Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori

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L’articolo espone un piccolo vademecum ai genitori separandi (e divorziandi) evidenziando la necessità di “tenere per mano”i loro figli anche quando i percorsi di vita si dividono per scelta degli adulti

Indice

1. Il diritto all’amore


Nell’ottobre 2018, ad opera dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, a Roma è stata presentata la Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori, un decalogo ispirato alla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia per riportare l’attenzione dei genitori separandi o divorziandi e gli altri adulti che ruotano loro intorno sui figli che subiscono le loro crisi e le loro scelte.
L’articolo 1 (o punto n. 1) della Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori, rubricato “I figli hanno il diritto di continuare ad amare ed essere amati da entrambi i genitori e di mantenere i loro affetti”, recita: “I figli hanno il diritto di essere liberi di continuare a voler bene ad entrambi i genitori, hanno il diritto di manifestare il loro amore senza paura di ferire o di offendere l’uno o l’altro. I figli hanno il diritto di conservare intatti i loro affetti, di restare uniti ai fratelli, di mantenere inalterata la relazione con i nonni, di continuare a frequentare i parenti di entrambi i rami genitoriali e gli amici. L’amore non si misura con il tempo ma con la cura e l’attenzione”.
La suddetta Carta e segnatamente l’art. 1 sono l’esplicazione della disciplina codicistica e dei diritti relazionali dei bambini sanciti nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia (artt. 8 e 9).
Denso di significati è in particolare il secondo comma dell’art. 315 bis cod. civ. in cui si legge: “Il figlio ha diritto di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti”. Da riflettere sui verbi “crescere” e “mantenere”. Il verbo “crescere” ha la stessa radice etimologica di “creare” e, quindi, di “creatura”, essere che cresce influenzato da tutto ma indipendente; il verbo “mantenere” significa letteralmente “tenere in mano” e anche “tenere per mano”, quella mano pronta ad aprirsi e a lasciare andare e ad accogliere quando necessario (perché amore è anche libertà e distanza, come nel significato di “assistenza”, da “ad sistere”, “stare presso, accanto” e non addosso). Entrambi i verbi evocano l’amore di cui hanno bisogno i figli in famiglia e l’idea di un processo in divenire, in libertà com’è l’educazione, ovvero “L’amore non si misura con il tempo ma con la cura e l’attenzione”.
I bambini: espressione dell’autenticità e della vitalità (come la vita stessa) se si offrono loro le condizioni e non cose materiali. In altre parole è quello che è espresso nell’art. 6 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia ove è enunciato il diritto innato alla vita e, conseguentemente, nella più alta misura possibile il diritto alla sopravvivenza e allo sviluppo. Il bisogno primario inglobante autenticità, vitalità e tanto altro è l’amore (alla pari del mangiare o altri) come ripetuto in più sedi.
