Fare Impresa per gli Stranieri in Italia e la finanza islamica Sintesi dei lavori congressuali

Vispi Sabrina 15/01/09
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Il “Progetto ANIMI” nasce e si sviluppa grazie alla capacità di dare corpo all’idea iniziale del suo fondatore l’avvocato Mario Pavone, penalista, studioso di diritto dell’immigrazione e dal 1991 “res novi” nel diritto vigente, forte della esperienza maturata nella Commissione Legi slativa e per i Rapporti Internazionali della Protezione Civile.
L’avvocato Pavone, che da molti anni si batte per i diritti degli immigrati, ha inteso creare un’associazione indipendente economicamente dalla P.A.,ma con essa dialogante oltre che innovativa rispetto alle altre realtà del terzo settore, con fini simili, presenti sul territorio nazionale.
Il ruolo super partes, proprio del Progetto ANIMI, ha permesso all’Associazione di porsi a livello nazionale come una risorsa fondamentale circa l’individuazione e risoluzione di nodi critici legati al fenomeno dell’immigrazione. 
L’attività dell’ANIMI non è solo volta a porre quesiti:come il suo fondatore, essa vuole dare risposte concrete che poggiano su solide basi teoriche ricavate da studi portati a compi mento dai massimi esperti del settore. In conseguenza gli studi che l’ANIMI,con i suoi consulenti e ricercatori,è chiamata a realizzare o di cui essa stessa si fa promotrice sono quindi “la base” di quanto l’ANIMI poi andrà a realizzare.
In linea con tale impostazione,il secondo convegno nazionale FederImmigra svoltosi il 13 dicembre scorso a Bologna, sul tema “Fare Impresa per gli Stranieri in Italia e Finanza Islamica.Una nuova sfida per la nostra Società e per le Istituzioni”, di cui qui si propone una sintesi ,ha posto,quindi, l’accento su questioni di rilevanza nazionale e internazionale circa le problematiche relative al fenomeno dell’immigrazione.
Si è voluto partire dalla ricerca compiuta sul teritorio con il progetto Migrimpresa, “…focalizzata sull’analisi delle misure agevolative disponibili sul territorio di Roma per il sostegno dei migranti alla creazione d’impresa”[1]per poi prendere in esame le normative vigenti e le “misure agevolative” oggi previste, considerandole come un fattore di mediazione e  questo ha consentito di considerare il fenomeno in modo più articolato ed esaustivo.    
E’ emerso dalla ricerca come l’imprenditoria immigrata risulti fondamentale non solo come elemento determinante per la fuoriuscita degli immigrati dal circuito del lavoro sommer so,ma anche come risorsa atta alla realizzazione di una integrazione reale, fattiva:se è vero che, tramite le rimesse, essa incrementa l’economia dei paesi di origine, è altrettanto vero che è apportatrice di ricchezza culturale ed economica anche nei paesi che le consentono di radicarsi e svilupparsi.
 In Italia risultano ancora poco consistenti i tentativi di attuare un reale sistema di governance dell’immigrazione.La logica su cui si basano i nostri legislatori è ancora meramente dettata dalla“sicurezza interna” e non è un caso che l’Italia non si sia dotata di un quadro legis lativo organico atto a disciplinare detto feno meno, valorizzandone il “contributo sociale, econo mico e culturale”[2].
         Alcuni nodi critici circa le difficoltà incontrate dagli immigrati nel processo di creazione di impresa nel nostro paese sono:
  • le problematiche relative al permesso di soggiorno;
  • i complessi iter burocratici e amministrativi;
  • lo scarso o poco strutturato processo di trasferimento delle informazioni;
  • l’ottenimento dei contratti d’affitto;
  • la valorizzazione ed il riconoscimento delle competenze;
  • l’accesso al credito.
Solo operando su ognuno di questi fattori si riuscirà a implementare l’imprenditoria immigrata tanto da far sì che diventi, oltre che produttrice di PIL, creatrice di integrazione sociale.
