Relazione introduttiva del dr. Giovanni Gurrado, Direttore Regionale della Direzione Regionale del Lavoro della Basilicata fatta al convegno tenuto a Potenza il 27.10.2006 sul tema LA CULTURA DELLA SICUREZZA: NECESSITA’ INDEROGABILE.

relazione 30/11/06
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Sono particolarmente lieto di partecipare a questo convegno in cui mi si offre la possibilità di sottolineare, come direttore della Direzione Regionale del Lavoro della Basilicata, l’importanza della tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro quale indice della civiltà e della modernità del nostro Stato.
Un particolare ringraziamento va al Direttore Regionale dell’’Inail dr. Emidio Silenzi che ha organizzato questa importante iniziativa riguardante la prevenzione e la sicurezza in materia di lavoro con il coinvolgimento attivo delle istituzioni, delle parti sociali datoriali e dei lavoratori. Il convegno è completo, carico di problematiche, e si propone di fare chiarezza su una materia che viene sempre messa in discussione.
Le funzioni dell’INAIL vanno al di la di quelle tradizionali di istituto assicuratore, in quanto   da qualche anno occupa un ruolo importante nella promozione della cultura della sicurezza sia verso le imprese sia fra tutti i lavoratori.
 
 La salute e la sicurezza sul lavoro sono l’imperativo che istituzioni nazionali e locali, associazioni di categorie, parti sociali hanno l’obbligo di portare avanti. Rendere il lavoro sicuro, spezzare la tragica catena di infortuni e morti, è la necessità che accomuna l’azione del nostro ministero e delle parti sociali. In questi ultimi mesi sono stati compiuti significativi passi in avanti sul piano legislativo e sul piano operativo, viene sempre più richiesta una intensificazione dell’azione di vigilanza con lo stimolo alla prevenzione ed all’emersione del lavoro nero.
L’assenza di sicurezza sul lavoro continua ad essere uno dei più drammatici temi sociali e combatterla deve essere una strategia da perseguire per obiettivi. Occorre svolgere attività di formazione e di informazione, incentivare la imprese responsabili, sostenere in particolare le piccole e le medie imprese, adottare norme semplici e infine concentrare gli sforzi della repressione per stanare l’economia illegale.
 
La sicurezza del lavoro è una favorevole condizione dell’ambiente lavorativo che si realizza attraverso la rigorosa applicazione di specifici istituti legislativi che vanno prima di tutto compresi, quindi applicati ed osservati.
  
 Assistiamo ogni giorno agli infortuni ad alle morti sul lavoro. Gli ultimi dati parlano più di 500 morti solo nei primi sei mesi dell’anno 2006. Nonostante nel 1994 sia entrata in vigore la legge 626 sulla sicurezza e salute sui posti di lavoro, sono passati ben 12 anni ma il trend degli infortuni non tende ancora a diminuire.
Ogni anno mediamente il 6% dei lavoratori italiani subisce un incidente sul lavoro. Si tratta di quasi un milione di infortuni di cui circa 600.000 con esiti di inabilità superiore a tre giorni, oltre 27.000 determinano una invalidità permanente nella vittima, e più di 1200 ne causano la morte di questi ben 250 si verificano nell’edilizia. Per il 12% di questi ultimi l’incidente avviene il primo giorno di lavoro, ossia è un irregolare assunto post-mortem o dopo l’infortunio.
 
Gli infortuni sul lavoro rappresentano pertanto un fenomeno di rilevante entità e di altissimo costo sociale oltre che economico.
 Il tema che mi è stato affidato: “La cultura della sicurezza: necessità inderogabile”, mi consente di illustratre le mie profonde convinzioni in merito al raggiungimento di questo alto obiettivo e   a mio parere occorre:
Innanzitutto lavorare su un vasto programma di diffusione di un’autentica cultura della salute e della sicurezza rafforzando il dialogo sociale nel territorio, con il coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali, sociali, del sistema dell’istruzione e della formazione sociale.
E’ proprio quello che si propone questa iniziativa volta a sensibilizzare tutti su questo drammatico problema.
    Il secondo passaggio è l’applicazione degli strumenti legislativi e normativi per rafforzare la tutela reale del lavoratore;
 
