Il controllo nel sistema economico europeo

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Nel fondo dal titolo “Banche, la crisi torna dov’era cominciata” di Stefano Lepri, pubblicato su La Stampa del 7 gennaio 2012, si parla della necessità di coinvolgere le banche dell’area europea in un sistema integrato in quanto già parte, volente o nolente, dello stesso essendovi un’unica moneta che necessita, per continuare ad esistere, oltre che di una banca centrale anche di una politica finanziaria integrata che solo una direzione europea può creare.
    E’ emersa l’insufficienza strutturale della governance per mancanza di adeguati strumenti,  finora ci si è concentrati solo sui problemi derivanti dal sistema bancario o di finanza, ma vi sono altri aspetti che dovranno essere affrontati se si vuole che la moneta unica resista, tra questi non ultimo vi è il problema dei controlli finanziari e della loro certezza, circostanza che ci porta inesorabilmente alla questione della loro governance.
    I fatti che si sono succeduti in questi mesi hanno dimostrato che sui territori nazionali deve esservi stesa una rete di controllo che dipenda direttamente dal futuro governo economico europeo, fuori dalle manipolazioni dei singoli Stati per monitorarne senza filtro la situazione finanziaria sia a livello centrale che di enti locali.
    Questo comporta un travaso di potere dalle sedi nazionali a quella europea, ma la creazione della moneta unica ha come risultato finale anche la necessità di un controllo dei flussi finanziari unico e sovranazionale, indipendente dalle pressioni locali e dalle sue manipolazioni di potere e carriera.
    La tipologia del controllo necessita di essere uniformata e unificata nell’area euro se diretta alla stabilizzazione di una moneta unica, per cui le funzioni non potranno essere miste con attività giurisdizionali al fine di evitare dispersioni e contaminazioni.
    Come Raccomanda la Consob nella sua delibera n. 15185 del 5/10/2005 non devono sussistere “relazioni finanziarie, d’affari, di lavoro o di altro genere, dirette o indirette” che compromettano l’indipendenza dei revisori, d’altronde il potere è identificato da Friedrich sia in termini di possesso che di rapporti da cui ne discende il suo carattere relazionale (Dahl), che in politica si può trasformare in un rapido sistema di ascesa sociale e arricchimento con ampi pericoli di corruzione (Merton).
    L’economia è una scienza “debole” per i comportamenti irrazionali ed opportunistici difficilmente prevedibili nella sua evoluzione sistemica che rendono scarsamente controllabili gli eventi, come del resto la politica la quale se da un lato è l’essenza della democrazia dall’altro è spesso portatrice di egoismi che rendono collettivamente irrazionali le decisioni, diventa pertanto estremamente difficile “normare” l’economia anche se “Il supporto del funzionamento efficiente del sistema legale rappresenta un elemento cruciale”, oltre alla volontà politica, per una corretta e sostenibile crescita economica, ancor più in una crisi finanziaria che da quella asiatica del 1997 si è estesa, attraverso le bolle speculative di internet e dei derivati, all’attuale crisi dei debiti sovrani (Verona, Sopravvivenza o crescita?Dal dilemma del manager al dilemma del politico, in E. & M. – SDA Bocconi, 3-8, 6/2011, Etas).

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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