Nella società moderna un’impresa è “… di per sé un fatto sociale in quanto è una ris posta non individuale al bisogno di beni economici … l’attività di impresa ha molteplici ed ovvie conseguenze nella socialità, che rappresenta anche la sua reale ricchezza economica.”[3]      L’impresa quindi ha aspetti “immateriali, relazionali e sociali” che sono produttori di ricchezza sia economica sia umana.Le due cose, in definitiva non debbono necessariamente essere considerate come antitetiche, inconciliabili, anzi più l’economia si fa “virtuosa” e valorizza la persona, l’elemento umano, più essa trova nuove strade per crescere e svilupparsi.
Un aspetto molto importate del fare impresa per gli stranieri in Italia concerne inoltre la possibilità per i professionisti immigrati di vedere riconosciute le loro qualifiche professionali; atteso che con la Direttiva Europea n. 36 del 2005[4] si è venuta a creare una netta differenza di trattamento fra gli esercenti le attività professionali comunitari ed extracomunitari, posto chei per quest’ultimi il riconoscimento delle qualifiche professionali è lasciato alla decisione di ogni singolo stato della C.E..
Una proposta per ovviare alle problematiche che scaturiscono da detta decisione è rappresentata dalla Blue Card; sembra divenuto ormai indispensabile, al fine dell’inserimento lavorativo dei professionisti extracomunitari, il passaggio da un sistema “autorizzatorio” a uno invece “accreditatorio”, anche se questo in Europa, non sarà di facile realizzazione. Un passo in questa direzione è la proposta relativa alle “professional cards”, già presenti negli Stati Uniti e nel Commonwealth, che sposta l’accento sul prestigio dell’organizzazione accreditante le specifiche competenze del professionista che ne fa richiesta.
Questo piccolo excursus, già di per sè,porta a dover considerare quanto sia complessa la questione,quanti quesiti essa ponga,quante sfide siano ancora tutte da affrontare perché il termine integrazione,da parola,divenga azione e  si riempia di significato. A tal proposito una interessante quanto urgente questione da valutare, come emerso dai lavori congressuali,è stata quella relativa alla finanza islamica[5]ed il suo forte potere di attrazione in particolare sugli “investitori in cerca di investimenti etici” e non più soltanto un bisogno delle comunità mussul mane presenti sul territorio europeo oltre che per l’intero mondo mediorientale.
La finanza islamica, con il suo basarsi sui precetti della shariah, poteva sembrare, solo fino a poco tempo fa,inconciliabile con la nostra,tradizionale, attività finanziaria ed invece inizia anche nel nostro paese ad essere presente e a svilupparsi: basti pensarei soltanto che, in base ai dati rilevati di recente,il 6% del PIL Italiano è prodotto da immigrati,che uno su due ha un conto in banca e uno su sei è proprietario di una casa.
Benché la questione sia complessa ed ancora molto dibattuta,attualmente i prodotti finanziari islamici sono considerarti un’ulteriore possibilità di investimento al pari di tutte le altre già presenti sui mercati internazionali e,anche se timidamente, si stanno affacciando anche sul nostro mercato.
I principi su cui si basa la finanza islamica, quali ad esempio la centralità dell’individuo, la trasparenza nell’ agire, il concetto di sviluppo sostenibile, il monitoraggio da parte di un comitato etico indipendente,sono alcuni degli elementi che condivide con quella che da noi è conosciuta come Banca Etica.
Per chi si stupisce che nella finanza islamica sia fatto divieto all’applicazione di un tasso d’interesse si ricordi che anche nel diritto canonico l’interesse era ugualmente vietato, quindi,a ben guardare,anche questi pochi esempi bastano per far capire come essa non sia da ritenersi totalmente inconciliabile col nostro sistema finanziario,anzi,benché vi siano molti nodi da scio gliere, essa diverrà una presenza sempre più viva nei mercati mondiali.
Durante il convegno,dove molto a lungo si è disquisito circa il termine integrazione, la necessità per gli stranieri di apprendere la lingua italiana è stato un tema che ha suscitato particolare interesse;se è vero,da una parte,che bisogna aiutare i migtranti a conoscere ed utilizzare correttamente la nostra bella anche se complessa lingua è altrettanto importante formare dei mediatori linguistico-culturali capaci di permettere non solo alle persone di parlare, ma di comprendersi realmente, “… tema essenziale è quello della comunicazionequale sinoni mo di condivisione essendo alla base di ogni rapporto interpersonale”,[6] posto che la conoscenza linguistica e culturale,quindi,costituiscono entrambi elementi da tenere in massima considerazione al fine di agevolare l’integrazione nel nostro tessuto socio-economico-culturale.
Un indice importante di quanto una società sia realmente interessata all’integrazione è senza dubbio la risposta del SSN ai bisogni della popolazione immigrata regolare ed irregolare. Il modello dell’immigrato maschio, adulto e sano non corrisponde esattamente alla realtà com plessiva dell’immigrazione che vede giungere nel nostro paese anche minori, disabili, anziani, senza considerare che anche coloro che arrivano sani possono sempre ammalarsi “posto che se si ammalano il problema si riflette sulla intera comunità nazionale”[7].        
Ogni persona malata va considerata in senso olistico ed una particolare attenzione va rivolta a chi, provenendo da una diversa cultura, magari anche con problemi di comprensione linguistica si trovi in stato di malattia, da cui nasce “l’ obbligo di stabilire un contatto virtuoso” col paziente da parte di ogni professionista che operi nella sanità.       
A tal fine l’ANIMI  ha creato il Dipartimento FederImmigra che si occuperà delle prati che relative alla previdenza, all’assistenza ed alla formazione del personale sanitario che sappia adegua tamente rispondere a detti bisogni,oltre ad erogare altri servizi di pubblica utilità per gli immigrati in collaborazione con l’ACAI Patronato.
L’ANIMI ha da sempre mostrato una particolare attenzione alle problematiche relative alla salute con particolare interesse e sensibilità circa le tematiche della disabilità;da anni ormai collabora con F.I.A.B.A., che,come Fondo Italiano per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche,nasce con lo scopo di abbattere insieme alle prime quelle culturali, al fine di rispondere alla richiesta di “qualità di vita” e pari opportunità per “tutti i cittadini”.
Nel sito dell’Associazione,presieduta dal Comm.Giuseppe Trieste,si legge: “troppe sono le barriere culturali che limitano la partecipazione democratica e percepita alla vita del Paese, e quelle architettoniche costituiscono una rappresentazione fisica di una cultura esclusiva ed emarginante, e non inclusiva e rispettosa dei “bisogni diversi dei cittadini” difficile trovare le parole per esprimerlo meglio.
 Abbattere le barriere include,quindi, anche quelle linguistico-culturali, come già si è avuto modo di accennare; l’integrazione oggi è possibile sia attraverso le agenzie educative come la scuola e la famiglia, sia tramite la creazione di servizi atti a facilitare la nascita di una “governance dal basso”[8] come un Call Center Nazionale per i Migranti,ad esempio, con lo scopo di favorire la circolazione di informazioni facendosi moltiplicatore di occasioni di incontro e di scambio.       
La tecnologia,secondo il Progeto ANIMI,va messa al servizio dell’integrazione, e l’acces so all’uso di essa deve essere facilitato con una particolare attenzione per coloro che presen tano maggiori rischi di marginalizzazione in quanto soggetti deboli.
Da quanto qui esposto, non ci si stupisca che i Dipartimenti ANIMI siano stati incaricati dal’Unione Europea nell’ambito del Progetto Elena, dal Comitato Italiano per i Rifugiati – CIR Onlus, che fa parte dell’ UNHCR e dalla LIDU Onlus, che parte della F.I.D.H.- Féd. Inter.le des Ligues des droits de l’homme, di assicurare l’assistenza legale per i rifugiati politici e gli asylan ters e la formazione dei medesimi e che l’Associazione Ageing Society del Prof. Emilio Mortilla e la stessa FIABA abbiano chiesto ad ANIMI di avviare un progetto comune, volto a dare rendere più efficiente il SSN circa le problematiche specifiche degli immigrati e dei disabili stranieri e che vi siano sempre maggiori richieste di progettualitài comuni da parte di sempre più numerose realtà associative ed istituzionali che operano in favore dei migranti.
Dal punto di vista normativo l’ANIMI,non solo ha fornito un contributo rilevante circa la nuova legge sull’immigrazione della Regione Lazio,ma è sostenitrice della rapida approvazione in Parlamento del DDL che darà vita all’Albo Nazionale degli Interpreti e traduttori.
L’ Associazione ritiene,inoltre,che la formazione degli operatori dell’immigrazione costituisca un elemento essenziale per il superamento della condizione di marginalità e per una reale integrazione sociale.
In linea con quanto emerso durante il Convegno di Bologna,ecco,in estrema sintesi,le attività formative programmate dall’Associazione e di prossima attivazione :
  1. Corsi di formazione per Interpreti e Traduttori – Anitra/Cesmed per i servizi giudi ziari,forze di polizia e sistema carcerario in Italia,in Slovacchia e in Tunisia;
  2. Corsi di formazione professionale per Int/Trad per il Servizio Sanitario Nazionale italiano
  3. Corsi di formazione professionale per infermieri professionali per il SSN italiano, slovac co e tunisino
  4. Corsi di formazione professionale per badanti per l’assistenza degli anziani e disabili italiani
  5. Corsi di formazione professionale per cuochi e camerieri e panificatori, in collaborazione con la Scuola di formazione professionale della Electrolux con inserimento nelle grandi strutture alberghiere e di ristorazione collettiva in Italia e/o Europa con l’ausilio delle tecnologie più avanzate dell’importante azienda industriale con sede in Pordenone.
Inoltre è’ in corso di organizzazione il primo Master in Diritto dell’Immigrazione  che sarà diretto alla P.A. ed ai Giudici onorari.
 L’ANIMI sta,inoltre,avviando un Centro Studi delle Migrazioni, posto sotto la direzione del Prof Urbano Stenta,composto da 22 Commissioni di ricerca e che  si occuperà della redazio ne della Rivista Online“La Voce dei Migranti”oltre che del Rapporto Annuale ANIMI.
Gli studi condotti sino ad oggi dall’Associazione e qui brevemente sintetizzati,hanno portato ad individuare la necessità di avviare un “Call Center” nazionale nel quale gli operatori addetti potranno fornire nelle principali 9 lingue straniere al mondo informazioni agli anziani, disabili e migranti su temi quali l’assistenza legale e sanitaria.
Il Numero Verde per ricevere tale assistenza verrà pubblicato su “La Voce dei Migranti” oltre ad essere diffuso dall’Associazione dai principali mass media su tutto il territorio nazio nale.
Infine,tramite il servizio InfoUtile si darà notizia nei principali centri di aggregazione resenti sul territorio nazionale,di informazioni di utilità sociale per gli anziani e i disabili ed  in lingua per gli immigrati.
 
 
Sabrina Vispi
Ricercatrice ANIMI
CS delle Migrazioni
                                                                                              


[1] CSM-le misure formali e informali a sostegno dell’imprenditoria immigrata di Olindo Ionta ricercatore CSM/Ricerche ANIMI
[2] Ibidem
[3] “Etica ed impresa” intervento al Convegno del 13/12/08 in Bologna del prof. V. Musacchio
[4] Vedi l’intervento del Prof. Pierangelo Sardi dal titolo “L’impresa straniera in Italia e le professioni liberali” Bologna 13/12/08.
[5] “Finanza islamica e sistema paese”, intervento del Professor Alberto Brugnoli ASSAIF – Vedi anche “La Finanza Islamica, problematiche di sviluppo in Italia” del Prof. Massimo Ferracci
[6] “Insegnare l’italiano per imparare a conoscere gli italiani”, intervento al Convegno di Bologna della Dott.ssa Paola Cocuzza
[7] “L’assistenza sanitaria per gli stranieri, analisi e prospettive”, intervento del Prof. Domenico Tiso
[8] “L’importanza dei Call Center nei servizi di pubblica utilità”- Charles Erisson

Vispi Sabrina

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