I bambini hanno bisogno della famiglia e il senso della famiglia che, qualunque essa sia, per loro è bella purché ce l’abbiano. È questa la ratio della tutela penalistica, art. 570 e ss. cod. pen. “Dei delitti contro l’assistenza familiare”, cui si ricorre sempre più spesso in caso d’inasprimento dei conflitti tra gli adulti coinvolti. Perché non c’è niente di meglio dell’assistenza familiare che esprima cura e attenzione, mentre l’assistenza sociale e quella sanitaria sono solo dei rimedi lenitivi alle ferite provocate dalle lacerazioni familiari. Come si ricava anche dalla Carta di Ottawa per la promozione della salute (1986), “Gli inestricabili legami che esistono tra le persone e il loro ambiente costituiscono la base per un approccio socio-ecologico alla salute”, a maggior ragione dei bambini.
Nell’esercizio della genitorialità i genitori dovrebbero manifestare il cosiddetto erotismo genitoriale e non l’edonismo o egotismo. “Erotismo”, nel senso di “eros”, nel senso di forza vitale, tensione positiva dell’uomo verso la verità e il bene, contrapposto a “thanatos”, che raffigura la morte e distruzione. “Erotismo genitoriale”, come passione smisurata di fare i genitori e amore incondizionato per i figli.
Senza voler generalizzare, i figli di coniugi o partner separati e/o divorziati hanno il doppio delle vacanze, dei viaggi, delle camerette, dei giocattoli, delle famiglie, ma forse hanno la metà dell’essenziale: tempo, serenità, ascolto, attenzione… Non è importante tanto dichiarare l’amore per i figli quanto acclararlo; in caso di famiglia “non più unita sotto lo stesso tetto”, i figli hanno ancor di più bisogno, da parte degli adulti di riferimento, di coerenza e conduzione, comunicazione e condivisione delle emozioni e delle situazioni senza edulcorazioni né adultizzazioni. Gli adulti devono cercare in ogni modo di mettere da parte i loro conflitti, le loro ragioni, le loro rivendicazioni, le loro spiegazioni o giustificazioni.
Tra le figure adulte fondamentali, a maggior ragione nei casi di separazione e divorzio, vi sono i nonni: “Gli ascendenti hanno diritto di mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni” (art. 317 bis comma 1 cod. civ.). Per quanto sia opinabile l’espressione tecnica di “ascendenti”, al tempo stesso, il suo significato letterale fa volgere lo sguardo in altra direzione, verso l’alto, l’altro, all’indietro.
“Un giorno, non si sa dove non si sa quando, un bambino chiese a sua nonna di raccontare una storia. La nonna di quel bambino ne conosceva molte e le conservava ovunque: infilate in tasca, nel cassetto del comò, nella dispensa e persino nella scarpiera. […] Le storie della nonna andavano bene per ogni momento della giornata perché lei ne raccontava di ogni tipo: lunghe, corte, strampalate, divertenti o tristissime da far piangere anche i fazzoletti. […] Le storie vengono, vanno, volano via, si trasformano, ma quando è il momento ritornano…” (da un racconto di Cosetta Zanotti). I nonni sono, nel bene e nel male, radici, racconti, raccordi, rapporti… La nonnità è un diritto fondamentale e relazionale dei bambini che non dovrebbe affatto essere messo in discussione dagli adulti.
“Famiglia” anagrammata diventa “ama figli”, bisognerebbe ricordarlo e praticarlo ogni dì: “L’amore non si misura con il tempo ma con la cura e l’attenzione” (l’assunto di chiusura dell’articolo o punto n. 1).

