Bene la ricerca sanitaria, i Comuni e le associazioni sportive (rispettivamente +4,9%, +5% e +2,7%), mentre la ricerca scientifica perde il 4,1% di firmatari e il volontariato (Onlus, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, fondazioni) il 3,3%. In generale, si registra il –2,1% di firmatari dal 2014 al 2015, che corrisponde al -0,9% di somme raccolte. È quel che emerge dai dati resi noti il 18 aprile dallAgenzia delle Entrate, che si riferiscono alle preferenze espresse per la destinazione del 5×1000, nelle dichiarazioni dei redditi del 2015. A differenza dell8 per mille (allo Stato o a un ente religioso) e del 2 per mille (a un partito politico), i dati e la relativa quota vengono comunicati ed erogati alle Associazioni solo due anni dopo.
Si parla di una generale disaffezione: traducendo le percentuali in numeri, le preferenze complessive sono diminuite dalle 16.640.008 del 2014 alle 16.297.009 dellultima annualità. Tutto ciò in un contesto economico essenzialmente stabile, quindi con numero di contribuenti costante.
Il 5×1000 ci era stato presentato come il caposaldo democratico e civile della riforma fiscale nel 2005 dallallora Ministro dellEconomia Giulio Tremonti, lasciando al cittadino la possibilità di decidere come destinare una piccola quota del proprio prelievo fiscale. Lo stesso Tremonti affermò che una società matura può e deve essere coinvolta direttamente nelle scelte di destinazione e di gestione delle risorse pubbliche (così in La paura e la speranza, 2008).
Da allora, quasi 17 milioni di cittadini contribuenti hanno scelto di destinare circa 4 miliardi di euro al sostegno di cause in cui si sono riconosciuti e associazioni ed enti che hanno ritenuto meritevoli. Il numero di firmatari è andato aumentando di anno in anno fino ad ora: la flessione che si era registrata nel 2014 è stata confermata dai dati del 2015. Lelemento più sorprendente è quello relativo al calo del 3,3% delle preferenze date al settore del volontariato, fino a questo momento una roccaforte.
Le associazioni senza scopo di lucro riescono a garantire ai cittadini servizi ritenuti dallo Stato di pubblica utilità anche grazie alle erogazioni liberali e ai fondi del 5×1000.
Viene da chiedersi, quindi, quali potrebbero essere le conseguenze di un tale trend discendente.
Labbiamo chiesto alla Comunità Papa Giovanni XXIII, Onlus impegnata da oltre 50 anni nel contrastare l’emarginazione e la povertà.
Per noi spiega Marco Panzetti, responsabile dellUfficio Fundraising della Papa Giovanni – i fondi raccolti grazie al 5×1000 sono molto importanti, in quanto scegliamo di destinarli proprio per accogliere nelle nostre Case Famiglia e realtà di accoglienza le persone per cui non è previsto nessun contributo pubblico: ragazzi accolti che arrivano a compiere i 18 anni e smettono di ricevere la cosiddetta retta, persone senza dimora che ci chiedono aiuto, anziani rimasti soli, ragazze sfruttate che vogliono lasciare la strada
Per noi chi soffre non è un estraneo ma un fratello e anche se non è previsto nessun contributo, lo accogliamo lo stesso, in totale gratuità. Possiamo farlo solo grazie allaiuto di persone che scelgono di sostenerci, anche con il loro 5×1000. Insieme, restituiamo a queste persone lamore di una famiglia e li accompagniamo in un percorso di crescita che li renda individui capaci di essere una risorsa preziosa per la società.
Come dire: i cittadini hanno la possibilità di destinare una parte delle loro imposte, che verrebbe comunque presa dallo Stato, per contribuire a migliorare la società di cui tutti facciamo parte. È uno di quei pochi gesti che non costano nulla, ma che garantiscono un ritorno difficile da quantificare con una semplice percentuale.
IL 5×1000: cosè e come si fa
Istituito nel 2006, il 5×1000 è la percentuale delle tasse calcolata in base al proprio reddito (IRPEF, lImposta sul Reddito delle Persone Fisiche) che si può destinare, in sede di dichiarazione dei redditi, a favore di organizzazioni non profit e attività con finalità di interesse sociale riconosciute dallo Stato.
Nello specifico si può scegliere di destinare il 5×1000 a sostegno del volontariato e delle organizzazioni di utilità sociale; della ricerca scientifica e università; della ricerca sanitaria; delle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici.
La scelta avviene apponendo la propria firma nella sezione Scelta per la destinazione del cinque per mille dellIrpef che figura sul modello della dichiarazione e indicando il codice fiscale del soggetto che si vuole sostenere.
Nel caso in cui il contribuente si limiti a firmare, senza indicare un soggetto preciso, il 5×1000 del suo reddito verrà suddiviso in maniera proporzionale al numero di preferenze ricevute dalle associazioni appartenenti alla stessa categoria.
Non è obbligatorio scegliere di destinare il 5×1000, ma se un contribuente non esplicita nessuna scelta, quella quota del suo reddito verrà comunque destinata allo Stato. È quindi unoccasione per sostenere una causa in cui si crede o unorganizzazione non profit che si ritiene meritevole.
La scelta del 5×1000, dell8×1000 (allo Stato o a un ente religioso) e del 2×1000 (a un partito politico) non sono in alcun modo alternative fra loro.
Possono destinare il 5×1000 sia i contribuenti che compilano da dichiarazione dei redditi con il 730, con la Certificazione Unica oppure con il modello unico persone fisiche. Anche chi non presenta nessuna dichiarazione può farlo, recandosi presso gli uffici postali o un CAF e consegnando la scheda relativa alla destinazione del 5×1000 che si trova allegata al modello CUD, debitamente compilata e firmata.
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