Affidamento condiviso: cosa rischia il genitore che non rispetta il diritto di visita?

Redazione 08/12/16
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La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha stabilito che la madre separata che impedisce al coniuge di vedere il proprio figlio commette reato, rischiando anche il carcere; questo anche se vi sono presunti rapporti conflittuali tra il padre e il figlio.
La Cassazione con la sentenza in oggetto ha confermato la condanna di una madre a 3 mesi di carcere e al risarcimento dei danni per aver impedito svariate volte il diritto di visita del padre.
Di seguito ecco che cosa stabilisce la legge in materia di diritto di visita ai figli.
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La legge (Legge 8 febbraio 2006, n. 54) garantisce il diritto di visita di un genitore (madre o padre) al proprio figlio e come tale, nella pratica, viene regolato dal giudice in sede di separazione.
Inoltre, il diritto del genitore separato ad avere contatti con il proprio figlio è espressamente disciplinato dall’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, il quale stabilisce che “ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare” e che “non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto”, fatta eccezione per i casi (rari) concernenti misure “necessarie alla sicurezza nazionale” o alla “protezione della salute”.
Quando il genitore che ostacola le visite dell’ex rischia il carcere?
La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 50072/2016, come anticipato sopra, ha confermato il fatto che il genitore che impedisce all’ex partner di vedere il figlio rischia di incorrere in pene anche molto pesanti.
Nel caso in esame, una madre colpevole di non aver permesso, in più circostanze, all’ex coniuge di vedere la figlia nelle tempistiche decise dal giudice è stata condannata a 3 mesi di carcere.
La donna in questione è stata, dunque, ritenuta responsabile del reato ex art. 388, 2° comma, del codice penale: vale a dire colpevole di essersi sottratta all’esecuzione di un provvedimento del giudice relativo all’affidamento dei minori.
Se ci sono rapporti conflittuali con il minore cosa succede?
In base alla citata sentenza della Suprema Corte, la giustificazione della donna, la quale aveva rivelato l’esistenza di contrasti tra la figlia e il padre e la rispettiva nuova compagna, non viene considerata valida per consentirle di negare il diritto di visita all’ex coniuge.
In tal senso, infatti, la Corte d’Appello aveva relazionato il malessere della figlia, dichiarato anche dall’assistente sociale, all’”atteggiamento non collaborativo” manifestato dalla madre, che dapprima aveva respinto il percorso di mediazione suggerito dal giudice e successivamente aveva segnalato lei stessa lo stato di agitazione della figlia.
Affidamento: come funziona?
A partire dalla riforma del 2006, in Italia qualora una coppia decida di ricorrere alla separazione i giudici devono privilegiare le tipologie di affidamento dei figli che implicano una stabile attribuzione ambedue i genitori.
Nel caso, dunque, non si riscontrino gravi motivazioni atte ad impedirlo l’esercizio della responsabilità genitoriale dovrebbe venire esercitato di comune accordo proprio in virtù del maggiore interesse del figlio e della rispettiva serenità durante lo sviluppo e la crescita.
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Questo per lo meno nella teoria, perché nella pratica spesso si adotta l’affidamento esclusivo ad uno solo genitore, che solitamente è rappresentato dalla madre. Tale decisione viene presa con l’obiettivo di garantire al figlio (anche in questo caso) una più stabile serenità nel prosieguo della vita familiare. In realtà, però, una simile prassi spesso non fa altro limitare (e non di poco) il diritto alla vista dell’altro genitore, nella maggioranza dei casi appunto il padre.

Redazione

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