Donne nei corporate boards: Il Progress Report 2012, “Women in economic decision-making in the EU”

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La disciplina dell’UE  in merito al riequilibrio della rappresentanza di genere nasce e si sviluppa in tempi relativamente recenti, a partire dalla metà degli anni Novanta ed è volta a incrementare la partecipazione femminile nel mercato del lavoro. Le ripercussioni della politica di parità di genere europea sono state notevoli a livello nazionale, soprattutto in Paesi come il nostro che si basano sull’importanza della famiglia (intesa semplicisticamente come quel nucleo di soggetti che vivono insieme sotto “uno stesso tetto” ), in cui le donne sono generalmente più improntate all’attività di cura familiare piuttosto che alla partecipazione al mercato del lavoro.
Studiosi ed esperti hanno evidenziato in diversi report , e portato quindi all’attenzione di tutti, il fenomeno della scarsa presenza di donne nelle posizioni apicali, che in concomitanza alla scarsa occupazione femminile in generale segnala “l’incapacità del nostro sistema economico di utilizzare al meglio una risorsa preziosa”, il lavoro femminile. Come è ampiamente noto, infatti, diversi Paesi europei, fra cui l’Italia,  non brillano per presenza di donne nelle stanze del potere e soprattutto nei boards societari. In merito a questi ultimi occorre riportare un’importante citazione:

 

“Gender imbalance on corporate boards remains an important challenge for all EU Member States. It constitutes an untapped potential of skilled human resources, as evidenced by the discrepancy between the high number of female graduates and their underrepresentation in top-level positions. As women still face numerous barriers on the way to the top, this discrepancy can be seen as a waste of much highly-qualified and needed human resources”

Women in economic decision-making in the EU: Progress report
(European Commission)

 

Nel 2012 la Commissione Europea ha realizzato questo importante report  relativo alla rappresentanza femminile nei processi decisionali in ambito economico ( e non solo), all’interno dei vari Stati Membri dell’Ue.
Nel report si è analizzata l’importanza economica della diversità di genere all’interno dei corporate boards , sia da un punto di vista microeconomica, che da un punto di vista macroeconomico, le iniziative necessarie per la promozione di un equilibrio di genere, per giungere poi alla realizzazione di una serie di conclusioni finali, a chiosare l’opera intera.
Ciò premesso, può affermarsi che fra l’ottobre 2010 e il gennaio 2012, sia stato realizzato il più importante passo avanti in materia di incremento dell’equilibrio di genere nei boards societari. Tale progresso è certamente ricollegato all’intensificarsi del dibattito pubblico intrapreso inizialmente sulla spinta motrice della call of action  della Commissione e del Parlamento Europeo , che è stata poi seguita, in diversi Stati Membri da iniziative concrete che hanno favorito il cambiamento in questione.
Il report mostra però anche come il progresso in tal ambito risulti essere ancora molto lento. Nel gennaio 2012, ad esempio, la media di donne nei board societari , nelle più grandi listed companies europee era del 13,3%, mentre due anni prima del 12%, con una crescita di soli 1,3 punti percentuali. Il trend generale non ha mostrato dunque significativi cambiamenti in meius e di questo passo occorreranno oltre quarant’anni per raggiungere la tanto agognata soglia di rappresentanza del 40% di donne nei boards of directors.
Molti stati UE hanno però recentemente introdotto misure legislative volte ad incrementare la rappresentanza femminile , e la Commissione ha previsto che in futuro individuerà nuove politiche volte a realizzare interventi mirati all’incremento della partecipazione di donne nei processi decisionali societari e non.

Alessandro Paccoi

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