Dal 10 novembre 2025 è attivo il registro AGCOM per gli “influencer rilevanti”. Il nome fa sorridere, ma la sostanza è tutt’altro che burocratica: siamo davanti a un cambiamento strutturale. Con la delibera n. 197/25/CONS, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha deciso che i creatori di contenuti con ampia risonanza sociale devono rispondere a regole chiare, responsabilità definite e — dettaglio non trascurabile — sanzioni molto concrete.
Certo, non si tratta di un albo professionale in senso stretto (non prevede esame di Stato, ordini locali o Cassa previdenziale), ma la traiettoria è evidente: chi comunica a milioni di persone ha, oggi, obblighi comparabili a quelli di un editore. E chi fa pubblicità — anche se lo fa ballando, sussurrando o impastando biscotti — deve rispettare le regole della pubblicità.
Vediamo allora cosa comporta questo nuovo regime per influencer, agenzie, brand, piattaforme e — non ultimi — i consulenti legali chiamati a mettere ordine dove l’algoritmo ha regnato indisturbato troppo a lungo. Per approfondire su questi temi abbiamo pubblicato il volume Influencer e intelligenza artificiale, disponibile su Shop Maggioli e su Amazon
Indice
- 1. Cos’è il registro AGCOM e perché è stato istituito
- 2. Chi deve iscriversi al registro: soglie e criteri
- 3. Quali obblighi prevede il nuovo regime
- 3. Le sanzioni: chi le commina, quanto si rischia e come si contesta
- 4. Perché questo nuovo sistema è, tutto sommato, una buona notizia
- 5. Conclusioni: non è un albo, è un patto di maturità
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1. Cos’è il registro AGCOM e perché è stato istituito
Il “registro influencer”, come lo chiamano i media, è in realtà un elenco ufficiale degli influencer rilevanti, istituito con la delibera AGCOM n. 197/25/CONS del 24 ottobre 2025, pubblicata sul sito dell’Autorità e già attiva dal 10 novembre con apposito modulo online.
Il provvedimento si fonda sulle competenze attribuite ad AGCOM dal Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (TUSMAR, d.lgs. 208/2021), in particolare per la tutela del pluralismo informativo, la trasparenza commerciale e la protezione dei minori. Obiettivo dichiarato: garantire che i contenuti digitali rivolti a un pubblico ampio siano riconoscibili, corretti e responsabilmente gestiti.
Non si tratta, quindi, di stabilire chi è influencer “vero” e chi no. Si tratta di riconoscere che — al di là dei follower — esiste un potere comunicativo esercitato fuori dalle tradizionali forme editoriali, ma con effetti comparabili. E quel potere, ora, non è più neutro. Per approfondire su questi temi abbiamo pubblicato il volume Influencer e intelligenza artificiale, disponibile su Shop Maggioli e su Amazon
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2. Chi deve iscriversi al registro: soglie e criteri
L’iscrizione è obbligatoria per chi supera almeno una delle seguenti soglie:
- 500.000 follower o iscritti su una singola piattaforma (Instagram, TikTok, YouTube, Twitch, Facebook, X…) oppure
- 1.000.000 di visualizzazioni medie mensili su almeno una piattaforma digitale.
Il criterio è numerico, oggettivo e verificabile. Una volta superata la soglia, l’influencer ha l’obbligo di registrarsi compilando un modulo disponibile sul sito dell’AGCOM. Dovrà fornire i propri dati anagrafici, gli identificativi digitali (nickname, canali, handle), metriche di pubblico, e allegare un documento di identità.
Chi non raggiunge le soglie non è tenuto all’iscrizione, ma resta comunque vincolato a tutti gli obblighi generali di trasparenza, in particolare in materia di pubblicità, comunicazioni commerciali e tutela dei minori.
3. Quali obblighi prevede il nuovo regime
Il cuore del sistema non è l’iscrizione, ma la conformità ai contenuti del Codice di condotta allegato alla delibera. Chi rientra nell’elenco è tenuto a:
1. Dichiarare in modo evidente i contenuti sponsorizzati
Ogni collaborazione commerciale deve essere segnalata in maniera chiara, inequivocabile e immediatamente percepibile. Non basta il solito #ad in fondo al post. La trasparenza deve essere “di primo impatto”, per usare le parole dell’Autorità.
