Codice UE per l’Intelligenza Artificiale: regole volontarie, ma nessuno vuole restare indietro

L’estate 2025 non porta solo caldo torrido e ferie sudate, ma anche il debutto ufficiale del nuovo Codice di Condotta UE sull’Intelligenza Artificiale.

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L’estate 2025 non porta solo caldo torrido e ferie sudate, ma anche il debutto ufficiale del nuovo Codice di Condotta UE sull’Intelligenza Artificiale. Volontario? Certamente. Ma attenzione: non firmarlo potrebbe diventare rapidamente fuori moda. Pensato come bussola operativa per imprese europee che vogliono anticipare l’adeguamento all’AI Act (Regolamento UE 2024/1689), questo Codice è un esempio ben congegnato di soft law a supporto della compliance e della reputazione aziendale. Il volume “Ai Act – Principi, regole ed applicazioni pratiche del Reg. UE 1689/2024”, disponibile sullo Shop Maggioli e su Amazon, si propone di rispondere proprio a queste sfide, offrendo ai professionisti del diritto un quadro completo e aggiornato delle nuove responsabilità giuridiche legate all’uso dell’Intelligenza Artificiale. Per approfondire il tema, ti consigliamo il Master in Intelligenza Artificiale per imprese, professionisti e avvocati – II edizione.

Indice

1. Un contesto normativo che cambia faccia all’Europa


Il Regolamento sull’intelligenza artificiale, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 12 luglio 2024 ed entrato in vigore il 1° agosto 2024, si applicherà per gradi: alcune parti sono entrate in vigore entro febbraio 2025, mentre l’impianto generale diventerà cogente da agosto 2026. In questo vuoto operativo temporaneo, il Codice di Condotta si inserisce come strumento ausiliario: niente obblighi formali, ma tante linee guida utili per chi intende mettersi avanti con il lavoro.
Redatto da un pool di 13 esperti indipendenti, con il contributo di oltre 1000 stakeholder, il testo è già stato validato nella sua versione definitiva e attende ora l’adozione ufficiale da parte della Commissione e degli Stati membri. In breve: le regole sono scritte, la palla passa alle imprese. Il volume “Ai Act – Principi, regole ed applicazioni pratiche del Reg. UE 1689/2024”, disponibile sullo Shop Maggioli e su Amazon, si propone di rispondere proprio a queste sfide, offrendo ai professionisti del diritto un quadro completo e aggiornato delle nuove responsabilità giuridiche legate all’uso dell’Intelligenza Artificiale.

VOLUME

Ai Act

Quale impatto avrà l’intelligenza artificiale sulla nostra società e soprattutto sul diritto? Il testo esplora questa complessa intersezione, offrendo una guida dettagliata e completa.L’opera approfondisce l’evoluzione dell’AI, dalle sue umili origini nei primi sistemi esperti alle avanzate reti neurali e all’AI generativa di oggi.Analizza in modo critico il panorama normativo europeo, come il recente Regolamento n. 1689/2024, delineando il percorso legislativo e le regolamentazioni che cercano di gestire e governare questa tecnologia in rapida evoluzione.Gli autori affrontano temi fondamentali come l’etica dell’AI, la responsabilità legale, la sicurezza dei dati e la protezione della privacy.Il libro non si limita alla teoria: esplora anche le applicazioni pratiche dell’AI in vari settori, tra cui la giustizia, il settore finanziario, la pubblica amministrazione e la medicina.Attraverso casi di studio e analisi dettagliate, il libro mostra come l’AI stia trasformando questi ambiti e quali questioni giuridiche stiano emergendo.Inoltre, viene esaminato l’impatto dell’AI sul mondo del lavoro, evidenziando come l’automazione e le nuove tecnologie stiano cambiando le dinamiche lavorative e quali siano le implicazioni legali di queste trasformazioni.L’opera vuole essere una lettura essenziale per avvocati, giuristi, professionisti IT e tutti coloro che desiderano comprendere le complesse relazioni tra tecnologia e diritto, offrendo una visione completa e aggiornata, ricca di analisi critiche e riflessioni pratiche, per navigare nel futuro della tecnologia e del diritto con consapevolezza e competenza.Michele IaselliAvvocato, docente di Diritto digitale e tutela dei dati alla LUISS e di informatica giuridica all’Università di Cassino. Direttore del comitato scientifico di ANDIP e coordinatore del comitato scientifico di Feder-privacy. Funzionario del Ministero della Difesa ed esperto dell’Ufficio Generale Innovazione Difesa, è membro del Comitato di presidenza dell’ENIA (Ente Nazionale Intelligenza Artificiale).

