Il “grande circuito” Nascita di un sistema economico globale

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Già nel XVI secolo cominciò a crearsi un rapporto di scambio commerciale tra Europa, Africa e America fondato sul trasferimento forzato di masse umane dall’Africa all’America, di prodotti agricoli quali i distillati zuccheri e tabacco, o metalli preziosi dall’America all’Europa, in cambio di manufatti dall’Europa all’Africa e all’America stessa, fu un commercio diseguale che produsse sofferenza e disarticolò intere regioni africane, creando una crescente rapacità nel momento stesso che veniva iniziato l’accumulo, una volta cominciato il commercio difficilmente può essere abolito o ridotto se viene a raggiungere una soglia di accumulo sufficiente a creare e consolidare i rapporti economici e gli interessi sottostanti, quando il sistema commerciale è instaurato, se fondato sulla sopraffazione, viene a rovinare il sistema amministrativo precedente su cui interagisce allargandosi fino a disgregare la cooperazione volontaria nel tessuto sociale, con un progressivo accumulo di ricchezza sui capi delle organizzazioni che esercitano la violenza commerciale il cui successo è auto rafforzativo e motivo di imitazione, si creano nuove strutture gerarchiche.

Il cambiamento di un sistema economico è determinato dagli sviluppi tecnologici su cui opera l’evoluzione del pensiero, ma mobilitare l’opinione pubblica e modificarne il pensiero è qualcosa di faticoso nel dovere creare alleanze e recuperare risorse, l’onda risulta essere lunga, è quindi all’origine del nuovo sistema commerciale, sui suoi segnali che è d’obbligo agire, d’altronde i nuovi rami commerciali non sono che il frutto di nuove esigenze e disponibilità a cui viene data comunque una risposta, è da considerare che l’efficienza di per sé può essere violenza se l’organizzazione che ne è dotata è priva di una etica condivisa, una violenza diretta comunque anche all’interno dell’organizzazione stessa, in cui persone patologiche vengono facilitate nell’assumere ed esercitare un potere che può diventare assoluto in mancanza di contrappesi.

Agire sull’offerta non è sufficiente, d’altronde agire sulla domanda è necessario se si vuole evitare un uso di misure estreme, difficilmente accettabili, con una violenza crescente tale da potere modificare le strutture sociali coinvolte o ad esse collegate direttamente o indirettamente, si forma infatti un sistema culturale non facilmente modificabile, anche in termini economici, come accadde al momento dello smantellamento del sistema che si era installato con il “grande circuito”.

Le politiche economiche degli stati nazionali tra il XVI e il XVIII secolo vennero impostate con una duplice finalità, costruire uno stato forte attraverso la crescita della potenza economica ed avvalersi al contempo della potenza economica per favorire la ricchezza delle nazioni e quindi del sovrano, questo attraverso politiche monopoliste, erano necessari capitali crescenti per creare e mantenere forti contingenti armati permanenti, flotte oceaniche e alimentare una struttura burocratica capillare di controllo e direzione sul territorio, si procedette quindi ad una politica di razionalizzazione ed accentramento, nacquero le monarchie assolute, ma anche si misero le premesse attraverso lotte e rivoluzioni dei sistemi parlamentari moderni, tuttavia al momento del superamento economico del sistema in esame instaurato nel XVI secolo sorsero notevoli resistenze.

La nascita del sistema industriale britannico, con la concentrazione di manodopera nazionale coatta nelle imprese, l’introduzione di sempre crescente tecnologia nei nuovi macchinari con il perfezionamento della metallurgia e la collegata necessità di crescenti materie prime nonché di acquisire sicuri mercati esteri per l’aumentata produzione industriale, spinse a conquistare un vasto sistema coloniale con un controllo diretto dei territori e al contempo a sostituire il precedente sistema ormai superato, a questo si aggiunse una nuova concezione filantropica che nel mobilitare l’opinione pubblica diede le basi ideologiche alla lotta per lo smantellamento del sistema precedente, tuttavia a fronte di una crescente diffusione di un liberalismo umanitario, vi fu una resistenza nelle nazioni industrialmente più arretrate dell’America centrale, meridionale e degli stati del sud negli S.U. dove il commercio continuò ancora per decenni, fino alla metà circa del XIX secolo, con notevoli costi repressivi ed umanitari, basti pensare al dramma della guerra di Secessione, a questo si aggiunsero le difficoltà nella creazione delle nuove identità nazionali ed i lunghi percorsi storici che dovettero crearsi con lotte interne tra i vari gruppi a tutt’oggi non del tutto risolte.

 

Bibliografia

  • Kavalam M.Panikkar, Storia della dominazione europea in Asia, Einaudi;
  • J. Ki-Zerbo, Storia dell’Africa nera. Un continente tra la preistoria e il futuro, Einaudi;
  • K. Polanyi, Il Dahomey e la tratta degli schiavi, Einaudi;
  • Benhabib, Seyla, La rivendicazione dell’identità culturale, Il Mulino;
  • A. Rivera, La guerra dei simboli, Dedalo, 2005;
  • Amselle, Jean-Loup, Logiche meticce: antropologia dell’identità in Africa e altrove, Bollati Beringhieri;
  • G. Marramao, Passaggio a Occidente: filosofia e globalizzazione. Bollati Beringhieri;
  • Jon Ronson, Psicopatici al potere. Viaggio nel cuore oscuro dell’ambizione, Codice Ed.

 

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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