C’è una frontiera, in Europa, che si muove silenziosa ma incandescente, là dove la tecnologia imita, falsifica e plagia ciò che abbiamo di più intimo: la nostra voce, il nostro volto, la nostra identità. La Danimarca ha deciso di non aspettare che siano le big tech a dettare le regole del gioco e ha messo sul tavolo una proposta legislativa che potrebbe riscrivere il modo in cui pensiamo al diritto d’autore, all’identità personale e alle responsabilità dell’intelligenza artificiale. Per approfondire su questi temi abbiamo pubblicato il volume Influencer e intelligenza artificiale, disponibile su Shop Maggioli e su Amazon, pensato per professionisti del diritto e della comunicazione, offre strumenti concreti per orientarsi tra rischi, adempimenti e normative. Ti consigliamo inoltre il Master in Intelligenza Artificiale per imprese, professionisti e avvocati – II edizione.
Indice
- 1. I deepfake non sono più un gioco
- 2. Copyright sulla voce e sul volto: la proposta danese
- 3. Un diritto d’autore universale
- 4. Libertà di espressione? Garantita (dice la Danimarca)
- 5. Piattaforme coinvolte e sanzionabili
- 6. In Italia e nel resto dell’Europa
- 7. Le criticità
- 8. Conclusione: Il copyright dell’anima: diritto dell’era postumana?
- Formazione per professionisti
- Vuoi ricevere aggiornamenti costanti?
1. I deepfake non sono più un gioco
Non si tratta solo di video satirici o imitazioni divertenti: i deepfake – video, immagini o audio generati o manipolati da intelligenze artificiali – sono sempre più strumenti di disinformazione, diffamazione, estorsione e abuso. Dalla pornografia non consensuale alle false dichiarazioni di politici, fino alla clonazione della voce di una persona cara per estorcere denaro: le applicazioni illecite si moltiplicano.
Il quadro normativo europeo, pur dotato di strumenti solidi come il GDPR, il Digital Services Act e, da poco, l’AI Act (Reg. UE 2024/1689), fatica a inseguire l’innovazione tecnologica, soprattutto quando si tratta di proteggere le persone comuni, i “non famosi”, da abusi sofisticati. È in questo contesto che la Danimarca ha deciso di muoversi in anticipo. Per approfondire su questi temi abbiamo pubblicato il volume Influencer e intelligenza artificiale, disponibile su Shop Maggioli e su Amazon, pensato per professionisti del diritto e della comunicazione, offre strumenti concreti per orientarsi tra rischi, adempimenti e normative.
Influencer e intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando l’influencer marketing, creando nuove opportunità ma anche sfide legali e operative. Questo volume, pensato per professionisti del diritto e del- la comunicazione, offre strumenti concreti per orientarsi tra rischi, adempimenti e normative.Attraverso un percorso approfondito, il libro analizza l’evoluzione storica del fenomeno, l’ascesa degli influencer virtuali e tutti gli aspetti legali relativi all’utilizzo dell’AI nella creazione di contenuti, nella scelta dei creator e nell’ottimizzazione delle campagne.Ampio spazio è dedicato agli strumenti normativi disponibili, con modelli contrattuali aggiornati e schemi di policy aziendali per social media e AI nel marketing digitale.Uno strumento utile per giuristi, professionisti della comunicazione e del digitale che vogliano comprendere e gestire i nuovi scenari del marketing algoritmico.Riccardo Lanzo, Founding Partner dello studio legale Lanzo & Partners e professore a.c. di Diritto del Digital & Influencer Marketing in European School of Economics. Presta assistenza a società nazionali ed internazionali ed è organismo di vigilanza in importanti società, occupandosi anche della redazione di modelli organizzativi ai sensi del D.Lgs n. 231/01. Assiste nella contrattualistica i più importanti Content Creators, Influencers, Agenzie di management e Centri media a livello internazionale con particolare focus su diritti d’immagine e tutela della proprietà intellettuale.
Riccardo Lanzo | Maggioli Editore 2025
19.95 €
2. Copyright sulla voce e sul volto: la proposta danese
La bozza di riforma del Copyright Act danese – presentata dal Ministero della Cultura e attualmente in consultazione pubblica – introduce una nuova sezione che riconosce come opera protetta la rappresentazione realistica del volto, della voce e dell’identità fisica di una persona, anche se non famosa. In particolare:
- Ogni cittadino danese acquisterebbe un diritto d’autore personale sulla propria immagine e voce, se riprodotte in modo fedele da un’intelligenza artificiale.
- L’uso non autorizzato darebbe luogo a un’azione civile per rimozione e risarcimento.
- I contenuti deepfake sarebbero considerati illeciti se diffusi senza consenso, a prescindere dalla loro finalità, salvo specifiche eccezioni.
Non è poco: si tratta di un cambio di paradigma, che sposta la protezione dell’identità dal terreno della privacy a quello della proprietà intellettuale. In sostanza, il tuo volto non è più solo un dato personale. È una creazione tua. È un diritto tuo.
