Sciopero Giudici di Pace fino al 24 marzo: ecco i motivi

Redazione 21/03/17
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Incapacità di mantenere gli impegni assunti con l’Europa. È di questo che l’Unione nazionale giudici di pace accusano il Ministro della Giustizia Orlando, e motivano lo sciopero iniziato questa mattina e previsto fino al 24 marzo prossimo.

La scelta concorde da parte dei giudici di pace e onorari farà slittare le udienze di 100 mila processi. In particolare, il serio problema che ha innescato lo sciopero generale consiste nella precarietà di circa 4 mila giudici di pace e onorari, che da 15-20 anni attendono di essere assunti con contratti definitivi. Finora, infatti, nonostante abbiano prestato servizio a tempo pieno, sono rimasti in balìa di uno status di precarietà di posizione lavorativa. Ma c’è di più. L’Unione di giudici paventa prossime condanne al risarcimento del danno da parte dell’Unione Europea, nei confronti dell’Italia, per violazione della legge Pinto sulla durata ragionevole del processo.

 

I motivi dello sciopero

Questa – a loro detta – sarebbe la naturale conseguenza del fallace piano perseguito dal Ministro Orlando, che prevede il taglio della magistratura di pace e onoraria, nonostante sia proprio quest’ultima a condurre il 60% dei processi italiani, civili e penali.  In totale, in un anno, i giudici di pace si occupano di un milione e mezzo di procedimenti in tutta Italia, sia civili che penali, che vengono definiti in tempi contenuti, in media entro un anno.

Si prevedono adesioni fino al 90% con picchi del 100%. Un vero dramma per i processi italiani pendenti.

Torneremo a scioperare ogni mese – dichiara il segretario dell’Unione nazionale giudici di pace Alberto Rossi – finchè il ministro Orlando non deciderà di riconoscere i nostri diritti come gli impone anche l’Europa. Siamo magistrati a tempo pieno, abbiamo diritto alla stabilizzazione“.

 

Lo sciopero degli Avvocati Penalisti

In questi stessi giorni, gli avvocati penalisti aderenti all’Aiga, l’Associazione Italiana Giovani Avvocati, avevano proclamato uno sciopero dalle udienze in protesta verso la riforma del processo penale (per approfondire, clicca qui). Le motivazioni, in particolare, vertono sulla presunta contrarietà del disegno di legge al sistema accusatorio cui era stato improntato il codice di rito italiano, a discapito del diritto di difesa.

Il presidente di Aiga, l’avvocato Vaira, ha definito il Ddl la morte del diritto processuale italiano, argomentando come segue: “il generale inasprimento delle pene previsto dalle nuove disposizioni per alcune tipologie di reato, la nuova disciplina della prescrizione, con il conseguente ed irragionevole potenziale allungamento dei tempi processuali, le norme sulla ‘partecipazione a distanza’ al processo e la delega al governo sulle intercettazioni costituiscono solo alcuni esempi di una riforma che nel complesso rappresenta un pericoloso passo indietro sul fronte delle garanzie e dell’effettività del diritto di difesa, rispetto a cui tutta l’avvocatura non può che manifestare la sua più ferma ed assoluta contrarietà” .

Redazione

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