Punire i figli è legale? Sino a dove si possono spingere i genitori nel farlo

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Il potere del padre e della madre nel correggere ed educare e il dovere dei figli di obbedire si perde nella notte di tempi, ma ci si chiede: sino a dove si possono spingere i genitori nel punire i figli?

Sempre più spesso ci si domanda se sia legale punire i figli, ad esempio vietando loro di uscire o di andare in vacanza con gli amici, negando loro la cosiddetta paghetta settimanale o l’acquisto del motorino per spostarsi in città, oppure, se un genitore possa imporre al figlio di lavorare al negozio o di pulire il giardino come “punizione” per non avere rispettato gli ordini che gli erano stati impartiti.

I genitori hanno il compito di educare, e l’educazione, a volte, in caso di disobbedienza passa attraverso la punizione.

Avviene anche con gli adulti, a carico dei quali la legge prevede specifiche sanzioni se “i grandi” la dovessero violare.

L’unica differenza è che, nelle famiglie, sono i genitori e non l’ordinamento a stabilire quali debbano essere le punizioni.

Il loro arbitrio determina sempre la gradualità delle sanzioni, e deve avere un freno, in caso contrario, si incorrerebbe nel reato di “abuso dei mezzi di correzione”» o, quando il comportamento del genitore sconfina nella violenza, nel reato di “maltrattamenti”.

In questo articolo proveremo a dare delle risposte ai quesiti sopra menzionati.

     Indice

  1. La legge secondo la quale i genitori devono educare i figli
  2. Obbedire ai genitori per i figli è un obbligo?
  3. I figli possono essere puniti dai genitori?
  4. Sino a dove si possono spingere le punizioni dei genitori nei confronti dei figli?
  5. Il figlio maggiorenne può essere punito dai genitori?

1. La legge secondo la quale i genitori devono educare i figli

L’articolo 147 del codice civile sancisce espressamente il dovere dei genitori di educare i figli.

Secondo la norma in questione, il matrimonio impone ad ambedue i coniugi:

l’obbligo di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli, nel rispetto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni.

La Corte Costituzionale ha successivamente esteso l’ambito di applicazione di questa disposizione anche alle coppie non sposate, in relazione al fatto che i rapporti tra genitori e figli non mutano dall’esistenza o inesistenza del matrimonio.

Il dovere dei genitori di educare i figli si deduce anche dall’articolo 2048 del codice civile che mette a carico del padre e della madre la responsabilità per gli illeciti (civili, penali e amministrativi) dei figli, a meno che non dimostrino di non avere potuto impedire il fatto.

A questo proposito, la giurisprudenza ritiene che l’unico modo per i genitori di non risarcire i danni provocati dal figlio è dare la prova di avergli impartito una “buona educazione”.

Una difficile se non impossibile prova, se si considera che commettere un illecito è spesso indice di poca educazione.

2. Obbedire ai genitori per i figli è un obbligo?

L’articolo 315-bis del codice civile stabilisce che il figlio minorenne deve rispettare i genitori.

Nonostante questo, la violazione della norma non è punita con nessuna sanzione.

Un figlio minorenne da un lato deve obbedire al padre e alla madre, ma dall’altro lato il volere degli stessi non può mai andare contro gli interessi del figlio.

3. I figli possono essere puniti dai genitori?

I genitori, avendo il dovere di educare, possono anche punire i figli.

Le punizioni però devono essere:

  • Proporzionate al comportamento da reprimere e alla personalità del figlio.
  • Limitate nel tempo.

È possibile costringere il figlio a restare nella sua camera per qualche ora ma non per un’intera giornata.

È lecito vietare al figlio di frequentare una persona ma esclusivamente se la presenza della stessa può essere di grave pregiudizio per la sua crescita.

Se il figlio ha una personalità ribelle e poco rispettosa delle regole giuridiche e sociali, i genitori avranno un dovere educativo maggiore rispetto all’ipotesi di un figlio sensibile che sbagli raramente.


Sul tema leggi anche: Cassazione: la distinzione tra abuso dei mezzi di correzione e maltrattamenti in famiglia ai danni dei figli che rifiutano di fare i compiti


4. Sino a dove si possono spingere le punizioni dei genitori nei confronti dei figli?

Le punizioni molto severe costituiscono un reato, quello di abuso dei mezzi di correzione, che può essere oggetto di denuncia.

Se però le punizioni diventano vere e proprie vessazioni continue, scatta il più grave reato di maltrattamenti in famiglia.

La differenza tra le due ipotesi è nella sostanza.

Il reato di abuso dei mezzi di correzione scatta quando si eccede nell’esercizio di un potere lecito. Il reato di maltrattamenti  in famiglia, ricorre quando si agisce a monte in modo illecito, ad esempio con l’utilizzo della violenza.

Secondo la Suprema Corte di Cassazione, l’abuso dei mezzi di correzione si può verificare in presenza di una punizione, sia fisica sia psicologica o morale, idonea a produrre l’umiliazione del minore.

L’intento educativo deve essere esercitato con coerenza senza provocare traumi alla personalità del figlio.

Secondo l’interpretazione tradizionale, la legge riconosce ai genitori un potere di supremazia sui figli minorenni con il diritto-dovere di correggerli (il cosiddetto ius corrigendi).

A questo fine, possono fare utilizzo della violenza fisica o morale, purché non ne derivi, come dice l’articolo 571 del codice penale, una malattia nel corpo o nella mente del minore.

5. Il figlio maggiorenne può essere punito dai genitori?

Si ritiene che i genitori possano punire esclusivamente i figli minorenni.

Si può intuire dal fatto che, secondo la Suprema Corte di Cassazione, il reato di abuso dei mezzi di correzione possa scattare esclusivamente in presenza di minorenni.

Il figlio maggiorenne, anche se convivente con i genitori, non è più soggetto alla loro autorità ma è responsabile personalmente dei propri comportamenti.

In simili casi si potrà parlare di altri reati come quelli di violenza privata, percosse, maltrattamenti in famiglia.

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