Riforma della giustizia: Cartabia vuole rafforzare la medizione

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dott.ssa Laura Bianchi e Avv. Solange Farruggio

Commentiamo in questo articolo i dati relativi ai procedimenti di mediazione civile e commerciale nel 2020, alla luce del discorso del Primo Presidente della Suprema Corte di Cassazione Dott. Pietro Curzio “Relazione sull’amministrazione della giustizia”, presentata a Roma lo scorso 29 gennaio.

Sommario

La statistica del Ministero

Perché la mediazione? Autorevoli risposte

Riflessioni conclusive

 

  1. La statistica del Ministero

La statistica, disponibile sul sito del Ministero della Giustizia, evidenzia un calo del 15% del ricorso alla procedura. Non si può non osservare come questa flessione sia determinata dall’emergenza sanitaria, che così profondamente ha inciso su ogni attività che comporti riunione di più persone in luoghi chiusi. Come noto, il dpcm del 26.04.2020, ha vietato o comunque sospeso, le riunioni che favoriscano assembramenti di più persone in luoghi pubblici o privati, dalle riunioni di condominio alle stesse sedute di mediazione che non si svolgano on line.

L’impossibilità di svolgere nella maniera consueta le assemblee, necessarie per attribuire mandato di partecipazione alla mediazione all’amministratore, ha inciso molto sull’attività di mediazione.

Nei flussi per materia, la statistica vede, appunto, le controversie di condominio scivolare al quinto posto (11,9%) rispetto al terzo del 2019, dopo i contratti bancari (12,2%) al quarto, le locazioni (13,1%) al terzo, le controversie sui diritti reali (15,6%) al secondo. Rimane al primo posto una categoria non meglio specificata di “altre controversie” (16,6%).

Si nota un incremento della materia dei contratti assicurativi (9,1%) per effetto della sentenza Cass. n. 19596/2020 a mente della quale può verificarsi la revoca del decreto del decreto ingiuntivo, nel caso in cui l’opposto creditore non si attivi per promuovere la procedura di mediazione in caso di obbligatorietà della stessa.

L’aderente compare nel 47,8% dei casi e il 28,7% degli aderenti raggiunge un risultato positivo.

Riportiamo questi dati[1]:

Materia            % aderenti comparsi

 

Inadempimenti COVID[2]                                  70,3%

Successioni ereditarie                           64,2%

Divisione                                            59,7%

Diritti reali                                           56,8%

Affitto di aziende                                 55,3%

Locazione                                           55,1%

Condominio                                        52,4%

Patti di famiglia                                   51,4%

Contratti bancari                                  48,0%

Altra natura                                         46,5%

Comodato                                           43,1%

Responsabilità medica                         39,8%

Diffamazione                                      39,5%

Contratti finanziari                               38,9%

Contratti assicurativi                            13,1%

 

Si raggiunge un accordo nel 35% delle controversie aventi un valore tra 1000 e 5000 euro , nel 32%  tra 5000 e 10.000 euro, nel 30% delle controversie avente un valore tra 10.001 e 25.000 euro.

Questo è senz’altro dovuto all’attuale situazione, ancora segnata dalla emergenza sanitaria, con tutto ciò che comporta nella vita economica e sociale.

Ai sensi del  D. L. n. 28/2020 convertito in L. 70/2020, inoltre, la mediazione è obbligatoria nelle controversie di natura contrattuale derivanti dalle disposizioni del lockdown.

Le statistiche del 2021, con tutta probabilità, riporteranno un andamento contrario.

Perché la mediazione? Autorevoli risposte

Dalla relazione del Dott. Curzio, sull’amministrazione della Giustizia nel 2020, presentata a Roma lo scorso 29 gennaio, emerge, fra le questioni di maggior rilievo, quella dei tempi della giustizia civile, collegata, purtroppo, al rallentamento economico generale causato dalla pandemia.

