Economia e privatizzazione nella funzione del diritto

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         Secondo la lettura sociologica moderna della funzione del diritto questi deve garantire stabilità e coerenza nella comunità, evitando la dissoluzione per tensioni. Vi è pertanto una funzione di ingegneria sociale svolta dai sistemi giuridici, che devono bilanciare i conflitti esistenti coerentemente alla struttura sociale in essere, in questo intervengono vari meccanismi che vanno dal sistema elettorale, alla attività lobbistica, dagli interventi di adattamento degli interpreti, all’attività degli arbitri pubblici, i giudici (Pound).
         Parsons parla di funzioni di integrazione sociale del diritto, al fine di mantenere le relazioni sociali ed emotive tra i membri di una comunità, si tratta quindi di un meccanismo integrativo che Liewellyn risolve nei compiti essenziali di sciogliere i conflitti, fornire modelli comportamentali prevenendo pertanto gli stessi conflitti, armonizzare secondo valori condivisi le azioni dei singoli membri della comunità, distribuire autorità e poteri all’interno del gruppo.
         In uno stato etico il sistema giuridico comporta una concezione weberiana della funzione del diritto, per cui vi è una funzione di legittimazione del potere e dell’autorità che induce ad una obbedienza “razionale”, la conflittualità deve essere ridotta attraverso una disciplina minuziosa ed una cultura del rispetto dell’azione dell’autorità, nasce una sacralità della “res pubblica” e di coloro che la rappresentano, la complessità viene introitata dalle istituzioni che nel rappresentare e disciplinare il più ampiamente possibile la società si appesantiscono.
         La desacralizzazione delle istituzioni e la loro economicizzazione che si traduce in contrattualità e quindi commercializzazione, porta al crescere della conflittualità “espressa” nella società e ad un più ampio ricorso al mercato giuridico, quale luogo di risoluzione dei conflitti secondo la visione di Pound. Nell’economia del diritto si crea il marketing dell’ offerta della conoscenza, che coinvolge progressivamente i vari attori, basta pensare ai vari corsi offerti in preparazione di concorsi pubblici sfruttando quale richiamo le qualifiche degli organizzatori, tendendo ad una concezione privatistica della funzione del diritto, ognuno cerca di mettere sul mercato la propria conoscenza tecnica trasformandola in business.
         Anche l’attività giudiziaria tenderà progressivamente ad allinearsi a questa nuova concezione operativa, con una pervasività maggiore anche se forse solo più manifesta della contrapposizione politica, la quale tende palesemente allo stato quale business a seguito di una manifesta maggiore concezione privatistica dello stesso per il ridursi della distinzione tra sfera pubblica e sfera privata.
         Quale conseguenza, come osserva Zagrebelsky su Repubblica del 12/12/2008 a pag. 9 “La carta non è strumento di potere”, le correnti nell’ordine giudiziario da espressioni culturali dialetticamente contrapposte si sono trasformate in strumenti di potere, ossia di promozione e carriera nonché di salvaguardia in caso di accusa, si tratta di autonomia mal gestita, ma che può farsi rientrare nella logica della privatizzazione in atto a seguito del trasformarsi del pubblico in una struttura fornita di una prevalente sfera finanziaria, legittimamente permeabile ai vari gruppi lobbistici interni organizzati.
         Tutto questo non è altro che la conseguenza sul piano operativo del trasformarsi di una concezione etica dello Stato, quindi piramidale e autoritaria, in una economica e patrimonialistica, frammentata sul territorio e pertanto contrattualizzata, senza che questo escluda di per se stesso in futuro una gestione privatistica più accentrata.
 
 
Sergio Sabetta
 
 
 
Bibliografia
 
·        R. Pound, Il controllo sociale mediante il diritto, 1942;
·        R. Pound, La giustizia secondo la legge, 1951;
·        T. Parsons, Sistemi di società. Le società moderne, 1971;
·        M. Weber, Economia e società, 1922.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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