Approvata dalla Camera la legge ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne

Redazione 30/05/13
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Anna Costagliola

La Camera dei deputati, nella seduta del 28 maggio, ha approvato all’unanimità il testo della proposta di legge per la ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa, fatta a Istanbul l’11 maggio 2011, relativa alla prevenzione e alla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Il testo passa ora all’esame del Senato.

La Convenzione è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. Essa interviene specificamente anche nell’ambito della violenza domestica, che non colpisce solo le donne, ma anche altri soggetti, ad esempio bambini ed anziani, ai quali altrettanto si applicano le medesime norme di tutela. Alla Convenzione in oggetto si è giunti dopo che il Consiglio d’Europa aveva intrapreso una serie di iniziative per contrastare la violenza contro le donne già a partire dall’inizio degli anni ’90, cercando di sensibilizzare al problema gli Stati membri mediante la revisione delle proprie politiche interne e l’adozione di misure atte a garantire la protezione delle vittime e a prevenire la perpetrazione di crimini nei loro confronti.

Obiettivi della Convenzione sulla prevenzione e sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica sono:

a) proteggere le donne da ogni forma di violenza;

b) contribuire ad eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne e promuovere la concreta parità tra i sessi, anche rafforzando l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne;

c) predisporre un quadro globale di politiche e misure di protezione e di assistenza a favore di tutte le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica;

d) promuovere la cooperazione internazionale al fine di eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica;

e) sostenere e assistere le organizzazioni e autorità incaricate dell’applicazione della legge in modo che possano collaborare efficacemente, al fine di adottare un approccio integrato per l’eliminazione della violenza contro le donne e la violenza domestica.

Con l’espressione «violenza nei confronti delle donne» si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata. Con il termine «violenza domestica» sono designati tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner.

Per entrare in vigore, la Convenzione necessita della ratifica di almeno 10 Stati, tra i quali 8 membri del Consiglio d’Europa. Attualmente gli Stati firmatari sono 29, e le ratifiche 4 (Albania, Montenegro, Portogallo e Turchia), destinate ad aumentare a 5 con l’Italia, dopo che anche il Senato avrà approvato la relativa legge. La spinta verso un’accelerazione dell’iter di approvazione della legge di ratifica della Convenzione è certamente pervenuta dalla crescente preoccupazione per i gravi e sempre più frequenti episodi di violenza cui vanno incontro donne e ragazze. Il continuum della violenza tra le mura domestiche si riflette nel numero crescente delle vittime di femminicidio: dalle statistiche emerge che sempre più donne vengono uccise dal partner, dal marito o dall’ex partner; gran parte delle manifestazioni della violenza denunciata ha luogo in un contesto caratterizzato da una società patriarcale e incentrato sulla famiglia.

Fino ad oggi la risposta dello Stato alle denunciate violenze non è apparsa appropriata, anche alla luce di un quadro giuridico frammentario e inadeguato sotto il profilo sanzionatorio. Consentendosi l’operatività della Convenzione si punta finalmente a gettare le basi per una forma di tutela completa per le donne, intervenendo non solo sul piano della repressione, ma anche su quello della prevenzione, dell’assistenza, della sensibilizzazione culturale e dell’educazione.

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