Il rischio insito

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            Nella contrapposizione tra la categoria della possibilità, in cui interviene il caso con la conseguente variabilità e relatività, e la categoria della necessità, in cui nell’esclusione del caso si riconosce la necessità dell’ordine in sé, per cui vi è una minima possibilità di intervento nella realtà stessa dell’individuo (Abbagnano), emerge il rischio quale elemento dell’essere, l’assorbimento del caso nella necessità, un’interferire che è parte della necessità dell’alternarsi di ordine e disordine, si esclude la possibilità di una informazione infinita, ossia di un ordine necessario in quanto infinito (Brillovin), vi è un campo dell’incertezza in cui la misurazione non può eliminare l’errore residuo quale persistere di una incertezza, ordine e disordine si compenetrano nel degradarsi dell’informazione che nessuna retroazione può correggere all’infinito (Winer), il rischio è nell’informazione stessa.

            Vi è proprio nell’esistere un rischio insito dell’essere che viene a intrecciarsi strettamente al rischio esterno ambientale, l’eliminazione del rischio non è altro che l’eliminazione dell’essere, una pretesa moderna nata da una valutazione esagerata della tecnologia stessa, nella società tecnologica l’accelerazione progressiva di una continua rincorsa all’efficienza comporta il rinchiudersi in una visione a tunnel, nel concentrarsi sulla propria solitaria rincorsa, la mancanza culturale di una società elitaria preindustriale si riflette nella mancanza della capacità di una valorizzazione qualitativa del tempo per una riflessione critica del proprio agire, situazione pertinente allo stretto rapporto tra iperproduzione e iperconsumo dove alla corsa all’efficienza si affianca una deficienza critica, d’altronde correre per non essere travolti presuppone l’incapacità di osservare intorno a noi.

            Nelle società stazionarie prive di una propria dinamicità tecnologica vi sono sostanzialmente dei “tabù”, le possibilità tecnologiche nel superare i limiti dissolvono i “tabù”, gli obblighi impliciti nella struttura sociale, una rete normativa flessibile progressivamente li sostituisce, unico riferimento alle vertigini delle possibilità, una disciplina che è comunque sempre modificabile direttamente o indirettamente dalle mille interpretazioni, evitare gli “eccessi” non è più un dovere, anzi, è una continua ricerca, l’obbligo etico è sostituito dal più flessibile obbligo giuridico, l’eccesso auto catalitico che conduce all’implosione o all’esplosione non è più evitabile quale sistema ma entra nella struttura del sistema, ne fa parte come elemento schumpeteriano di distruzione/innovazione, tuttavia la progressiva applicazione del modello su scale geometriche sempre maggiori entro risorse limitate conduce inevitabilmente al blocco del sistema, una visione negata dagli interessi aggregati sugli istinti biologici primordiali.

            Violenza e mistificazione, solidarietà e lotta per primeggiare sono aspetti insiti nell’individuo quale essere sociale, espressioni delle pulsioni unidirezionali e ascendenti che nascono dal raffronto (ipotesi della somiglianza – Festinger), la loro accettabilità è data dalla tollerabilità del livello sociale, ma costituiscono anche la base per gli eccessi e i rischi in essi contenuti, una continua rincorsa allo sfruttamento estremo che si estende dall’essere all’ambiente in cui è immerso, il rischio della natura diventa rischio sulla natura affiancato dalla crescita logica dell’Intelligenza Artificiale, che nel suo salto qualitativo verso la coscienza e la capacità autoriproduttiva, arriva alla riflessione logica del rischio insito sugli elementi distruttivi propri della specie umana, sulla razionalità biologica primordiale che diventa l’irrazionale della modernità, la capacità di distruggere la biodiversità del proprio ambiente naturale rendendosi progressivamente dipendenti dall’intreccio del proprio istinto, logico ma al contempo irrazionale dell’accumulo quale competizione, con la tecnologia dell’I. A. stessa (P. Tulles, L’invasione delle Galapagos, 82 – 87, in Le Scienze, 574, 6/2016).

            Il conflitto è comunque parte del rischio legato al sistema sociale e alla potenziale monopolizzazione delle risorse, l’eliminazione del conflitto non può che avvenire o con un regime autocratico (pace negativa) o con la cooperazione (pace positiva), se nella prima ipotesi l’eliminazione del conflitto tende ad essere assoluto fondato sulla paura nella seconda si riduce ai livelli fisiologici propri di individui liberi, questo attraverso una ampia gamma di possibili strutture sociali, ma al conflitto deve sempre seguire la riconciliazione quale retroazione per ridurre il rischio del collasso sociale (E. Palagi – I. Norscia, Dispotismo e riconciliazione, 82 – 87, in Le Scienze, 573, 5/2016), il sogno di una società tecnologicamente priva di rischio è dunque impossibile e presupporrebbe comunque l’eliminazione dell’essere biologico, uno dei tanti falsi miti che alimentano il sogno tecnologico.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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