Giustizia: per l’OUA il Ministro ha confermato il fallimento di una strategia di interventi spot

Redazione 23/01/14
Scarica PDF Stampa

Anna Costagliola

Duro il giudizio dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura sulla relazione del Ministro Cancellieri alla Camera dei Deputati sullo stato della giustizia. Per Nicola Marino, il Guardasigilli, nella sostanza, ha ammesso il fallimento delle sue politiche, confermando anche che la linea seguita dagli ultimi Governi, con le loro azioni dirette a comprimere il diritto di difesa, aggredire la legge Pinto, inserire filtri, aumentare i costi, complicare l’accesso ai cittadini, oltre che ingiusta, è totalmente inutile per la riduzione della lunghezza dei processi e la diminuzione delle pendenze. I numeri di quest’anno risultano, infatti, coerenti con quelli degli anni scorsi, seppur con qualche limitato miglioramento sul civile, evidenziando, dunque, una situazione ancora di emergenza.

Soprattutto il presidente dell’OUA si rammarica del fatto che, nella gravità della situazione appena descritta, il Ministro insista con il pontificare sulla riforma della geografia giudiziaria, un provvedimento che in molte realtà sta contribuendo all’aumento dei rinvii dei processi e alla dilatazione ulteriore dei tempi della giustizia.

L’OUA auspica, pertanto, che, come da tempo suggerito dall’Avvocatura, le risorse della giustizia siano finalmente impiegate per fare funzionare meglio il settore, a partire da una seria riorganizzazione degli uffici e dall’estensione reale delle innovazioni tecnologiche e del processo telematico.

Anche per il Consiglio Nazionale Forense (CNF) recuperare il sistema della giustizia civile è tutt’altro che impossibile, Ma occorre che “la politica  faccia opera di onestà intellettuale a partire da due punti fermi: l’accesso al giudice e alla giustizia è un diritto e non un bene di lusso; non si possono fare riforme senza l’Avvocatura”. In sostanza, l’organismo dell’Avvocatura propone  tre interventi puntuali quali: nuovi  sistemi alternativi al processo; presenza obbligatoria degli avvocati nell’ufficio legislativo del Ministero della giustizia; la possibile partecipazione degli avvocati allo smaltimento dell’arretrato civile, attraverso la stesura di sentenze,  liberando così risorse da impegnare utilmente nei tribunali.

Il CNF ha chiaro che per risolvere il problema della giustizia civile si deve agire soprattutto su meccanismi che valorizzino  il ruolo e le competenze dell’avvocato e che rendano superflua l’instaurazione della causa. In questa direzione si spinge per l’approvazione di un disegno di legge che attribuisca agli avvocati il compito di “negoziare” tra le parti in conflitto soluzioni stragiudiziali, da fissare in  atti formali ai quali riconoscere, sostanzialmente, valore di decisione giudiziale. Agli stessi avvocati dovrebbero ancora attribuirsi analoghe competenze in materia di separazione tra coniugi, trasferimento di beni entro determinati valori ecc…

Questo pacchetto di proposte, assieme ad interventi organici sulle regole del processo, al processo telematico, alla razionalizzazione degli investimenti, porterebbe alla realizzazione di una pluralità di forme di soluzione delle controversie, che vedrebbe sempre al centro avvocati e giudici, cioè i soggetti della giurisdizione, con conseguente garanzia di una  tutela  effettiva dei diritti dei cittadini.

Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento