Famiglie internazionali: la Commissione UE chiede regole più certe per il caso di separazione e di sottrazione transfrontaliera di minori

Redazione 16/04/14
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Anna Costagliola

Una relazione pubblicata dalla Commissione europea evidenzia i problemi giuridici che le coppie internazionali (coniugi di nazionalità diverse) si trovano ancora ad affrontare in tutta Europa quando tentano di risolvere controversie transfrontaliere in materia matrimoniale e di affidamento dei minori. La crescente mobilità dei cittadini all’interno dell’Unione europea ha portato ad un aumento del numero di famiglie i cui membri sono di nazionalità diversa, vivono in diversi Paesi dell’UE o in un paese dell’UE di cui non hanno la nazionalità. Quando tali famiglie si separano è necessaria una cooperazione giudiziaria transfrontaliera al fine di offrire ai minori un contesto giuridico sicuro per mantenere rapporti con entrambi i genitori o tutori che vivono in un altro Stato membro.

La relazione pubblicata dalla Commissione UE sottolinea la necessità di un maggiore impegno per aiutare le famiglie internazionali a trovare chiarezza giuridica in tali situazioni (ad esempio quale sia l’organo giurisdizionale competente). La Commissione europea ha pertanto deciso di avviare un’ampia consultazione pubblica (che resterà aperta fino al 18 luglio prossimo) sulle possibili soluzioni, oltre ad una campagna di sensibilizzazione sui tipi di assistenza disponibili e sulle norme vigenti nel caso di separazione di famiglie internazionali.

La Vicepresidente e Commissaria per la Giustizia Viviane Reding ha sottolineato come le disgregazioni familiari siano, per natura, sempre difficili; tuttavia, quando coinvolgono persone di diverse nazionalità, sorgono ulteriori difficoltà giuridiche derivanti dalla complessità della situazione. Questo è il motivo per cui l’Europa ha bisogno di norme adeguate per aiutare le coppie a separarsi nel modo più semplice possibile, in particolare quando sono coinvolti minori. Sebbene  nell’UE esistano, dal 2001, norme per determinare la competenza giurisdizionale ed aiutare le famiglie internazionali, dopo 13 anni queste, ormai, dovrebbero essere migliorate, con la predisposizione di misure idonee a facilitare ulteriormente la vita alle coppie internazionali.

Le norme UE attualmente in vigore hanno significativamente migliorato la situazione dei cittadini nel risolvere le loro controversie transfrontaliere in materia matrimoniale e di responsabilità genitoriale. Il regolamento 2201 del 2003 relativo alla competenza, al riconoscimento e all’esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale per i figli minori ha consentito di evitare procedimenti giudiziari paralleli in diversi Paesi dell’UE, identificando il Paese in cui le autorità giurisdizionali sono competenti a trattare un caso di divorzio e questioni di responsabilità genitoriale, come l’affidamento e i diritti di visita anche per i figli nati al di fuori del matrimonio. Tuttavia, la relazione rivela anche alcune importanti carenze nel quadro giuridico attualmente in vigore. In particolare:

– per quanto riguarda le norme relative all’identificazione dello Stato UE in cui l’autorità giurisdizionale è competente in materia matrimoniale e di responsabilità genitoriale, l’assenza di una norma uniforme e completa sulla competenza giurisdizionale atta a coprire tutte le situazioni dà luogo ad incertezza giuridica e a disparità di accesso alla giustizia per i cittadini dell’Unione;

– la libera circolazione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale non è ancora pienamente garantita e alcune categorie di decisioni devono ancora essere sottoposte a procedure lunghe e onerose prima di poter essere riconosciute in un altro paese dell’UE;

– le decisioni emesse in altri Stati membri si rivelano spesso difficili da applicare a causa delle divergenze tra le norme procedurali degli Stati membri, ad esempio, per quanto riguarda l’audizione del minore;

– la cooperazione tra le autorità centrali degli Stati membri può essere migliorata, in particolare quando si tratta di raccogliere e scambiare informazioni sulla situazione del minore nei casi di sottrazione.

La consultazione pubblica avviata dalla Commissione UE ha proprio lo scopo di vagliare le possibili soluzioni per migliorare l’attuale quadro normativo. Allo stesso tempo, una campagna di sensibilizzazione a livello europeo fornirà informazioni mirate alle famiglie internazionali sulla sottrazione transfrontaliera di minori ad opera di un genitore e sull’affidamento dei figli e i diritti di visita, allo scopo di migliorare la conoscenza dei loro obblighi e dei loro diritti. Il regolamento del 2003, nei casi di sottrazione transfrontaliera di minori ad opera di un genitore, mette a disposizione una procedura per il ritorno del minore al luogo della sua residenza abituale. Tuttavia, come è stato sottolineato, circa la metà delle richieste sottoposte all’Ufficio del Mediatore del Parlamento europeo per i casi di sottrazione internazionale di minori da parte di un genitore denunciano irregolarità nell’applicazione del diritto europeo. È dunque importante valutare attentamente l’applicazione del regolamento 2201/2003 allo scopo di apportare correzioni, ove necessario, e garantire un’attuazione uniforme ed efficace della normativa. E’ per questo motivo che il Parlamento europeo sta effettuando uno studio sulla sottrazione internazionale di minori in Europa, che mira a valutare il quadro giuridico e la sua attuazione, a livello europeo e nazionale, al fine di garantire una maggiore certezza per i cittadini e tutelare meglio i minori coinvolti in queste situazioni.

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