Federalismo, la Sicilia all’attacco

Redazione 30/05/11
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A rischio 700 milioni di gettito. E parte il ricorso alla Corte costituzionale. Ma La Loggia e Fitto difendono la riforma: grande chance per il Sud, soprattutto nella sanità

Articolo di Fortunato Laurendi tratto da www.lagazzettadeglientilocali.it

Tra federalismo e Sud un rapporto controverso. Mentre infatti dalla Sicilia parte l’attacco al nuovo sistema fiscale, con un ricorso che evidenzia come la regione rischi di perdere 700 milioni di introiti, la politica rilancia in senso opposto. Parlando di grande opportunità per il Mezzogiorno ed evidenziando l’impatto positivo che la riforma avrà soprattutto sul riparto dei fondi per la sanità.

SICILIA ALL’ATTACCO
La Regione siciliana ha dunque presentato nei giorni scorsi un ricorso alla Corte costituzionale per impugnare il decreto sul federalismo fiscale municipale ritenendo gli articoli 2 e 14 lesivi delle prerogative statutarie regionali e in particolare dell’autonomia finanziaria sancita dagli articoli 36 e 37 dello statuto autonomistico siciliano. L’articolo 2 riscrive la distribuzione dei tributi (in larga parte immobiliari) tra Stato ed enti territoriali; l’articolo 14 precisa l’ambito di applicazione del nuovo fisco dei sindaci e le modalità per introdurlo anche nelle regioni a statuto speciale. Sul medesimo decreto la Regione siciliana aveva già negato l’intesa in sede di conferenza Stato-Regioni. Il contenzioso era stato aperto già da tempo dalla Regione siciliana, ma era stato mantenuto sul piano esclusivamente politico. Poi è arrivata la deliberazione della giunta del 13 maggio. Il ricorso fa riferimento innanzitutto alla sentenza della Corte costituzionale n. 201/2010 che si è già espressa sulla questione di legittimità di alcuni articoli della stessa legge 42 proprio su istanza della Regione siciliana. Nella circostanza la Suprema Corte aveva stabilito che “gli unici principi della delega sul federalismo fiscale applicabili alle regioni a statuto speciale ed alle province autonome sono quelli contenuti negli artt. 15, 22 e 27”. Nel merito delle questioni, il ricorso evidenzia che in forza del decreto sul federalismo municipale e in particolare delle norme impugnate viene in buona sostanza importato in ambito siciliano il nuovo sistema di finanziamento stabilito per gli enti locali che si trovano nelle regioni a statuto ordinario. In tal modo si ledono le prerogative statutariamente riconosciute alla Regione siciliana dalle norme sia in materia finanziaria sia sotto il profilo costituzionale. L’applicazione di queste norme anche alla Sicilia provocherebbe la sottrazione di risorse proprie della Regione, (quantificabili in circa 700 milioni di euro) e un notevole squilibrio finanziario che potrebbero pregiudicare la possibilità di esercitare le funzioni per carenza di risorse finanziarie. Il ricorso si conclude evidenziando che anche un eventuale maggior introito per le finanze regionali derivante dalle nuove norme sul federalismo municipale non sono ad oggi stimabili nel loro complesso anche perché la scelta di optare per i nuovi tipi di tassazione previsti è riservata al contribuente.

FITTO E LA LOGGIA:UNA GRANDE CHANCE
“Il federalismo renderà possibile un migliore utilizzo dei fondi destinati alla sanità, evitando gli sprechi che, troppo spesso, si sono verificati negli ultimi anni e puntando su una sinergia tra pubblico e privato che sarà senza dubbio proficua”, ha dichiarato Enrico La Loggia (Pdl), presidente della Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, intervenendo a Torino durante il convegno “Il federalismo è la cura per la sanità Italiana?”, organizzato dall’Aiop – Associazione Italiana ospedalità privata. “Il decreto sull’armonizzazione dei bilanci e quello su premi e sanzioni – ha poi continuato La Loggia, facendo il punto sullo stato dei lavori in Bicamerale – completeranno la parte principale dell’attuazione del federalismo fiscale. Con il primo si darà modo ai cittadini di controllare meglio, attraverso una lettura finalmente semplice e trasparente dei bilanci, i tributi versati alle amministrazioni periferiche. Con il secondo, invece – conclude l’esponente del Pdl – gli organi preposti avranno modo di esercitare un maggiore controllo sulle amministrazioni e valutare così quali saranno quelle che meritano un premio e quali, invece, dovranno subire pesanti sanzioni a causa di una cattiva gestione della cosa pubblica”. Stesso tenore nel pensiero del ministro per i Rapporti con le Regioni e la coesione territoriale, Raffaele Fitto. “Il federalismo fiscale non è contro il Mezzogiorno; siccome nessuno di noi ha mandato il cervello all’ammasso e siccome noi siamo, io sono meridionale, penso che questa riforma sia una grande opportunità soprattutto per il Mezzogiorno d’Italia”, ha detto a Crotone prendendo parte ad un incontro elettorale a sostegno della candidata a sindaco per il centrodestra Dorina Bianchi. Per il ministro “fondamentale è il principio della responsabilità degli amministratori” e quindi “della inversione netta della tendenza in base alla quale la spesa pubblica è rivolta al mantenimento delle scelte dell’economia di un territorio. Dobbiamo puntare – ha aggiunto ancora Fitto – al miglioramento della qualità della spesa pubblica. E per fare questo abbiamo bisogno anche di mettere in campo amministratori che siano in grado di affrontare e vincere questa sfida. E quindi il principio della responsabilizzazione si accompagna con un altro elemento, al quale io personalmente ho lavorato nel testo del federalismo e che va difeso ed evidenziato: noi, all’interno del federalismo, abbiamo inserito, a caratteri cubitali, un articolo che parla in modo chiaro di quelli che sono gli elementi di solidarietà; abbiamo inserito gli aspetti che sono collegati a quei meccanismi che devono garantire, per le Regioni che hanno una minore capacità fiscale, l’intervento sostitutivo e perequativo da parte dello Stato centrale”. Per il ministro Fitto, dunque, “il federalismo è una stagione nuova e importante, che non è una stagione della Lega, ma è una stagione del centrodestra”. Fitto ha però ammesso che “se fosse stato approvato il testo inizialmente previsto, sicuramente il Mezzogiorno avrebbe avuto dei problemi perché il cosiddetto modello lombardo era un modello che era calibrato sulle Regioni del Paese più ricche. Ma il provvedimento cosi’ come varato – ha assicurato Fitto – da’ questa direzione di solidarietà istituzionale”.

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