Responsabilità dell’avvocato e IA: il monito del TAR

Il TAR Lombardia sanziona l’uso improprio dell’intelligenza artificiale negli atti difensivi: profili di responsabilità e cautele per i professionisti.

Lorena Papini 28/10/25
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Con la sentenza del 21 ottobre 2025, il TAR Lombardia – Milano, Sez. V ha respinto il ricorso dei genitori di una studentessa non ammessa alla classe successiva, ma la decisione è interessante per un aspetto ben più ampio: il ruolo dell’intelligenza artificiale nell’attività forense e le conseguenze deontologiche e la responsabilità del suo impiego improprio.
Il Collegio, oltre ad affrontare i consueti profili di diritto scolastico e procedimentale, ha stigmatizzato l’inserimento nel ricorso di citazioni giurisprudenziali inesistenti o non pertinenti, dichiarate come frutto di strumenti di ricerca automatizzata. La sentenza diventa così un documento di riferimento per comprendere i limiti giuridici, etici e operativi dell’uso dell’IA in ambito legale.
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TAR Lombardia – sez. V- sentenza n. 3348 del 21-10-2025

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Indice

1. Il contesto: diritto di accesso e correttezza processuale


Sul piano procedurale, il TAR ribadisce che la mancata ostensione di documenti non rende automaticamente illegittimo l’atto impugnato. L’ordinamento prevede strumenti autonomi di tutela – il ricorso ex art. 116 c.p.a. – che il difensore avrebbe potuto attivare.
Ma il punto più rilevante della decisione emerge nella parte finale: la Corte censura la condotta processuale del legale che, a sostegno del ricorso, ha riportato sentenze inventate da sistemi di intelligenza artificiale. Il giudice amministrativo richiama l’art. 88 c.p.c., applicabile al processo amministrativo, e sottolinea che tale comportamento costituisce violazione del dovere di lealtà e probità, poiché altera il contraddittorio e ostacola l’attività decisoria. In materia consigliamo il volume “La legge Italiana sull’Intelligenza Artificiale – Commento alla Legge 23 settembre 2025, n. 132”, disponibile su Shop Maggioli e su Amazon.

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La legge Italiana sull’Intelligenza Artificiale

Il volume presenta il primo articolato commento dedicato alla Legge 23 settembre 2025, n. 132, che detta le norme che consentono di disciplinare in ambito italiano il fenomeno dell’intelligenza artificiale e il settore giuridico degli algoritmi avanzati.Il testo offre una panoramica completa delle principali questioni giuridiche affrontate dal legislatore italiano, tra cui la tutela del diritto d’autore e la disciplina della protezione dei dati personali raccolti per l’addestramento dei modelli e per il funzionamento dei sistemi di intelligenza artificiale.Sono analizzate tutte le modifiche normative previste dalla nuova legge, che è intervenuta anche sul codice civile, sul codice di procedura civile e sul codice penale, introducendo nuove fattispecie di reato. La puntuale analisi della riforma e il confronto con le fonti europee (l’AI Act e il GDPR) sono accompagnati da schemi e tabelle, e da un agile glossario giuridico. Vincenzo FranceschelliCome professore straordinario prima, e poi come ordinario, ha insegnato nelle Università di Trieste, Siena, Parma, Milano e Milano Bicocca. È Vicepresidente del CNU – Consiglio Nazionale degli Utenti presso l’AGCom Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. È stato Visiting Professor presso la Seton Hall University Law School di New Jersey, USA. Direttore responsabile della Rivista di Diritto Industriale e autore di numerose monografie e contributi scientifici in varie riviste.Andrea Sirotti GaudenziAvvocato e docente universitario. Svolge attività di insegnamento presso Atenei e centri di formazione in Italia e all’estero. È responsabile scientifico di vari enti, tra cui l’Istituto nazionale per la formazione continua di Roma. Direttore di collane e trattati giuridici, è autore di numerosi volumi, tra cui “Manuale pratico dei marchi e brevetti”, “Il nuovo diritto d’autore” e “Codice della proprietà industriale”. I suoi articoli vengono pubblicati su varie testate giuridiche.

 

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2. L’avvocato nell’era dell’intelligenza artificiale


Il TAR si spinge oltre il caso concreto e formula un vero e proprio monito etico-professionale: l’uso di sistemi di intelligenza artificiale nella redazione degli atti difensivi non esonera il professionista da responsabilità.
La sentenza richiama la Carta dei principi per un uso consapevole dei sistemi di IA in ambito forense (COA Milano, 2024), che ribadisce la centralità della decisione umana. Secondo il TAR, la sottoscrizione dell’atto implica piena assunzione di responsabilità sul contenuto, indipendentemente dal fatto che esso sia stato redatto con l’ausilio di software generativi o di collaboratori.
Il giudice definisce con chiarezza il fenomeno delle hallucinations, ossia la produzione di risultati apparentemente coerenti ma in realtà inesistenti, invitando gli avvocati a verificare l’attendibilità delle fonti e a esercitare un controllo umano effettivo sull’output dell’IA.

3. Implicazioni e responsabilità giuridiche e deontologiche


Sotto il profilo deontologico, la sentenza segna una svolta: l’utilizzo inconsapevole dell’IA può integrare violazione dei doveri di diligenza, competenza e correttezza professionale.
L’atto difensivo che contenga riferimenti falsi o manipolati, anche se generati automaticamente, compromette la fiducia nel processo e la credibilità dell’avvocato.
Dal punto di vista giuridico, il TAR riafferma che la firma sull’atto ha funzione di garanzia e attribuzione di responsabilità. L’avvocato diviene, a tutti gli effetti, garante della veridicità delle fonti e dell’affidabilità dell’elaborazione giuridica.
La trasmissione della sentenza al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Milano conferma la rilevanza disciplinare della condotta e apre la strada a una riflessione sul rapporto tra innovazione tecnologica e responsabilità professionale.

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4. Consigli operativi per i professionisti


La pronuncia suggerisce alcune buone pratiche per l’uso etico e sicuro dell’intelligenza artificiale in ambito legale:

  • Verificare ogni citazione giurisprudenziale prodotta da sistemi di IA mediante consultazione diretta di fonti ufficiali (Consiglio di Stato, DeJure, Italgiure, ecc.).
  • Non delegare integralmente la redazione degli atti alla macchina: l’IA può assistere nella ricerca, ma la costruzione dell’argomentazione resta attività intellettuale e fiduciaria.
  • Conservare traccia delle fonti consultate, per garantire trasparenza e tracciabilità dell’elaborazione.
  • Aggiornare la formazione deontologica e tecnologica, alla luce delle linee guida forensi sull’uso dell’IA.
  • Mantenere il controllo umano (“human-in-the-loop”) su ogni passaggio dell’elaborazione giuridica, dal reperimento dei precedenti alla stesura finale.

5. Conclusione


La sentenza del TAR Lombardia del 21 ottobre 2025 rappresenta un precedente di portata generale: non riguarda solo la scuola e il diritto amministrativo, ma la responsabilità professionale nell’epoca dell’intelligenza artificiale.
Il messaggio è chiaro: la tecnologia può potenziare il lavoro dell’avvocato, ma non può sostituirne il giudizio critico.
L’IA non è un oracolo, bensì uno strumento: il diritto rimane un’arte umana, fondata su competenza, verifica e responsabilità personale.

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