Infine è necessario e fondamentale   migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’attività ispettiva sia qualificandola efficacemente sia valorizzando professionalmente gli ispettori ..
Tuttavia, anche un ulteriore innalzamento del livello di attenzione del nostro legislatore non potrà produrre risultati di rilievo – tenuto conto della pericolosità insita nello svolgimento di determinate attività – se non verrà a maturare nei datori di lavoro e negli stessi lavoratori, una cultura , basata sulla piena consapevolezza del rischio e sulla effettiva conoscenza delle misure da adottare per eliminarlo
La prevenzione deve stare nella testa dei datori di lavoro, innanzi tutto, poi dei dirigenti, dei responsabili delle lavorazioni (i cosiddetti preposti) e dei lavoratori, che devono poter contare su un’organizzazione del lavoro aziendale adeguata alla sicurezza ed essere formati ad usare le attrezzature e a rispettare le procedure. 
Nelle imprese si dovrà consolidare la convinzione che la sicurezza è un investimento non solo un obbligo.
 Non vi è dubbio che da quando è stato introdotto il decreto legislativo 626 si è avuto un profondo mutamento del sistema produttivo aziendale. In precedenza il datore di lavoro utilizzava risorse umane legate all’impresa con forme contrattuali abbastanza stabili; oggi, invece l’organizzazione aziendale è basata contratti con scadenze a breve termine o addirittura configuranti rapporti di lavoro autonomo. Ovviamente è molto più agevole e produttivo gestire la sicurezza e la   salvaguardia della salute nei confronti dei lavoratori fissi che di quelli in qualche modo precari.
Se ne deduce che l’accelerazione dei processi sociali ed economici porta con sé l’aumento del rischio   infortunio per cui il datore di lavoro, per contrastare tali eventualità dovrà convincersi che impegnarsi su questo tema può portare a risultati positivi per la tutela dei lavoratori ma anche per migliorare i risultati economici.
Questa convinzione deve essere condivisa a tutti i livelli gerarchici, dal datore di lavoro ai lavoratori, e quindi rappresentare parte integrante della cosiddetta cultura aziendale.
Tutti dovranno avere il convincimento che è meglio adoperarsi per un esito positivo (prevenzione) piuttosto dedicare energie a riparare i danni . Il datore di lavoro dovrà mettere sullo stesso piano sia i problemi della produzione che quelli della sicurezza come parte integrante dell’attività.
Separare o contrapporre la produzione e la sicurezza intendendo il primo come fattore positivo e determinante la vita dell’azienda il secondo come fattore negativo e di ostacolo all’efficienza significa determinare un messaggio di contrasto che viene lanciato al personale e che rischia di creare distacco, sabotaggio dei lavoratori nei confronti delle procedure e dei comportamenti corretti.
Altro fattore determinante per raggiungere buoni risultati sono le persone, che sono il motore dell’azienda, che posso fare fruttare o fallire gli investimenti in tecnologie e in nuovi processi finalizzati a gestire la sicurezza.
Le persone forniscono le prestazioni , che stanno alla base dell’efficienza. Per ottenere prestazioni adeguate, cioè all’altezza delle aspettative, è necessario mantenere sempre alta la motivazione. La giusta motivazione spinge ad agire solo per fare qualcosa, per fare bene le cose giuste ed è quindi una invisibile molla che spinge ad ottenere migliori risultati.
La motivazione si ottiene con il coinvolgimento, fattore che si accompagna al convincimento. Per convincere e coinvolgere è importante fornire ai lavoratori i giusti strumenti di conoscenza mediante l’addestramento e la formazione che diventano elementi chiave per generare più efficienti metodi di lavoro.
Un’attenzione particolare va data alla comunicazione in azienda da parte del datore di lavoro. Tradizionalmente i temi della salute e della sicurezza del lavoro sono stati affrontati con norme legislative e coercitive, ma le imprese sono significativamente condizionate dal modo in cui i lavoratori rispettano le norme.
