Riflessioni sulla coerenza del modello matrimoniale tradizionale rispetto all’attuale contesto socio – economico

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La famiglia secondo la teoria economica avanzata a partire dagli anni sessanta non è più vista solo come unità di consumo, ma anche come unità di produzione a esclusivo favore dei suoi membri. Oltre al capitale materiale fanno parte di essa il tempo e le speciali abilità di cui è dotato ciascun membro ( capitale umano), si che il benessere che ciascun membro ne ricaverà ( utilità) sarà conseguenza delle caratteristiche materiali e immateriali immesse nell’organizzazione ( Becker).
Altro elemento emerso dalla teoria dei giochi applicata alle differenti dotazioni di capitale umano di cui le parti dispongono è l’asimmetria informativa che vi è prima della stipula del contratto matrimoniale, come del resto il costo che l’interruzione della relazione contrattuale comporterebbe sia in termini economici che psichici, circostanza che si trasforma in un potere interdittivo all’interno della relazione. Quindi secondo la teoria dei contratti applicata ai rapporti familiari, la stipulazione di un contratto matrimoniale ne rende la rescissione costosa, per cui vi è un’impossibilità oggettiva di ricorrere al mercato matrimoniale senza costi.
Nello stringere il vincolo coniugale si assumono dei rischi che possono variare a seconda delle informazioni disponibili, alla loro qualità e alla loro corretta valutazione, rischi controllabili in dimensioni economiche e sociali stabili ma eccessivamente aleatori in presenza di caoticità quale si ritrova nell’attuale sistema economico – produttivo.
Il matrimonio, come costituzione di una unità produttiva domestica (famiglia ), già nell’antichità possedeva tale funzione come può ben delinearsi sia nelle famiglie nobiliari che mercantili ( famiglie estese). Se nell’antichità il sistema familiare manca di simmetria in quanto non commensurabili le unità domestiche tra i vari livelli della gerarchia sociale, dall’alto medioevo anche per influsso della Chiesa vi è una loro progressiva maggiore standardizzazione in termini di strutturazione della parentela con caratteristiche etiche del tutto nuove, questa trasformazione avviene a partire dalle classi sociali più elevate per estendersi progressivamente. Anche i termini della successione che prima passavano indifferentemente tra uomini e donne ( bilineari ), diventano patrilinei con prevalenza del maschio primogenito quale capo casata al fine di conservare l’unitarietà del patrimonio come capacità produttiva e quindi di potere, oltre a permettere un maggiore controllo sociale, basti pensare agli archivi parrocchiali post – tridentini.
La rivoluzione industriale fa emergere a partire dai primi dell’800 la famiglia mononucleare come unità produttiva più adatta al forte inurbamento e al lavoro elementare e ripetitivo nelle fabbriche di fatto militarizzate. Emerge l’amore romantico quale circostanza culturale atta a sostenere la semplificazione familiare, questa diventa un fatto prevalentemente di sentimenti perdendo progressivamente il carattere fortemente programmato che possedeva precedentemente alla mobilità richiesta.
Attualmente l’aumento ulteriore della mobilità in atto, sia sul territorio che nel lavoro, l’innovazione tecnologica che porta a dilatare gli spazi fisici e psichici, la velocizzazione delle relazioni umane, l’emergere sempre più dei malesseri psichici per i cambiamenti sociali in atto, accompagnati ai progressivi aumenti dei costi per la crescita delle esigenze correlate all’impostazione economica attuale, fa sì che anche l’attuale modello giuridico mononucleare è entrato in crisi non essendo più confacente per gli obblighi giuridici e i vincoli di durata illimitata che comporta, tutti elementi che appesantiscono sia la funzione economica della famiglia che l’utilità per i singoli membri. E’ pur vero che il vincolo contrattuale impegna e garantisce, ma la sua durata e i termini di assistenza possono renderlo insopportabile per l’allungamento della vita e quindi controproduttivo, dobbiamo considerare che la famiglia è non solo unità produttiva ma anche fonte della formazione dell’uomo sia nel bene che nel male ed organismo vivente in continua evoluzione per la in itinere modifica dei suoi membri.
La personalità viene a strutturarsi su una “mancanza primaria”, infatti i comportamenti dei singoli si strutturano in termini coerenti per far fronte a questa esigenza costituendo un substrato di pensieri e valori che giustificano l’agire, questo porterà, unito alle circostanze esterne successivamente incontrate, ad agire in forma anche collaborativa o prevalentemente aggressiva.
         La famiglia risulta essere quindi la fonte del male e del bene, in cui i figli da elemento produttivo che partecipano all’economia familiare sono diventati elementi sempre più esigenti di assorbimento delle risorse, senza che venga garantito un ritorno affettivo, appaiono evidenti i rischi di disutilità a cui si va incontro senza peraltro vi sia una flessibilità giuridica della struttura matrimoniale, circostanza che induce a ricercare nuove possibilità anche di fatto.
 
 
 
Bibliografia
 
 
·        R. Axelrod, Giochi di reciprocità, Feltrinelli, 1985;
·        F. Alberini Innamorameto e amore, Garzanti, 1979;
·        D. Herlihy, La famiglia nel medioevo, Laterza, 1987;
·        Enneagramma, humantrainer. com.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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