Dal Ministero della Giustizia, le linee programmatiche in materia penale

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Davanti alle Commissioni Giustizia di ambedue i rami del Parlamento, nella seduta dell’11 luglio scorso, il Ministro della Giustizia, On. Dep. Alfonso Bonafede, ha illustrato le linee programmatiche del suo Ministero.

Vediamo quali sono le novità annunciate in materia penale.

Una primo obiettivo che questo Ministro intende perseguire è la lotta alla corruzione e a tale scopo: a) si vogliono rivisitare alcuni istituti del diritto penale, come pena accessoria, dell’interdizione dai pubblici uffici per alcuni reati contro la pubblica amministrazione e dell’incapacità a contrattare con essa in presenza dei medesimi reati per “conseguire la massima deterrenza per coloro che, incaricati di pubblico servizio, siano tentati di trarre illecito e indebito profitto in ragione della propria posizione” allargando in particolar modo “l’ambito applicativo oggettivo della pena accessoria interdittiva, che attualmente riguarda solo alcune fattispecie, anche al corruttore”; b) si intende ricorrere al cosiddetto “DASPO” per i corrotti e corruttori; c) ci si prefigge di razionalizzare complessivamente le cornici sanzionatorie – a cominciare dal traffico di influenze illecite -, innalzando minimi e massimi edittali.

Inoltre, per individuare e far emergere il fatto corruttivo, si ha l’intenzione di fornire supporto alle attività di indagine mediante l’utilizzo dell’agente sotto copertura nel senso di estendere all’ambito dei delitti contro la pubblica amministrazione un istituto finora previsto, in attuazione della Convenzione NU di Palermo (2000) sul crimine organizzato transnazionale, nell’ambito di altre tipologie delittuose, prevalentemente di tipo organizzato.

Si reputa oltre tutto necessario potenziare” l’utilizzo delle intercettazioni, per accertare la commissione di reati contro la pubblica amministrazione, attraverso ulteriori possibilità di utilizzo di questo mezzo di ricerca della prova, anche tramite il ricorso a soluzioni tecnologiche innovative, al fine di un contrasto più efficace.

Sempre in materia di intercettazioni, si vuole posticipare l’entrata in vigore del decreto legislativo 29 dicembre 2017, n.216 con cui, come è noto, è stata modificata la normativa avente ad oggetto queste attività investigative in quanto, come emerge in questo intervento, risultano ancora in fase di svolgimento le operazioni di predisposizione delle necessarie misure organizzative e di dotazione degli apparati elettronici e digitali dato che in alcuni uffici è tuttora in corso di svolgimento l’allestimento delle sale di ascolto, e dunque l’attività di adeguamento e di collaudo dei sistemi presso gli uffici delle singole procure della Repubblica richiede (appunto) di posticipare la piena efficacia della disciplina richiamata anche al fine di non comprometterne l’operatività funzionale.

Si pone l’ulteriore intento di riscrivere la disciplina delle intercettazioni dopo aver posto in essere una capillare fase di ascolto e confronto, partendo dalle concrete esperienze vissute dalle procure e dagli avvocati, in modo da giungere alla definizione di una base di lavoro condivisa che possa fungere da piattaforma su cui innestare questa nuova riforma.

Sempre in ambito penale, un altro obiettivo è quello di riformare la prescrizione al fine di “garantire che la durata del processo penale sia effettivamente ragionevole, deve essere soprattutto supportato dallo Stato in primis attraverso un adeguato investimento in risorse umane e materiali” attraverso, ad esempio, la sospensione della decorrenza del termine di prescrizione dopo che sia stata emessa una sentenza di primo grado.

Da ultimo, per quel che riguarda l’ordinamento penitenziario, si rileva che l’azione legislativa e l’amministrazione della giurisdizione, che si vogliono realizzare, dovranno “riuscire a far convivere armoniosamente certezza della pena e finalità rieducativa della pena stessa” trattandosi “di due principi che necessariamente e fisiologicamente stanno insieme essendo entrambi funzionali alla costruzione di un sentimento di fiducia che i cittadini hanno o, meglio, che non hanno più nei confronti dello Stato italiano nella sua capacità di fornire una risposta di giustizia effettiva e sostanziale”.

Il Ministro della Giustizia, infine, nel suo intervento, ha altresì evidenziato come ci siano “altri temi, non meno prioritari (…) che rappresentano priorità per la maggioranza” ma, dovendosi ancora decidere se tali tematiche debbano essere affrontate attraverso atti di iniziativa parlamentare o governativa,  non sono stati riportati da costui in questa occasione.

Nonostante ciò, il Ministro ne ha fornito due esempi, vale a dire: 1) la legittima difesa auspicandosi un intervento normativo ispirato al principio secondo il quale, nel caso in cui il cittadino si sia legittimamente difeso perché abbandonato dallo Stato nella fase di sicurezza preventiva, è giusto che questi non si senta di essere abbandonato dallo Stato anche quando si arriva nell’aula giudiziaria, nella fase in cui deve dimostrare la sua innocenza; 2) la lotta alla mafia dove, ad esempio, come indicato nel contratto di Governo, si interverrà sul voto di scambio politico mafioso.

In conclusione, non resta che attendere come queste linee programmatiche verranno tradotte in concrete misure normative al fine di compiere un’analisi sugli effettivi applicativi che queste norme avranno sul piano pratico.

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