Anche in questo campo vi è stato un cambiamento radicale. IL paternalismo e la comunicazione gerarchica tipica delle vecchie aziende non funziona più, si va verso un rapporto paritario di rispettive competenze.
La cartellonistica, gli ordini di servizio, gli stessi piani di sicurezza, devono essere affiancati da un insieme di attività comunicative diversificate, mirate, chiare, semplici.
Una comunicazione efficace si potrebbe concretizzare in riunioni operative al fine di decidere insieme come risolvere alcuni problemi operativi; analizzare incidenti o mancati incidenti; l’informazione sui risultati ottenuti a seguito della introduzione di alcuni nuovi metodi di lavoro; la visita di soggetti competenti che spieghino sul luogo di lavoro, in modo convincente, i motivi per cui è opportuno adottare precauzioni o modificare comportamenti cui usualmente uno è abituato.
Mi riferisco ai formatori, agli incaricati dei controlli, al medico competente, al responsabile della sicurezza.
I contenuti di questa comunicazione non saranno solo operativi ma saranno mirati alla formazione di una “cultura aziendale” costituita da varie facce: la cultura dell’efficienza, la cultura della responsabilità, la cultura della qualità e via dicendo facendo in modo che la cultura della salute e della sicurezza diventino un aspetto di arricchimento e non un limite per gli altri aspetti.
Per gestire la salute e la sicurezza nel lavoro si deduce che l’organizzazione dell’azienda dovrà basarsi su una struttura e su procedure che consentono la più ampia responsabilizzazione del personale.
Il datore di lavoro deve abbandonare l’organizzazione gerarchica a piramide per abbracciare i principi della collaborazione, distribuzione dei compiti e le responsabilizzazioni   di ciascuno così da creare un clima cooperativo che aiuti a condividere la programmazione, l’attuazione, la responsabilità e i risultati raggiunti.
Un bilancio della salute e della sicurezza sul lavoro si potrebbe così sintetizzare:
i costi sono costituiti da un insieme di voci quali la gestione e manutenzione del sistema di sicurezza con coinvolgimento di personale interno e supporti esterni; i premi assicurativi; i vincoli nell’organizzazione del lavoro; le ore perse per infortuni o per malattie legate al lavoro; le cure sanitarie e le spese per invalidità conseguenti ad infortuni e malattie professionali; le spese legali e contenziosi vari.
I ricavi di un corretto sistema di gestione della sicurezza e salute dei lavoratori sono ascrivibili ai risparmi sui costi quali la diminuzione di premi assicurativi per contenimento di infortuni e di malattie professionali, diminuzione delle spese sanitarie, assistenziali e legali. Ulteriori vantaggi deriveranno dalla maggiore produttività del lavoro ottenuta quale effetto diretto dalla motivazione, fidelizzazione e quindi   maggiore professionalità dei lavoratori che operano in un clima aziendale positivo.
Lo sforzo degli operatori della sicurezza è quello di far relegare l’incidenza della fatalità alla sua naturale dimensione.
Molto possono fare l’informazione e la formazione alla sicurezza dei lavoratori.
 Per questo occorre favorire la più ampia conoscenza delle normative e svolgere un’attività di prevenzione sul versante dell’informazione, sviluppando appositi sportelli per le imprese, ed a questo fine i nostri uffici saranno a disposizione per fornire assistenza necessaria ad operare nella legalità. Oltre a questo dovranno essere curate tutte le iniziative di assistenza e di formazione da indirizzare ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, alla generalità di tutti i lavoratori nonché specifici interventi per la conoscenza della tematica della sicurezza sul lavoro rivolta ai diversi livelli dell’obbligo formativo.
Occorre senz’altro promuovere e sostenere la formazione svolta a cura degli organismi paritetici e definita in forma congiunta, cioè concordata tra impresa e le organizzazioni sindacali.
 