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2. Diritto alla gioia


Scorrendo la Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori nel punto 2 della Carta con titolo “I figli hanno il diritto di continuare ad essere figli e di vivere la loro età” si legge: “I figli hanno il diritto alla spensieratezza e alla leggerezza, hanno il diritto di non essere travolti dalla sofferenza degli adulti. I figli hanno il diritto di non essere trattati come adulti, di non diventare i confidenti o gli amici dei loro genitori, di non doverli sostenere o consolare. I figli hanno il diritto di sentirsi protetti e rassicurati, confortati e sostenuti dai loro genitori nell’affrontare i cambiamenti della separazione”.
“Spesso i più piccoli vivono l’allontanamento di un genitore o di un adulto di riferimento come un senso di perdita e di abbandono. Altre volte, tendono a percepire la separazione come una loro mancanza e a provare un senso di colpa. Ogni bambino elabora ed esprime questi sentimenti in modo personale, a seconda dell’età e del suo carattere. I bambini più grandi tendono a manifestare un senso di disorientamento per la paura di perdere uno dei genitori. Oppure a lamentare dolori e malessere, per attirare l’attenzione su di sé da parte di noi adulti. Anche i bambini più piccoli percepiscono la tensione e i cambiamenti quotidiani, esprimendoli a loro volta attraverso il pianto o atteggiamenti nervosi. Per questo, è importante riconoscere i loro comportamenti e dedicare del tempo per comprendere le ragioni del loro stato d’animo” (un’équipe di esperti). Gli adulti che si separano o divorziano non devono mai dire, a proposito dei figli, per giustificare la loro scelta: “Tanto sta crescendo! Ha capito! È ancora un bambino per cui non se ne sta accorgendo o dimenticherà! Per lui/lei è meglio che ci separiamo…”. I bambini hanno una sensibilità accentuata come la loro pelle e come il loro sistema nervoso che va maturando.
Infatti, lo psicologo e psicoterapeuta Fulvio Scaparro spiega: “Come si manifesta l’allarme di fronte alle tensioni tra i genitori e, nei casi più estremi, alla violenza assistita, fisica o verbale, quando i piccoli non sono ancora in grado di esprimere a parole o con gesti dal significato inequivocabile la loro sofferenza? Come può segnalare al suo ambiente la propria angoscia un essere umano di pochi giorni o pochi mesi o pochi anni? Attraverso il corpo. In vario modo, anche con l’asma”. I genitori devono prestare attenzione a tutto quello che fanno ma anche a quello che non fanno e non trincerarsi dietro scusanti dicendo di non fare nulla di male o di non far mancare nulla ai figli. Non solo, devono fare attenzione a ogni segnale di malessere lanciato dai figli perché la salute non si misura solo con analisi e indagini ma con lo sguardo.
Dopo un fallimento di coppia è vero che si ha il diritto di rifarsi una vita, ma non ci si dimentichi che i figli nati dalla precedente relazione hanno prioritariamente il diritto di fare la loro vita, la migliore che si possa prospettare. È anche questo il significato della rubrica dell’art. 2: “I figli hanno il diritto di continuare ad essere figli e di vivere la loro età”.
Punto n. 3 della Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori: “I figli hanno il diritto di non essere coinvolti nella decisione della separazione e di essere informati da entrambi i genitori, in modo adeguato alla loro età e maturità, senza essere caricati di responsabilità o colpe, senza essere messi a conoscenza di informazioni che possano influenzare negativamente il rapporto con uno o entrambi i genitori. Hanno il diritto di non subire la separazione come un fulmine, né di essere inondati dalle incertezze e dalle emozioni dei genitori. Hanno il diritto di essere accompagnati dai genitori a comprendere e a vivere il passaggio ad una nuova fase familiare”. Il cuore dei bambini accoglie tutto e tutti, peccato che poi si sclerotizzi per quello che deve subire per mano degli adulti, come i sensi di colpa per liti o separazioni tra i genitori.
Lo psicologo inglese John Bowlby precisa: “La caratteristica più importante dell’essere genitori è fornire una base sicurada cui un bambino o un adolescente possa partire per affacciarsi nel mondo esterno e a cui possa ritornare sapendo per certo che sarà il benvenuto, nutrito sul piano fisico ed emotivo, confortato se triste, rassicurato se spaventato” (in Una base sicura). I genitori si preoccupano di tutto, di dare tutto ai figli ma trascurano un aspetto importante della cura, cioè quella di dare una “base sicura”, sicurezza ai figli: unione salda tra i genitori (che non significa non litigare mai), manifestazioni di adultità, ascolto, presenza che si fa sentire (anche con uno sguardo attento e non distratto e fuggevole), non esasperazione dei conflitti di coppia, come si legge pure nel punto n. 7 della Carta “I figli hanno il diritto di non essere coinvolti nei conflitti tra genitori”: “I figli hanno il diritto di non assistere e di non subire i conflitti tra genitori, di non essere costretti a prendere le parti dell’uno o dell’altro, di non dover scegliere tra loro. I figli hanno il diritto di non essere costretti a schierarsi con uno o con l’altro genitore e con le rispettive famiglie”.
Il bisogno della base sicura, emerso preponderante durante il periodo acuto della pandemia, è anche quello considerato sotto diversi aspetti nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia (per esempio nell’art. 27 si legge che i genitori hanno primariamente la responsabilità di “assicurare”) e che ispira tutti gli articoli della Carta. Quel bisogno di base sicura che è anche la ratio della richiesta di allegare il piano genitoriale (art. 473-bis comma 4 cod. proc. civ.) nei procedimenti di separazione/divorzio.
Il decalogo della Carta sembra ripercorrere il decalogo dei bisogni dei bambini, dall’esigenza di amore a quella di gioia, come formulato dal formatore montessoriano tedesco Claus Dieter Kaul.
La Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori, perciò, può essere considerata un “vademecum” per la genitorialità nelle difficoltà della quotidianità. Perché, come i genitori nella loro separazione stanno esprimendo una scelta per stare meglio, così devono “scegliere” (etimologicamente “separare la parte migliore di una cosa dalla peggiore”) il meglio per i loro figli: “Nell’assolvimento del loro compito essi [i genitori] debbono venire innanzitutto guidati dall’interesse superiore del fanciullo” (art. 18 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).
 

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