Responsabilità civile magistrati: per la Consulta, la legge è costituzionale

Redazione 07/04/17
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Lo scorso 4 aprile la Corte Costituzionale si è pronunciata in merito alla legge sulla responsabilità civile dei magistrati, di cui ha ammesso la piena legittimità. Nonostante la motivazione della Consulta potrà conoscersi solo nelle prossime settimane, è possibile averne traccia attraverso un comunicato diffusasi immediatamente dopo la pubblicazione del dispositivo.

 

Responsabilità civile magistrati: i puncta dolentes

In particolare, la legge in questione è entrata in vigore dal 2015, e fin dalla sua vigenza ha destato dubbi di costituzionalità in alcuni uffici giudiziari, motivo per cui gli stessi hanno deciso di sollevare la questione dinanzi alla Corte. In primo luogo, però, era sembrata degna di critica la completa eliminazione del filtro di ammissibilità a cui erano sottoposte le domande di risarcimento dei cittadini fino al momento della sua entrata in vigore (già prevista dalla legge Vassalli n. 117 del 1988).

Ciò in quanto la mancanza di un preventivo vaglio di ammissione della richiesta di parte, avrebbe, secondo alcuni giudici, nonché per l’Associazione Nazionale Magistrati, comportato il rallentamento della macchina processuale, nonché il suo peggioramento qualitativo. Nello specifico, si è paventato il rischio per cui il magistrato giudicante potesse essere condizionato nella valutazione della controversia, a maggior ragione dopo l’introduzione dell’ipotesi di responsabilità per travisamento del fatto e della prove; nel caso in cui fossero aumentate le astensioni dei giudici, infatti, si sarebbe innescato un circolo vizioso pregiudizievole per tutti i soggetti coinvolti.

 

Travisamento dei fatti o delle prove: è legittimo

Inoltre, sospettata di illegittimità, era anche la rosa di possibilità dei casi che danno luogo a responsabilità disciplinare del giudice, a detta di alcuni, eccessivamente estesa. Tra queste, sicuramente dubbia la già citata ipotesi di travisamento dei fatti o della prova, che per la sua scarsa tassatività, avrebbe potuto finire col far confondere i casi di travisamento con i fisiologici casi di interpretazione dei fatti soggetta al libero apprezzamento di ciascun giudice.

A quanto pare, nessuna di queste motivazioni ha convinto la Corte Costituzionale, che ha confermato la legittimità costituzionale e quindi la vigenza pienamente lecita della legge n. 18/2015. L’unica constatazione emersa è quella secondo cui le precedenti leggi sul merito della questione non hanno sufficientemente operato ai fini di arginare gli errori giudiziari nell’ambito della responsabilità civile. A dimostrazione di ciò, i dati: in un solo anno la legge in questione ha comportato l’aumento delle cause di risarcimento del danno per responsabilità dei magistrati da 50 a 90, mentre tra il 1988 e il 2014 erano in media 16 quelle effettivamente tenute, e di 35 quelle superanti il filtro di ammissibilità.

Si ricorda inoltre che la precedente legge Vassalli era stata oggetto di una condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, motivo per cui il Parlamento si era attivato in senso riformistico.

Ad ogni modo, ad oggi, è dovuto il risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale causato da un atto o da un provvedimento giudiziario di un magistrato che agisca con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni, oppure a seguito di un “diniego di giustizia”.

 

Responsabilità civile magistrati: quando?

Ricorre la colpa grave del magistrato quando vi sia:

  • la “violazione manifesta della legge nonché del diritto dell’Unione europea“;
  • il travisamento del fatto o delle prove;
  • l’affermazione di un fatto la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa dagli atti del procedimento;
  • la negazione di un fatto la cui esistenza risulta incontrastabilmente dagli atti del procedimento;
  • l’emissione di un provvedimento cautelare personale o reale fuori dei casi previsti dalla legge oppure senza motivazione.

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