 

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2. I tre pilastri del Codice di Condotta UE sull’Intelligenza Artificiale: trasparenza, copyright, sicurezza


Il Codice ruota intorno a tre principi chiave, tanto chiari quanto ambiziosi:

  • Trasparenza: gli utenti devono sapere quando stanno interagendo con un sistema di intelligenza artificiale, soprattutto se si tratta di modelli generativi o chatbot. L’indicazione è di evitare qualsiasi ambiguità e prevedere, dove necessario, etichette, notifiche o disclaimer. Un aspetto che si allinea perfettamente con il principio di fairness del GDPR e i doveri informativi degli articoli 12-14.
  • Copyright: le aziende devono tenere traccia della provenienza dei dati utilizzati per l’addestramento dei modelli e garantire che l’output non violi i diritti d’autore. Questo comporta sistemi di audit interni, catalogazione delle fonti e, dove possibile, strumenti tecnici per filtrare o segnalare contenuti a rischio.
  • Sicurezza: i sistemi AI devono essere robusti, testabili, monitorabili e soprattutto sicuri. Il Codice incoraggia l’adozione di pratiche di red teaming, di valutazioni continue del rischio e di audit periodici, anche in collaborazione con terze parti. Un rimando evidente agli obblighi di sicurezza di cui agli articoli 25 e 32 del GDPR, declinati però nell’ottica della AI governance.

3. La compliance preventiva conviene


Chi aderisce al Codice non guadagna solo un bollino simbolico. Le imprese che lo adottano possono godere di vantaggi reputazionali, ottenere riconoscimenti da parte delle autorità europee e presentarsi con un pedigree credibile nei bandi pubblici, nelle gare e nei confronti degli investitori. È un segnale di maturità giuridico-tecnologica che potrebbe costituire un prerequisito informale per la fiducia del mercato.
Inoltre, per le realtà che operano nel settore pubblico o forniscono servizi essenziali, l’adesione volontaria potrebbe essere vista come una forma di precautionary compliance, utile in sede di contenzioso o ispezione.

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4. Chi resta a guardare?


Nonostante l’eleganza del Codice e la spinta istituzionale, le grandi piattaforme tecnologiche (le solite note) non si sono ancora sbilanciate. Google, Meta, Microsoft e compagnia cantante osservano, riflettono e probabilmente negoziano. L’impressione è che l’adesione sarà strategica e calibrata: firmare solo quando conviene, magari quando sarà troppo tardi per fare davvero la differenza.
Le PMI e le startup, invece, possono cogliere l’opportunità per posizionarsi come pionieri etici: meno potere, ma più agilità. E in un mondo dove la fiducia conta quanto la tecnologia, questa potrebbe rivelarsi una mossa vincente.

5. Conclusioni: firmare conviene, anche se nessuno ti obbliga


Nel grande cantiere normativo europeo sull’intelligenza artificiale, il Codice di Condotta rappresenta un tassello importante. Non vincolante, certo, ma strategico. Per chi si occupa di compliance, per chi sviluppa tecnologie, per chi vuole restare nel mercato europeo senza inciampare nei divieti dell’AI Act, aderire oggi è un segnale chiaro: so dove sto andando, e ci arrivo prima degli altri.
Il Codice, in effetti, non promette premi o protezioni immediate, ma offre qualcosa di più sottile e duraturo: un posizionamento. Aderire significa saper anticipare le aspettative normative, costruire fiducia nei confronti di utenti e regolatori, e inserirsi nella narrativa di un’Europa tecnologica ma etica. Un segnale forte, soprattutto in un mercato in cui il rischio reputazionale può pesare quanto quello sanzionatorio.
Inoltre, per le imprese che sviluppano sistemi AI o li integrano nei propri processi decisionali, firmare il Codice può fungere da guida operativa per future certificazioni, ispezioni o processi di audit. È una palestra normativa, che allena all’AI Act prima ancora che scattino i vincoli giuridici veri e propri.
Infine, ma non da ultimo, aderire al Codice significa far parte di un ecosistema. Un ecosistema che si sta muovendo, che detta standard e costruisce consenso. Rimanerne fuori, anche solo per disinteresse, può significare arrivare tardi. E in tema di innovazione, arrivare tardi non è mai una strategia.

Formazione per professionisti


Il Master in Intelligenza Artificiale per Imprese, Professionisti e Avvocati è un percorso formativo avanzato, progettato per fornire alle aziende e ai professionisti del settore legale le conoscenze e le competenze necessarie per orientarsi e utilizzare al meglio le potenzialità dell’AI generativa. Attraverso un approccio pratico, il corso illustrerà i principali tool di AI in uso e mostrerà ai partecipanti come integrare l’AI nei processi lavorativi, migliorando l’efficienza, riducendo i costi e innovando i servizi offerti.
Il corso ha una durata totale di 21 ore, articolate in sette incontri da tre ore ciascuno, e include dimostrazioni pratiche in cui verranno illustrate tecniche per la creazione di Prompt efficaci e un framework per la creazione di un GPT personalizzato, focalizzato sulle esigenze del settore legale.
Grazie all’utilizzo dei più innovativi tool di AI generativa da parte dei docenti, i partecipanti, in aggiunta alle tradizionali dispense e slide, avranno accesso a un kit di risorse interattive basate su AI: GPT conversazionali, notebook di studio su NotebookLM, mappe concettuali dinamiche, framework operativi e strumenti specialistici.
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Avv. Luisa Di Giacomo

Laureata in giurisprudenza a pieni voti nel 2001, avvocato dal 2005, ho studiato e lavorato nel Principato di Monaco e a New York.
Dal 2012 mi occupo di compliance e protezione dati, nel 2016 ho conseguito il Master come Consulente Privacy e nel 2020 ho conseguito il titolo…Continua a leggere

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