Codice antimafia, la legge contro la criminalità

Redazione 28/09/17
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Codice antimafia, approvata la legge

Codice antimafia: con una significativa maggioranza, è stato approvato il nuovo codice, che rafforza la disciplina per la lotta alla criminalità organizzata. Il disegno di legge prevede la velocizzazione delle misure di prevenzione patrimoniale e maggiore trasparenza nell’attività di contrasto alla mafia, definendo in modo più chiaro i poteri e i compiti dell’Agenzia per i beni confiscati. Le forze dell’Agenzia aumentano a 200 unità, sotto il controllo del Ministero dell’Interno. La riforma prevede anche una politica di gestione delle aziende confiscate, volta all’immediata assegnazione dei beni, che potranno essere devoluti anche ad associazioni. Inoltre, è stato stanziato un fondo per l’aiuto alla continuazione dell’attività dell’impresa e, dunque, al mantenimento dei posti di lavoro.

Misure di prevenzione anche contro i corrotti

Il disegno di legge, divenuto legge in sede di terza lettura alla Camera, allarga i soggetti possibili destinatari di misure di prevenzione: non solo chi è coinvolto in realtà mafiose, ma anche chi commette reati contro la pubblica amministrazione, quali peculato, corruzione e concussione, se realizzati in forma associata. Le misure saranno adottate in tempi più brevi rispetto a quanto avvenuto sino ad oggi, grazie all’istituzione di sezioni specializzate presso le Corti d’Appello. E’ prevista inoltre la confisca allargata a fronte di alcuni reati contro l’ambiente e in caso di autoriciclaggio anche se è maturata una causa di morte della persona offesa.

Amministratori giudiziari: stop alle parentele

La nuova legge intende garantire che il ruolo di amministratore giudiziario venga conferito a soggetti con la idonee competenze, nonché assicurare la rotazione degli incarichi stessi, impedendo che il ruolo venga affidato a parenti, conviventi o commensali di magistrati coinvolti nel procedimento. Si tratta della così chiamata norma Seguto, dal nome dell’ex presidente della sezione per le misure di prevenzione presso il tribunale di palermo, che fu indagata per corruzione. Viene dunque approvato un regime di incompatibilità, che viene peraltro esteso anche alla figura del curatore fallimentare.

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