I relativi moduli di base dovrebbero essere inseriti in via obbligatoria in ogni percorso di formazione professionale.
 La cultura della sicurezza del lavoro ha bisogno di trovare spazio nei programmi scolastici a cominciare dalle scuole elementari e proseguire poi nelle scuole superiori fino ai corsi universitari.
L’obiettivo è coinvolgere il mondo scolastico, poiché dalla scuola passano gli operatori di domani; questo potrebbe favorire la diffusa condivisione della cultura sulla sicurezza fra le nuove generazioni, futuri lavoratori e datori di lavoro.
Ricade quindi sulla scuola il compito di educare, quello di promuovere una cultura da cittadino, da cittadino del domani e quindi una responsabilità civica.
La scuola insieme ai diversi organismi presenti sul territorio si dovranno occupare di quest’attività, specificatamente di essa per una puntuale e sinergica stimolazione costante.
La scommessa maggiore è quella di studiare sinergie e momenti di collaborazione tra la scuola e le strutture del Ministero del Lavoro, dell’INAIL, della Regione e degli altri organismi tutti orientati nella direzione nuova è giusta.
Gli obblighi in materia di formazione previsti dal decreto leg.vo n. 626 sono spesso ancora disattesi.
L’acquisizione di una mentalità volta ad operare in sicurezza, sia da parte del D.L. che da parte del lavoratore, è condizione indispensabile per il rispetto delle norme. Se tale mentalità sarà acquisita, si realizzeranno condizioni in cui il lavoro sarà ordinato, proficuo ed efficiente.
Si può promuovere la costituzione di un centro della documentazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e attività di diffusione della cultura della prevenzione presso gli istituti scolastici d’istruzione secondaria superiore. Il progetto avrà lo scopo di far aumentare la cultura della sicurezza sul lavoro a tutti i livelli, puntando a responsabilizzare le aziende ed a coinvolgere il sistema dell’istruzione. Il centro di documentazione sulla sicurezza rappresenterebbe uno strumento “virtuale” nel quale far confluire disposizioni, norme tecniche, prassi, modulistica statistiche e in grado di proporre, sulla base della casistica, soluzioni operative e modalità di comportamento che possano costituire altrettante linee guida per la gestione della sicurezza in azienda.
Occorre valutare l’ estensione degli obblighi di formazione ad alcune categorie di autonomi, in particolare agli artigiani.
 La scommessa della formazione come fattore idoneo alla cultura della sicurezza e della legalità, deve essere perseguita non solo nella scuola ma anche nell’azienda con l’apprendistato, il tirocinio, i tirocini estivi di orientamento, la frequenza a corsi di formazione professionale, di competenza regionale,   stage, nella formazione professionale continua, nella formazione per i lavoratori interinali, e per le attività a maggiore rischio(edilizia, attività portuali, attività estrattive, trasporti) senza dimenticare il lavoro autonomo.
Inoltre accanto alla cultura della sicurezza dobbiamo far crescere una cultura della legalità. Le associazioni datoriali devono assumere consapevolezza che la vigilanza sulla sicurezza è importante non solo per i lavoratori direttamente esposti ai rischi, ma anche per le stesse imprese in quanto garantisce una concorrenza più leale.
Ragion per cui occorre assicurare un’attività ispettiva mantenuta su costanti livelli di efficacia, si potrebbero utilizzare alcuni accorgimenti il cui scopo potrebbe moltiplicare gli effetti della vigilanza normalmente attuate, dalle Asl e dall’Ispettorato del Lavoro sia in termini quantitativi che qualitativi: mi riferisco a quell’attività di coordinamento che può essere svolta dai Comitati regionali di cui all’art. 27 del D.leg.vo 626/94, che nella regione Basilicata risulta costituito ma poco operante, con l’obiettivo di raggiungere un protocollo d’intesa di primo livello che potrà fornire linee guida per successivi accordi e coinvolgimenti delle istituzioni e parti sociali.
Dobbiamo operare d’intesa con l’ASL effettuare delle ispezioni congiunte in alcuni laboratori dove com’è noto la competenza è esclusivamente delle ASL.
 Va combattuta la piaga del lavoro nero e della economia illegale. Bisogna promuovere la buona economia e perseguire la cattiva economia che sottrae ricchezza e genera insicurezza e marginalità.  
 E’ pacificamente accettato che l’infortunio sul lavoro attecchisce soprattutto nelle situazioni di illegalità lavoristica generale, e particolarmente nelle nicchie dell’economia sommersa.: laddove insiste lavoro abusivo o comunque irregolare li cresce a dismisura il rischio infortunistico e dunque la probabilità statistica del relativo grave fenomeno.
Intensificazione della vigilanza: la legge 248/2006 ha introdotto norme più severe per il contrasto del sommerso e per la promozione della sicurezza nei luoghi di lavoro. Gli interventi sono riferiti al settore edile ed è addirittura prevista la sospensione dell’attività se viene accertato l’utilizzo di manonera in nero, o violazione della disciplina in materia di orario di lavoro.
Operiamo tutti insieme, ognuno per le proprie competenze per una finalità comune: far innalzare l’attenzione sulla cultura della sicurezza..
 Se parliamo di cultura della salute e della sicurezza, della legalità, della prevenzione, vuol dire che accanto alle norme, alle nuove tecnologie della sicurezza, agli incentivi economici e agli sgravi fiscali per le imprese, il cambiamento culturale è una leva importante su cui agire, forse quella più importante affinché anche le altre leve possano esplicare efficacemente i propri effetti verso la soluzione del problema
 (Giovanni GURRADO)
 

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