C’è una scena in Hunger Games in cui Katniss capisce che, pur non avendo scelto le regole del gioco, deve comunque imparare a giocarci per restare viva. Ecco: è un po’ la stessa sensazione che si prova oggi, scoprendo che – se entro il 26 maggio 2025 non hai compilato un modulo online poco visibile – i tuoi contenuti pubblici su Facebook e Instagram sono diventati alimento per l’intelligenza artificiale di Meta. Al tema avevamo dedicato gli articoli Meta informa: addestramento AI con i dati degli utenti e Meta addestra l’IA con i tuoi dati: il Garante Privacy lancia l’allarme
Ma attenzione: non è l’ennesimo atto d’accusa contro la big tech cattiva. È piuttosto una riflessione sul fatto che il campo di gioco è cambiato, e che noi, cittadini digitali, stiamo partecipando a una rivoluzione in cui la disinformazione può sembrare consenso, e la non-azione ha un peso politico, sociale e giuridico tutt’altro che neutro.
Quindi: cosa vuol dire, davvero, non aver esercitato l’opposizione?
E se lo facciamo oggi, serve ancora a qualcosa?
Oppure, come Boromir nel Signore degli Anelli, ci siamo già seduti troppo vicini all’anello del potere per potercene liberare davvero? Il volume “Il Regolamento Europeo sull’intelligenza artificiale” curato da Giuseppe Cassano ed Enzo Maria Tripodi si propone di rispondere proprio a queste sfide, offrendo ai professionisti del diritto un quadro completo e aggiornato delle nuove responsabilità giuridiche legate all’uso dell’Intelligenza Artificiale. Per approfondire il tema, abbiamo preparato il Master in Intelligenza Artificiale per imprese, professionisti e avvocati – II edizione
Indice
1. Cos’è successo, in concreto ai dati di Meta?
Fino al 26 maggio 2025, ogni utente Meta maggiorenne aveva la possibilità di compilare un modulo per opporsi all’utilizzo retroattivo dei propri contenuti pubblici (post, commenti, foto, didascalie) da parte di Meta per l’addestramento dei suoi modelli di IA generativa (Meta AI, LLaMA e affini).
Chi ha compilato il modulo in tempo:
- ha impedito che i suoi contenuti pubblici già online fossero inclusi nei dataset di addestramento;
- potrà continuare a opporsi anche per i contenuti futuri.
Chi non lo ha fatto entro la data stabilita:
- non potrà più impedire l’uso dei contenuti già pubblicati fino a quel momento;
- può ancora esercitare l’opposizione per impedire che i contenuti futuri siano usati per l’addestramento.
Il tutto, su base di “legittimo interesse” ai sensi dell’art. 6 par. 1 lett. f) GDPR, che Meta invoca come fondamento giuridico per la liceità del trattamento. Il volume “Il Regolamento Europeo sull’intelligenza artificiale” curato da Giuseppe Cassano ed Enzo Maria Tripodi si propone di rispondere proprio a queste sfide, offrendo ai professionisti del diritto un quadro completo e aggiornato delle nuove responsabilità giuridiche legate all’uso dell’Intelligenza Artificiale.
Il Regolamento Europeo sull’Intelligenza Artificiale
Con la diffusione inarrestabile dell’Intelligenza Artificiale nella quotidianità, gli operatori del diritto sono chiamati a interrogarsi sulla capacità dell’attuale tessuto normativo – nazionale, europeo e internazionale – di reggere la forza d’urto dell’IA garantendo al tempo stesso la tutela dei diritti fondamentali a singoli e collettività o, piuttosto, sulla indispensabilità di un nuovo approccio normativo.Il Legislatore europeo è intervenuto dettando la nuova normativa dell’AI ACT, il Regolamento n. 1689/2024, che si muove lungo più direttrici: raggiungere un mercato unico dell’IA, aumentare la fiducia dei consociati, prevenire e mitigarne i rischi e, infine, sostenere anche l’innovazione della medesima IA. In un contesto di così ampio respiro, e in continuo divenire, qual è il ruolo del giurista?Il volume offre al lettore un primo strumento organico approfondito ed esaustivo per mettere a fuoco l’oggetto delle questioni e la soluzione alle stesse come poste dalla normativaeurounionale, dallo stato dell’arte tecnico e giuridico alle problematiche in campo: la proprietà intellettuale, le pratiche di IA proibite, il rapporto con il GDPR e la compliance per l’IA in base al rischio, i nuovi obblighi a carico di imprese, fornitori e utenti. Giuseppe CassanoDirettore del Dipartimento di Scienze Giuridiche della European School of Economics di Roma e Milano, ha insegnato Istituzioni di Diritto Privato presso l’Università Luiss di Roma. Avvocato cassazionista, studioso dei diritti della persona, del diritto di famiglia, della responsabilità civile e del diritto di Internet, ha pubblicato numerosissimi contributi in tema, fra volumi, trattati, voci enciclopediche, note e saggi.Enzo Maria TripodiGiurista specializzato nella contrattua listica d’impresa, nella disciplina della distribuzione commerciale, nel diritto delle nuove tecnologie e della privacy e la tutela dei consumatori. Già docente presso la LUISS Business School e professore a contratto di Diritto Privato presso la facoltà di Economia della Luiss Guido Carli di Roma. Ha insegnato in numerosi Master post-laurea ed è autore di numerose pubblicazioni con le più importanti case editrici.
