fino a 600 euro) come pure l’ipotesi dei tagli di spesa sollecitati dal Pdl. Ma sempre più prende quota la council tax, ovvero la tassa municipale unica modello inglese che includerebbe Imu, addizionale Irpef e Tares e sarebbe pagata anche dagli affittuari, con alcune clausole di garanzia.
Una riforma che si inserisce nel contesto più ampio della revisione del catasto. Il comitato ristretto, in Parlamento, ha terminato i suoi lavori e ha riportato in vita il federalismo catastale abbandonato tre anni fa. I valori terranno conto di due parametri: patrimonio e rendita catastale, parametrata ai metri quadri (e non più ai vani) ancorati al mercato, con le medie dell’ultimo triennio.

La riforma del catasto
L’intenzione del Governo è di far procedere di pari passo la questione Imu e la riforma del catasto, su cui i tempi sembrano essere spediti.
Il comitato ristretto della Commissione Finanze della Camera ha completato l’esame della parte della delega fiscale che riguarda il catasto. Le norme affidano ai comuni il compito di raccogliere i dati sui quali dovrà essere definita la nuova rendita catastale e il nuovo valore patrimoniale, i due elementi necessari a misurare il valore dell’immobile. Sono state apportate delle modifiche rispetto al testo della scorsa legislatura che aveva scatenato diverse polemiche. Mentre in quella delega tutto il lavoro di ricognizione dei dati era affidato all’ex agenzia del Territorio, ora questo onere passa ai comuni.
Si tratta infatti di passare al setaccio 60 milioni di unità immobiliari; un lavoro enorme che avrebbe richiesto un impiego ingente di fondi e risorse.
Vediamo in cosa consiste il nuovo catasto e quali sono le conseguenze per il portafoglio del proprietario di un immobile.
Il pilastro della riforma è il passaggio dai vani ai metri quadrati. Due i parametri di riferimento: il valore patrimoniale e la rendita catastale. Questi sono determinabili attraverso un algoritmo basato su funzioni statistiche. Il valore patrimoniale è necessario alla determinazione del valore catastale e sarà legato ai metri quadrati ma per gli immobili di categorie A, B e C, il valore dipenderà anche dal valore di mercato, dalla localizzazione e dalle caratteristiche edilizie. Saranno presi in considerazione alcuni fattori: se ci sono le scale, se è presente o meno l’ascensore, il piano, l’esposizione, l’anno di costruzione, l’affaccio.
Tutti questi elementi andranno a correggere il valore al metro quadrato di partenza. Dalla valutazione di queste caratteristiche moltiplicate per i metri quadrati scaturisce il valore patrimoniale. La rendita catastale sarà calcolata partendo dai valori locativi annui espressi al metro quadrato a cui si applicherà una riduzione derivante dalle spese per manutenzione straordinaria, amministrazione, assicurazioni e così via. Dopo questa sottrazione il nuovo valore sarà moltiplicato per la superficie. Il risultato sarà la rendita catastale.
L’Anci ha ottenuto che venisse affidato ai comuni la funzione catastale. Dovranno essere i comuni a comunicare le caratteristiche del’immobile come appunto l’affaccio, lo stato di manutenzione che in una mappa catastale sono difficilmente presenti.
Con la riforma verrebbe creato un catasto dei valori patrimoniali affiancato a rendite realistiche. Ma dal momento non tutti i dati sono disponibili negli archivi catastali e quindi occorre un lavoro capillare che richiede molto tempo e andrebbe svolto dai comuni. Insomma una sorta di federalismo catastale.

Le perplessità di Confedilizia
Secondo Confedilizia, le anticipazioni sul nuovo catasto vanno nella giusta direzione e sono un passo avanti rispetto al passato. Però non bastano ancora. Corrado Sforza Fogliani, presidente dell’associazione di categoria che rappresenta i proprietari di immobili, spiega: “Il comitato ristretto della Commissione finanze della Camera ha apportato diversi miglioramenti alla delega per il nuovo catasto algoritmico. Il processo sulla base del quale si calcoleranno i valori degli immobili sarà più trasparente e più partecipato. Ma questi passi avanti non sono ancora sufficienti”. In passato, Confedilizia ha sostenuto che alzare gli estimi catastali equivale a istituire una patrimoniale di fatto. Oggi si ferma a obiezioni più tecniche: la prima riguarda il fatto che manca un giudizio terzo, ovvero una figura indipendente, sulle valutazioni: “Se si vuole rimanere in uno Stato di diritto, – spiega – è decisivo che la proprietà edilizia non sia privata di un giudizio terzo di merito, che sia in grado di valutare sulla congruità dei nuovi valori anche per gli immobili delle categorie A, B e C (case, uffici, alloggi collettivi e negozi) che non saranno soggetti a stima diretta”, ma che saranno valutati sulla base di categorie generali.
Non convince Confedilizia neppure il fatto di affidare le funzioni di catasto ai comuni, direttamente interessati alla riscossione dell’Imu e dunque sospetti di una sorta di conflitto di interessi nel momento in cui contribuiscono a stabilire i parametri che la determinano. Secondo Sforza Fogliani si tratta di un argomento “assai delicato. Come per le rendite occorre rispettare gli insegnamenti della decisione della Corte costituzionale, ottenuta dalla Confedilizia, così per i comuni occorre rispettare quelli delle sentenze che la nostra associazione ha ottenuto dal TAR del Lazio e dal Consiglio di Stato. La prescrizione sull’invarianza del gettito contenuta nel testo in discussione – conclude il presidente di Confedilizia – è poi una pura petizione di principio perché non controllabile, e quindi non censurabile, se non stabilita in riferimento ad ogni singolo comune”. 

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