Bocciati i tribunali militari speciali per i prigionieri di Guantanamo

Barbero Matteo 27/07/06
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La Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha giudicato illegittime le Commissioni militari speciali istituite dal Governo Bush per processare i sospetti fiancheggiatori di al-Qaida o di altre organizzazioni terroristiche ad essa affiliate.
Come noto, tali soggetti, ribattezzati come “nemici combattenti”, sono detenuti nei campi di prigionia a Guantanamo Bay, base militare americana situata sull’estrema punta orientale di Cuba.
Uno di costoro, Salim Ahmed Hamdan – cittadino yemenita detenuto a Guantanamo in quanto accusato di essere collaboratore (oltre che ex autista) del nemico pubblico n. 1 Osama Bin Laden – ha contestato la giurisdizione del Tribunale militare speciale incaricato di giudicarlo.
Hamdan, in particolare, ha sostenuto che la procedura adottata da tali organi non garantisce i principi del giusto processo, primo fra tutti quello secondo cui ogni imputato ha diritto di conoscere (e contestare) le prove addotte a suo carico.
La Corte Suprema (con una maggioranza di cinque voti contro tre e con l’astensione del nuovo Presidente, John Roberts) ha accolto tale tesi, rilevando come tale procedura consenta di escludere l’imputato ed il suo eventuale avvocato civile dalla partecipazione alle udienze istruttorie e dall’esame dei relativi fascicoli laddove (e fino a quando) ciò sia necessario per tutelare la tutela di interessi qualificati genericamente come attinenti alla sicurezza personale dei partecipanti al processo ovvero (soprattutto) alla sicurezza nazionale. Solo ai difensori militari deve essere consentito di partecipare a tali udienze, ma ad essi può essere imposto di non rivelare alcunché all’imputato.
Ciò rappresenta, secondo i giudici della Corte Suprema, una palese violazione tanto del codice militare statunitense (Uniform Code of Military Justice- UCMJ) quanto della Convenzione di Ginevra del 1949.
La Corte Suprema, d’altra parte, ha affermato che l’istituzione di siffatti Tribunali speciali non trova espressa autorizzazione in alcun atto del Congresso, ivi compresa la Authorization for Use of Military Force (AUMF) adottata all’indomani degli attentati dell’11 settembre 2001 per conferire all’Esecutivo i pieni poteri necessari per condurre un’efficace lotta al terrorismo internazionale.
Volendo analizzare “a caldo” i possibili effetti della sentenza, sembrano delinearsi due scenari alternativi.
Bush potrebbe richiedere nuovi (e maggiori) poteri speciali al Congresso. È una soluzione che la stessa sentenza della Corte Suprema prospetta, senza tuttavia chiarirne fino in fondo le implicazioni.
In alternativa, l’Amministrazione americana potrebbe accettare di far processare i presunti terroristi davanti a Tribunali federali ordinari (la cui giurisdizione su Guantanamo è stata riconosciuta dalla stessa Corte Suprema con le sentenze del giugno-luglio 2004) ovvero presso le Corti marziali delle Forze armate.
In tutti i casi, tuttavia – è forse questa la cifra ultima della pronuncia della Corte Suprema – occorre preservare le garanzie processuali essenziali sancite dalla legislazione americana e dal diritto internazionale.
 
 
Matteo Barbero (Dottorando di ricerca in diritto pubblico presso l’Università degli studi di Torino –

e-mail: teomat75@virgilio.it)

Barbero Matteo

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