Si tratta di un corposo e puntuale intervento che affronta varie questioni. Non solo di un rapporto sul lavoro svolto dagli Ermellini nel 2020, ma parla anche delle risorse umane e materiali della Corte, così come del rallentamento dell’attività economica imposto dai provvedimenti normativi emergenziali e la risposta organizzativa della magistratura. Tratta della tutela dei soggetti deboli, del lavoro, della violenza contro le donne, della deflazione del sistema penale della pena e del recupero del condannato.

Una parte importante analizza le  necessità di coordinamento tra gli interventi riformatori che interessano l’ambito civile e quello penale e le ricadute a livello processuale dell’ineffettività del sistema penale.

Interessante la seguente tabella sulle durate medie dei procedimenti civili:

Anni giudiziari 2017/18 2018/19 2019/20 Variazione 2019/20 – 2018/19
Corte di Appello 712 679 627 -7,7%
Tribunale ordinario 375 359 348 -3,1%
Giudice di Pace 334 318 327 2,8%
Tribunale minorenni 504 543 629 15,8%

(Fonte: Direzione generale di statistica e analisi organizzativa – Ministero Giustizia)

A questi dati corrisponde anche un calo delle procedure di mediazione, ma – testualmente – si riconosce il ruolo deflattivo del contenzioso civile della mediazione. Le istanze che sono state concluse con un accordo sono durate in media 143 giorni nel 2019 e 160 nel primo semestre 2020, molto meno della durata media del solo giudizio di primo grado dinanzi al Tribunale.

Le potenzialità della mediazione devono quindi essere valorizzate, perché il «”processo senza sentenza” non implica un’abdicazione del giudice dalla propria funzione giudicante, ma semplicemente richiede una valutazione puntuale ed esperta della mediabilità e conciliabilità del singolo caso»[3].

La mediazione è vista come “collante sociale”, per la salvaguardia delle relazioni, ma soprattutto per la  condivisione dei valori dell’autonomia, della consapevolezza e della responsabilità.

Il cittadino, in ultima analisi, si avvicina alla giustizia, partecipa alla soluzione del conflitto giuridico.

Una giustizia partecipata, perché i consociati non la considerano unicamente estranea ed imposta dell’alto, ma interiorizzata nei suoi principi, nella ricerca di una pacifica convivenza sociale.

Non stupisce dunque la dichiarazione della Professoressa Marta Cartabia, Presidente Emerito della Corte Costituzionale circa la Giustizia preventiva e consensuale come una strada per il futuro.

«Forme alternative di risoluzione dei conflitti producono effetti virtuosi di alleggerimento

dell’amministrazione della giustizia», sostiene la Ministra, citando Cappelletti afferma COME le ADR rivestano un ruolo che è di complementarità e di coesistenza rispetto alla giurisdizione.[4]

Sarebbe, anzi, necessario un intervento legislativo per ampliare l’ambito di applicazione dell’istituto con meccanismi premiali in termini processuali e fiscali e valorizzare la relazione col giudizio.

Riflessioni conclusive

Rafforzare gli strumenti di mediazione nei conflitti sarà necessario per smaltire il ritardo della giustizia civile, come osservato autorevolmente dalla ministra Cartabia[5]. La mediazione apparentemente aumenta i cosi per le spese legali ma questo è ampiamente compensato dalla riduzione dei tempi di giacenza del procedimento.

Sarebbe, anzi, necessario un intervento legislativo per ampliare l’ambito di applicazione dell’istituto con meccanismi premiali in termini processuali e fiscali e valorizzare la relazione col giudizio.

Non è il conflitto in sé ad essere un problema, quanto il non saperlo gestire. La mediazione insegna a conciliare ciò che apparentemente può sembrare opposto.

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Note

[1] Mediazione civile anno 2020, https://webstat.giustizia.it/Analisi%20e%20ricerche/forms/mediazione.aspx, 10/05/2021

[2] D.l.6/20 art. 3 co. 6bis e 6ter

[3] Pag. 149 cit.

[4] Relazione della Ministra Marta Cartabia alle commissioni giustizia di Camera e Senato del 15 e 18 Marzo 2021.

[5] Ibidem.

Dott.ssa Bianchi Laura

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