3. Un diritto d’autore universale
La proposta danese estende un meccanismo tipico del mondo artistico – il diritto d’autore – a ogni persona, riconoscendo che anche chi non è performer, attore o cantante ha diritto a vedere tutelata la propria immagine generata artificialmente.
Per i performer, la protezione era già prevista (si pensi all’art. 79 della legge italiana sul diritto d’autore e all’art. 110 GDPR per i dati biometrici nel contesto lavorativo). Ma qui il punto è un altro: l’identità personale in sé, la somiglianza, viene elevata a bene intellettuale da proteggere, alla stregua di un’opera d’ingegno.
Il diritto proposto ha durata di 50 anni post mortem, con possibilità per gli eredi di esercitarlo. Una previsione che ricorda le tutele degli autori o degli interpreti, ma che ora diventa uno strumento per le vittime di falsificazioni digitali.
4. Libertà di espressione? Garantita (dice la Danimarca)
La riforma include alcune eccezioni, esplicitamente previste per evitare abusi e conflitti con i diritti fondamentali:
- Non sono punibili i deepfake satirici, parodistici o caricaturali, a condizione che siano chiaramente riconoscibili come tali.
- Viene esclusa la responsabilità se il contenuto è usato a fini critici, giornalistici o educativi, in linea con quanto già previsto dalla Direttiva Copyright (UE 2019/790, artt. 5-8).
La finalità è dunque chiara: colpire gli abusi senza imbavagliare la libertà creativa. Ma resta il dubbio su quanto sia facile distinguere il lecito dall’illecito, specie in un mondo dove la tecnologia rende ogni parodia inquietantemente realistica.
5. Piattaforme coinvolte e sanzionabili
Il cuore pulsante della proposta danese è l’applicazione combinata con il Digital Services Act. In base al nuovo quadro UE:
- le piattaforme avranno obbligo di rimozione rapida dei deepfake non autorizzati (entro 24 ore);
- saranno previste multe proporzionali, fino al 6% del fatturato globale per le Very Large Online Platforms (VLOPs);
- le vittime potranno ottenere tutela anche tramite procedimenti semplificati davanti al Mediatore danese per i media digitali.
Insomma, se i contenuti sono generati da altri, ma ospitati su piattaforme, anche queste ultime dovranno rispondere. Un principio ormai consolidato dal DSA, ma che in questo caso assume un rilievo decisivo per la tutela identitaria.
6. In Italia e nel resto dell’Europa
Nel nostro ordinamento il volto e la voce sono considerati dati biometrici (art. 9 GDPR, art. 2-septies Codice Privacy), e la loro manipolazione è vietata salvo base giuridica specifica. Ma il GDPR tutela i dati come “informazioni”, non come “creazioni”. Il diritto d’autore italiano, poi, protegge la voce e l’immagine solo se parte di un’esecuzione artistica.
Il vuoto normativo è evidente:
- i deepfake non rientrano né nel copyright, né nella privacy classica, né sempre nella diffamazione;
- mancano strumenti rapidi per ottenere la rimozione immediata dei contenuti falsificati;
- le vittime devono spesso affidarsi a denunce penali o a faticosi percorsi civili.
L’iniziativa danese potrebbe dunque fungere da laboratorio giuridico per una normativa europea più articolata e centrata sulla persona. Un’estensione del diritto d’autore “personalizzato” potrebbe diventare la nuova frontiera, accanto a un rafforzamento della protezione ex art. 8 CEDU e art. 2 della Carta dei Diritti UE.
7. Le criticità
Come sempre accade, non è tutto oro quello che luccica e la proposta danese apre questioni complesse:
- Chi decide se un contenuto è “realistico”? Si rischia un overblocking generalizzato?
- La norma può essere aggirata usando server fuori dall’UE?
- Che ne è delle opere artistiche che usano elementi biometrici in chiave simbolica o post-umana?
Inoltre, la tensione tra protezione identitaria e libertà di espressione sarà sempre difficile da bilanciare, specie nel contesto culturale europeo, molto più pluralista di quello statunitense.
8. Conclusione: Il copyright dell’anima: diritto dell’era postumana?
La proposta danese, nel suo apparente paradosso – estendere il diritto d’autore al volto e alla voce – non è solo una provocazione giuridica. È una risposta politica e culturale a un mondo in cui l’identità non è più un fatto naturale, ma una rappresentazione tecnica, replicabile, decontestualizzabile. E questo cambia tutto.
Perché in fondo è questo che fanno i deepfake: ci rubano la presenza, ci espropriano della nostra immagine per trasformarla in qualcosa di altro, su cui non abbiamo più potere. Non si tratta solo di “uso illecito di dati biometrici”, ma di un vero e proprio fenomeno di espropriazione dell’identità personale a fini comunicativi, commerciali, sessuali o politici. Ecco allora che il diritto non può più restare incardinato nel Novecento, dove l’identità era o “dignità” (tutela della reputazione) o “privacy” (segretezza dell’informazione): oggi è immagine pubblica, presenza mediatica, dato performativo.