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2. Ma quindi non è più reversibile?
Ecco il nodo vero, quello che separa la giurisprudenza dalla geopolitica digitale.
No, non è reversibile. I contenuti già raccolti prima dell’opposizione sono ormai nei dataset. Ingeriti, elaborati, frullati nei neuroni artificiali che allenano Meta AI.
Se questo ti ricorda Minority Report, non è un caso: un mondo in cui i nostri dati “di ieri” determinano le previsioni (e le offerte, e le narrazioni) di domani. Un mondo in cui le scelte passate – fatte in tutt’altri contesti – diventano schegge semantiche nel cervello di un’intelligenza che non dimentica nulla.
E quindi sì: chi non ha detto “no” in tempo ha, di fatto, consegnato a Meta una porzione della propria identità digitale pubblica, senza poter più tornare indietro.
3. Ma allora opporsi ha ancora senso?
Sì. E ora più che mai. Non perché serva a “riprendersi” i post del 2015, ma perché opporsi oggi è un atto simbolico e operativo insieme:
- significa interrompere il flusso, almeno da qui in avanti.
- significa affermare un principio: “Questa parte di me non ti appartiene”.
- significa (e qui parliamo da giuristi) poter rivendicare un danno, se domani si dovesse aprire un contenzioso collettivo o una class action.
E, soprattutto, significa esercitare un diritto previsto dall’art. 21 del GDPR, che non è una poesia per romantici del Novecento, ma uno strumento concreto di autodeterminazione digitale.
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4. Siamo Frodo o siamo Gollum?
Paragoni epici, lo so. Ma in questa fase della storia digitale, è inevitabile.
Come ne Il Signore degli Anelli, c’è un momento in cui ci si abitua al potere dell’anello, lo si considera inevitabile, si smette di lottare. Si dice: “Tanto ormai…”. E ci si convince che la cosa migliore sia adattarsi.
Ma c’è un altro modo. Quello in cui si riconosce che il potere non è neutro, che l’anello pesa anche se è invisibile. E si decide di portarlo, sì, ma per buttarlo nel fuoco, non per usarlo.
Ecco perché l’opposizione a Meta oggi non è solo un modulo da compilare. È un atto narrativo. È scegliere di non essere solo “materiale di addestramento”, ma soggetto attivo di una storia.
5. E domani?
Ci saranno altri Meta. Altre scadenze. Altri dataset. Altri moduli da cercare tra le pieghe di un help center.
Per questo non possiamo affrontare la questione con stanchezza o fatalismo. Dobbiamo pretendere norme più chiare, informative accessibili, processi opt-in e non opt-out, una cultura della trasparenza che non lasci tutto il carico sulle spalle del singolo utente.
Oggi possiamo ancora opporci. Domani potremo – forse – rivendicare, contestare, ottenere rimedi.
Ma solo se avremo tracciato un confine, per quanto imperfetto.
Come in ogni distopia che si rispetti, la libertà non è un punto di partenza. È una resistenza quotidiana.
Formazione per professionisti
Master in Intelligenza Artificiale per imprese, professionisti e avvocati – II edizione
Il Master in Intelligenza Artificiale per Imprese, Professionisti e Avvocati è un percorso formativo avanzato, progettato per fornire alle aziende e ai professionisti del settore legale le conoscenze e le competenze necessarie per orientarsi e utilizzare al meglio le potenzialità dell’AI generativa. Attraverso un approccio pratico, il corso illustrerà i principali tool di AI in uso e mostrerà ai partecipanti come integrare l’AI nei processi lavorativi, migliorando l’efficienza, riducendo i costi e innovando i servizi offerti.
Il corso ha una durata totale di 21 ore, articolate in sette incontri da tre ore ciascuno, e include dimostrazioni pratiche in cui verranno illustrate tecniche per la creazione di Prompt efficaci e un framework per la creazione di un GPT personalizzato, focalizzato sulle esigenze del settore legale.
Grazie all’utilizzo dei più innovativi tool di AI generativa da parte dei docenti, i partecipanti, in aggiunta alle tradizionali dispense e slide, avranno accesso a un kit di risorse interattive basate su AI: GPT conversazionali, notebook di studio su NotebookLM, mappe concettuali dinamiche, framework operativi e strumenti specialistici.
Prenotazione servizio di consulenza
Puoi prenotare un servizio di consulenza personalizzato sulle tue esigenze con il docente Claudio Gionti compilando il modulo disponibile al seguente link:
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScnwEL4P3B76WZRaoW9FnpcwT9Uh570ZAQfisMgTaDVsOzEMg/viewform
Per assistenza sulle richieste di prenotazione contattare l’indirizzo mail: servizioclienti@maggioli.it
Attestato
Al termine del Master verrà rilasciato un attestato di partecipazione, valido per l’ottenimento dei crediti formativi per avvocati. L’attestato di partecipazione sarà rilasciato solamente agli iscritti che frequenteranno almeno l’80% delle ore a programma.
>>>Per info ed iscrizioni<<<
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