2. Rispettare criteri di correttezza e non discriminazione
Sono vietati contenuti che promuovano odio, razzismo, sessismo, omofobia, o che incitino alla violenza, all’emulazione pericolosa o alla diffusione di informazioni false su temi sensibili (salute, sicurezza, finanza personale, diritto ecc.).
3. Garantire la tutela dei minori
L’influencer ha l’obbligo di valutare il potenziale impatto del contenuto su minori, evitando messaggi fuorvianti, linguaggio inadeguato o modelli comportamentali tossici. Se nei contenuti compaiono minori, la soglia di attenzione si alza drasticamente.
4. Segnalare l’uso di filtri e intelligenza artificiale
La manipolazione digitale delle immagini o dei video deve essere indicata con una dicitura evidente. Che si tratti di un filtro “beauty”, di uno sfondo generato con AI o di un deepfake, l’utente deve sapere che ciò che vede non corrisponde alla realtà. Non è più solo una questione estetica: è questione di correttezza informativa.
5. Mantenere aggiornati i dati comunicati ad AGCOM
Chi è iscritto all’albo deve comunicare eventuali variazioni rilevanti: cambi di profilo, sospensioni di attività, modifiche delle metriche, ecc.
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3. Le sanzioni: chi le commina, quanto si rischia e come si contesta
Il regime sanzionatorio previsto dalla delibera è tutt’altro che simbolico:
- fino a 250.000 euro per violazioni “ordinarie” del Codice (es. pubblicità non dichiarata);
- fino a 600.000 euro per violazioni gravi, come contenuti lesivi per i minori, discriminazioni, hate speech, incitamento a comportamenti dannosi;
- fino a 103.000 euro per chi omette l’iscrizione pur avendone l’obbligo.
Le sanzioni sono irrogate direttamente dall’AGCOM, previo avvio di un procedimento sanzionatorio che prevede notifica dell’addebito, termine per controdeduzioni, istruttoria, e decisione finale con ordinanza-ingiunzione motivata. Si applicano, in via residuale, le regole generali della legge n. 689/1981 e il Regolamento AGCOM in materia di sanzioni.
Il provvedimento è impugnabile davanti al TAR Lazio entro 60 giorni dalla notifica. È possibile anche chiedere la sospensiva, ma chi lavora nell’ambito legale sa bene che il tempo della giustizia amministrativa non sempre coincide con quello dei social.
E qui una nota critica: l’assenza di criteri certi nella determinazione della gravità delle violazioni espone il sistema al rischio di discrezionalità. Chi decide che un contenuto è pericoloso per i minori? Secondo quali metriche? Con quali prove? Serve documentazione robusta, e serve presto.
4. Perché questo nuovo sistema è, tutto sommato, una buona notizia
Sì, è vero: ci sarà più lavoro per i creator. Ma anche più chiarezza, più sicurezza e, finalmente, più serietà.
Questa regolamentazione:
- mette fine alla giungla di sponsor camuffati;
- protegge i minori e i soggetti vulnerabili;
- valorizza chi lavora con trasparenza e competenza;
- crea un sistema dove responsabilità e creatività coesistono.
Chi improvvisa, chi copia, chi si crede furbo resterà indietro. Chi si organizza — con processi, contratti, formazione, strategia — avrà tutto da guadagnare.
5. Conclusioni: non è un albo, è un patto di maturità
Non serve una toga per capire che questo provvedimento segna un cambio di fase. Il mondo degli influencer smette di essere zona grigia e diventa territorio normato. E non per punizione, ma per riconoscimento.
La trasparenza non è un vincolo, è un criterio di fiducia. La correttezza non è burocrazia, è reputazione. E la compliance, come sempre, non è una scocciatura, ma uno scudo — legale, commerciale, professionale.
Chi lavora bene, chi comunica con etica, chi rispetta la propria audience, oggi ha uno strumento in più per distinguersi. Gli altri — quelli che giocano a fare i professionisti senza accettarne i doveri — cominceranno a trovarsi stretti.
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