Il diritto d’autore – lo strumento che storicamente protegge l’opera come espressione creativa dell’individuo – diventa così una metafora potentissima per restituire alle persone il controllo sul proprio volto, sulla propria voce, sul proprio esserci digitalmente. Non perché siamo tutti artisti, ma perché siamo tutti ormai esposti, rappresentati, remixati.
Un diritto nuovo, ma antico
In realtà, non è la prima volta che il diritto si confronta con queste sfide. La riflessione sulla personalità come fonte di diritti risale alla dottrina tedesca dell’Ottocento. Ma qui la novità sta nell’ibridazione normativa: una contaminazione tra copyright e diritti della personalità che rompe le barriere concettuali classiche. Il volto, che nel GDPR è “dato sensibile”, nel diritto danese diventa creazione autoriale. La voce, che nel diritto al nome è solo un identificativo, diventa esecuzione registrabile. È un cambio di paradigma non da poco.
E se ci fosse anche una strategia culturale?
La domanda da porsi, allora, è se questa scelta normativa non sia anche una scelta narrativa. La Danimarca propone una storia alternativa a quella che finora ci hanno raccontato le big tech: non siamo prodotti, non siamo dati, non siamo solo utenti. Siamo titolari di diritti anche sulla nostra presenza digitale artificiale, anche quando viene simulata da altri.
Il diritto d’autore sull’identità potrebbe diventare una forma moderna di autodifesa simbolica, prima ancora che patrimoniale. Ecco perché l’approccio danese, per quanto imperfetto e probabilmente bisognoso di limature, merita attenzione.
I rischi da non sottovalutare
Certo, i rischi ci sono e vanno nominati. Un copyright troppo esteso sull’identità può trasformarsi in uno strumento censorio: si pensi all’uso della norma per impedire satire scomode o per reprimere contenuti critici. Inoltre, resta il problema dell’efficacia extraterritoriale: che valore avrà questo diritto danese se un contenuto deepfake viene creato da un utente in Brasile e caricato su una piattaforma cinese?
In più, la possibilità di esercitare il diritto da parte degli eredi apre scenari bizzarri: potrò vietare, dopo la mia morte, che si usi la mia voce per una pubblicità di yogurt vegano, anche se da viva lo mangiavo a cucchiaiate? E se il mio avatar AI fa un discorso razzista nel 2080, sarà mio nipote a dover pagare i danni?
Domande aperte, certo. Ma necessarie. Perché se l’identità è diventata replicabile, anche il diritto deve diventare interoperabile. E forse il copyright, nella sua flessibilità evolutiva, è lo strumento giusto per tentare il colpo.
Ultima provocazione (in chiusura)
Dopo la privacy, la reputazione e l’onore, arriveremo a difendere anche l’algoritmica somiglianza? E se un domani un’IA costruisse una versione migliorata di me – più simpatica, più magra, meno sarcastica – potrei farle causa perché mi somiglia troppo?
Forse sì. O forse sarà lei a citarci per diffamazione.
Nel dubbio, conviene proteggersi. E magari depositare la propria voce, il proprio volto e i propri sospiri notturni come opere tutelate SIAE. Tanto, ormai, siamo tutti contenuto.
Formazione per professionisti
Il Master in Intelligenza Artificiale per Imprese, Professionisti e Avvocati è un percorso formativo avanzato, progettato per fornire alle aziende e ai professionisti del settore legale le conoscenze e le competenze necessarie per orientarsi e utilizzare al meglio le potenzialità dell’AI generativa. Attraverso un approccio pratico, il corso illustrerà i principali tool di AI in uso e mostrerà ai partecipanti come integrare l’AI nei processi lavorativi, migliorando l’efficienza, riducendo i costi e innovando i servizi offerti.
Il corso ha una durata totale di 21 ore, articolate in sette incontri da tre ore ciascuno, e include dimostrazioni pratiche in cui verranno illustrate tecniche per la creazione di Prompt efficaci e un framework per la creazione di un GPT personalizzato, focalizzato sulle esigenze del settore legale.
Grazie all’utilizzo dei più innovativi tool di AI generativa da parte dei docenti, i partecipanti, in aggiunta alle tradizionali dispense e slide, avranno accesso a un kit di risorse interattive basate su AI: GPT conversazionali, notebook di studio su NotebookLM, mappe concettuali dinamiche, framework operativi e strumenti specialistici.
>>>Per info ed iscrizioni<<<
Vuoi ricevere aggiornamenti costanti?
Salva questa pagina nella tua Area riservata di Diritto.it e riceverai le notifiche per tutte le pubblicazioni in materia. Inoltre, con le nostre Newsletter riceverai settimanalmente tutte le novità normative e giurisprudenziali!
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento