Corte dei conti chiede maxi risarcimento alle agenzie di rating

Redazione 06/02/14
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tratto da www.lagazzettadeglientilocali.it

Ammonta a 234 miliardi di euro la richiesta di risarcimento che, a leggere il Financial Times, la Corte dei conti italiana ha inviato alle maggiori agenzie di rating internazionali  – Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch – che  nel 2011  declassarono l’Italia a un passo dal junk (spazzatura).
Un downgrade che secondo la magistratura contabile non ha – colpevolmente – considerato l’incredibile e irripetibile patrimonio storico, artistico e letterario per cui l’Italia è famosa nel mondo e che non può essere trascurato quando si valuta l’affidabilità creditizia di un Paese.
La notizia è uscita sul Financial Times con l’articolo “Italy accuses S&P of not getting ‘la dolce vita’” per poi rimbalzare da una testata italiana all’altra. Un clamore cui la Corte dei conti ha replicato che “è del tutto prematura, nell’attuale fase di indagine non ancora conclusa, qualsiasi quantificazione in merito ad un eventuale risarcimento, che è rimessa al giudice competente”.
L’istruttoria – si legge nella nota della Corte dei conti – sarebbe stata aperta dal Procuratore Regionale del Lazio, Raffaele De Dominicis, il quale ha ritenuto che l’aumentato spread e le sue conseguenze non siano slegate dalle decisioni di downgrading del debito pubblico italiano che S&P, Moody’s e Fitch hanno preso il 1° luglio 2011, il 24 maggio 2011, il 5 dicembre 2011 e il 13 gennaio 2012. L’azione al momento è solo in fase istruttoria e potrebbe dunque concludersi anche con l’archiviazione, dopo che le agenzie avranno prodotto le proprie motivazioni e controdeduzioni.
Quindi non siamo in presenza di alcuna “emissione di citazione in giudizio contro le agenzie di rating S&P, Moody’s e Fitch”, ha detto De Dominicis, che ha confermato invece “l’esistenza dell’inchiesta giudiziaria contabile contro le predette agenzie per il declassamento dell’Italia. Indagine che non é ancora approdata a una decisione conclusiva”.
Inchiesta giudiziaria che non è la prima: lo scorso anno, infatti, il pm di Trani Michele Ruggiero aveva chiesto il rinvio a giudizio di nove tra dirigenti e funzionari di S&P e di Fitch (archiviata la sola posizione di Moody’s) per manipolazione del mercato continuata e pluriaggravata.

“Si tratta di accuse frivole, superficiali e senza merito”, ha risposto seccata Standard & Poor’s in una nota. L’accusa della Corte dei conti “è inconsistente, superficiale e priva di ogni fondamento”, , ha dichiarato S&P, che si opporrà “con tutte le forze” all’iniziativa della magistratura contabile italiana.
Anche Moody’s non ci sta a liquida le accuse della organo di auting italiano come “senza merito”, mentre Fitch ha fatto sapere che collaborerà nel processo: “Capiamo le preoccupazioni del tribunale, ma crediamo di avere operato sempre in maniera corretta e nel pieno rispetto della legge”.

Sulla vicenda – forse tardivamente – è intervenuto anche il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Massimo Bray. “Il valore del patrimonio storico, culturale, artistico e paesaggistico dell’Italia è indubbio e non può essere messo in discussione. A fronte di questa ricchezza emergono enormi potenzialità di crescita che dobbiamo saper valorizzare al meglio. Per questo ritengo fondamentale mettere l’industria culturale e turistica al centro delle nostre politiche”.

Nessun commento diretto invece dal Ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni., che si è limitato a dichiarare come “il ruolo delle agenzie di rating come valutatore del rischio di un paese fosse eccessivo e credo che la nostra azione, sia al Governo che come Banca d’Italia, è stata quella di chiarire che non c’è solo il giudizio delle agenzie”.

Redazione

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