Equo compenso, accelerata al nuovo ddl

Redazione 13/10/17
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La legge sull’equo compenso dei professionisti si farà, e con tutta probabilità prima della fine della legislatura. Questo quanto promesso dal senatore Sacconi, Presidente della Commissione Lavoro del Senato e firmatario del principale disegno di legge in tal senso. “Principale” perché i disegni di legge all’esame del Parlamento sono in realtà due, il secondo dei quali è dedicato specificamente alla professione forense. Una nuova normativa che regoli l’equo compenso è però necessaria e molto urgente, soprattutto in conseguenza della sentenza del Consiglio di Stato dello scorso 3 ottobre.

 

Consiglio di Stato: lecita la prestazione gratuita

La tanto controversa pronuncia del Consiglio di Stato ha di fatto legittimato il conferimento di incarichi gratuiti ai professionisti da parte della Pubblica amministrazione. Il ricorso era stato presentato dal Comune di Catanzaro, che nel 2016 aveva indetto un bando per il “conferimento di incarichi professionali a titolo gratuito” che aveva scatenato le ire degli Ordini professionali. E il Tar Calabria aveva in effetti annullato il bando con una prima sentenza.

Non così, per l’appunto, il Consiglio di Stato. Le deliberazioni comunali in questione hanno “piena e assoluta legittimità”, e la gratuità dell’incarico non si pone in contrasto con il principio dell’onerosità degli appalti pubblici. Anzi, il bando non solo giova al contenimento della spesa pubblica, ma permette anche ai professionisti di usare il fatto di aver vinto l’appalto e lavorato per il Comune come “vetrina” per il conseguimento di incarichi futuri.

 

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Il ddl Sacconi in Parlamento

Il disegno di legge a firma Sacconi, il cui testo è stato scelto come base per la nuova normativa, si basa innanzitutto sulla Costituzione. L’art. 36 della legge fondamentale dello Stato afferma che il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro. Non solo: nella presentazione del ddl si può leggere come l’equo compenso non è solo un principio costituzionale garantito, ma anche “un’esigenza per tutti i consumatori”, perché li mette al riparo da servizi professionali di bassa qualità. Non assicurare una giusta retribuzione, insomma, è dannoso per tutti.

Ma come si stabilisce quale compenso è equo? Si deve fare riferimento ai parametri utilizzati nel contenzioso, così come definiti dagli organi preposti alla vigilanza. Normativa confermata anche dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Professionisti, compensi sempre più bassi

Una legge nuova e chiara sull’equo compenso è quindi necessaria. Tanto più che, come riportato da tutti i principali sindacati dei professionisti, i redditi medi annuali dei lavoratori autonomi sono in netto calo: negli ultimi dieci anni la perdita è stata di quasi il 20%, con moltissimi giovani che faticano a raggiungere la soglia dei 20mila euro. A questo va aggiunto il fatto che i professionisti non pagati, o pagati in ritardo, devono ricorrere a vie giudiziarie sprecando tempo e soldi –senza peraltro avere la certezza di vincere la causa.

Il primo passo, allora, è quello di rendere obbligatorio il riconoscimento di un equo compenso almeno da parte della Pubblica amministrazione. Sarebbero da impedire, secondo i sindacati, non solo gli incarichi a costo zero ma anche tutti i bandi in deroga ai minimi stabiliti per legge.

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