Ordine e disordine nel controllo

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         La società è un sistema complesso e come tale è costituito simultaneamente da elementi caotici, in cui a stati di ordine si contrappongono stati di caos. Il caos come la rigidità non può evolvere in strutture ordinate adattabili all’ambiente, pertanto il punto di massima produttibilità è quella zona grigia tra ordine e disordine detto “orlo del caos”, questo si può strutturare in termini di periodicità ordinata ( mercato economico o struttura pubblica) e di complessità vera e propria ( alveare o una migrazione stagionale in cui nascono organizzazioni spontanee indipendentemente da una consapevolezza) – Dapor.
         Come osserva Gandolfi se il mercato o qualsiasi altra struttura complessa non possiede comportamenti lineari ed è dominata da una attività ciclica di retroazione, le caratteristiche di tali sistemi non sono prevedibili dall’analisi dei singoli elementi, vi è pertanto la necessità di un esame più complesso che tenga presente tutti i fattori che intervengono nella dinamica oscillatoria.
         Vi è quindi la necessità di uno scambio di informazioni “in itinere” nella analisi strutturale con la creazione di modelli “ a correzione di errore”, questo non può avvenire con modelli di controllo parcellizzati e chiusi in silos come si è di fatto realizzato fraintendendo il concetto di autonomia. Oltre che di uno scambio di informazioni a tempo costante l’evoluzione della struttura, a causa delle dinamiche proprie dei sistemi complessi, comporta l’ulteriore necessità dell’adattabilità del controllo alle problematiche che emergono dall’oscillazione nel tempo dei sistemi complessi amministrativi, a loro volta legati al sistema economico.
         Questa adattabilità della struttura di controllo non può realizzarsi in una struttura compartimentalizzata, né può adattarsi in tempo costante senza un forte coordinamento centrale che funga da attrattore caotico o riduttore di complessità, in quanto siamo in presenza di una periodicità ordinata fornita di una propria consapevolezza e non di una inconsapevole autonoma complessità.
         Le personalizzazioni favoriscono le parcellizzazioni sempre in atto, le creazioni di silos informativi che rischiano la loro istituzionalizzazione, viene rotto l’equilibrio tra rigidità e caos, non potendosi confondere funzioni differenti con dinamiche diverse in cui una segue l’attività nella sua dinamicità mentre l’altra risulta un potere terzo più distaccato che interviene episodicamente e non pedissequamente.
         L’individualismo di cui soffre il controllo dà spesso forma ad aspetti anarchici nell’organizzazione, fondata sul principio improprio dell’indipendenza magistratuale affermatasi per funzioni più prettamente giurisdizionali quale uno dei poteri portanti dello Stato moderno nato dall’Illuminismo. Il riconoscimento giusnaturalistico di diritti originali e inalienabili propri di ciascun individuo porta ad una sua tutela dall’invasività amministrativa dello Stato anche a mezzo dell’indipendenza del potere giudiziario, attraverso il giusnaturalismo avvengono quindi le due conquiste fondamentali della modernità politica: il principio della tolleranza religiosa e della limitazione dei poteri dello Stato, da cui il liberismo dello Stato moderno.
         La critica contemporanea al giusnaturalismo, relativa all’esistenza e individuazione di c. d. principi naturali eterni e di per sé stessi evidenti alla ragione, non fa venire meno l’importanza della limitazione dei poteri pubblici mediante la loro suddivisione, ma non deve indurre ad una confusione delle funzioni in cui il controllo gestionale e contabile è di per sé parte di una funzione posta ai limiti tra amministrativo e legislativo, essendo referente ad entrambi ed acquistando valenza solo dalla retroazione di questi due poteri.
         Nell’attività di controllo prevale un’ aspetto più propriamente amministrativo, che ultimamente ha presentato aspetti critici di cui si è volutamente ignorato gli effetti.
         Le cause non devono essere confuse con i sintomi ma non devono essere scambiate nemmeno con gli effetti, l’indebitamento è un effetto di precise decisioni liberamente scelte anche a seguito di contingenze esterne ma anche un sintomo di dinamiche economiche in atto, così pure le disfunzioni organizzative.
         Nelle crisi si pensa sempre a sintomi esterni in realtà queste nascono frequentemente da situazioni interne quali atteggiamenti di appropriazione privatistica delle proprie funzioni, carenza di pensiero strategico limitato agli interessi
immediati, proliferare di sedi e gestioni irrazionali delle aree, sovrapposizione, duplicazione e disomogeneità organizzativa, localismo, sclerotizzazione delle strutture, personalismo.
         Il controllo trovandosi in questa situazione ambigua perde l’affidabilità che deve possedere, ossia la bassa probabilità statistica dell’errore, dobbiamo considerare che la quantità e utilità dei report non sono che lo specchio di coloro che li effettuano ed il controllo parcellizzato è del tutto parziale e insufficiente e non può rinascere con una duplicazione organizzativa improntata ad aspetti feudali.
 
Bibliografia
 
·        M. Dapor, La speculazione e le sue leggi, Tutto Scienze in La Stampa, 26, 24/12/2008;
·        W. Berquist, L’organizzazione postmoderna, Baldini & Castoldi, 1992;
·        G. Villani, Complesso e organizzato, Franco Angeli, 2008.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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