La legge n. 167/2025 in ambito di semplificazione normativa non si limita a razionalizzare iter e testi legislativi ma introduce strumenti innovativi che cambiano il modo di concepire la produzione normativa: la valutazione di impatto generazionale (VIG) e l’Osservatorio nazionale per l’impatto generazionale delle leggi. Due novità che portano il diritto italiano a confrontarsi con la challenge dell’equità intergenerazionale e con la responsabilità verso le generazioni future.
Indice
1. Cambio di paradigma nella qualità della normazione
La semplificazione normativa è stata, negli ultimi lustri, un obiettivo ricorrente del legislatore italiano. Dalla “legge Bassanini” del 1997 fino alle più recenti leggi di riordino, il fil rouge è sempre stato quello di ridurre la complessità, eliminare ridondanze e rendere più chiaro il pattern regolatorio. Con la legge n. 167/2025, però, il discorso si arricchisce di una dimensione nuova: non solo semplificare, bensì pure valutare gli effetti delle norme nel tempo e sulle generazioni che verranno. L’opzione di inserire la valutazione di impatto generazionale tra i tools di analisi preventiva segna un cambio di paradigma. Non si tratta più soltanto di verificare l’efficacia o l’efficienza di una regolazione, bensì di chiedersi se essa sia equa rispetto ai giovani di oggi e ai cittadini di domani.
2. Valutazione di impatto generazionale, cos’è e come funziona
L’articolo 4 della legge in disamina stabilisce che la VIG sia uno strumento informativo preventivo. In concreto, ogni atto normativo del Governo, a esclusione dei decreti-legge, dovrà essere accompagnato da un’analisi degli effetti ambientali e sociali che ricadono sui giovani e sulle generazioni future. Questa valutazione si colloca all’interno dell’analisi di impatto della regolamentazione (AIR) già prevista dalla legge 246/2005. La novità è che la VIG diventa obbligatoria quando un provvedimento produce effetti significativi di tipo ambientale o sociale. Pensiamo, ad esempio, a una legge che incide sulla gestione delle risorse naturali, sul sistema educativo o sulle politiche del lavoro: in tutti questi casi sarà necessario misurare l’impatto non solo nell’immediato, ma anche nel medio e lungo periodo. La VIG, per l’effetto, non rappresenta un mero adempimento burocratico, bensì è una modalità per inserire nell’iter legislativo il principio di equità intergenerazionale, cioè l’idea che le scelte di oggi non debbano compromettere i diritti e le opportunità di chi verrà dopo.
3. Osservatorio nazionale, presidio istituzionale
Accanto alla VIG, la legge in disamina istituisce presso la Presidenza del Consiglio dei ministri l’Osservatorio nazionale per l’impatto generazionale delle leggi (articolo 5). Si tratta di un organismo con funzioni di monitoraggio, analisi e proposta. Il compito sarà quello di verificare se le norme effettivamente promuovono l’equità tra generazioni e di suggerire strumenti per migliorare la qualità della produzione normativa. L’Osservatorio non comporta nuovi oneri per la finanza pubblica, ma opererà con le risorse già disponibili e i suoi membri non percepiranno compensi. La collocazione presso la Presidenza del Consiglio appare significativa, indicando la volontà di attribuire a questo organismo un ruolo centrale e trasversale, capace di dialogare con tutti i ministeri e di incidere sulle politiche pubbliche in modo coordinato.
4. Impatti giuridici e culturali
Da un’ottima squisitamente giuridica, la VIG e l’Osservatorio introducono un principio nuovo nel diritto italiano: la responsabilità nei confronti delle generazioni future. Non è un concetto astratto, ma un criterio operativo che dovrà accompagnare la redazione delle leggi e la loro valutazione. Dal punto di vista culturale si tratta di uno step importante in quanto, per la prima volta, il legislatore riconosce che la normazione non può essere pensata solamente in funzione del presente. Ogni opzione normativa presenta conseguenze che si estendono nel tempo e che possono incidere sulla vita di chi oggi non ha ancora voce politica. Tale prospettiva si avvicina alle esperienze di altri ordinamenti europei, dove strumenti simili sono stati introdotti per garantire la sostenibilità delle politiche pubbliche. L’Italia, tramite la legge n. 167/2025 si inserisce in questo dibattito e intende fornire una risposta concreta.
5. Sfide per il futuro
Molto dipenderà dall’attuazione pratica, e quindi la VIG dovrà essere integrata nei processi amministrativi senza diventare un mero esercizio formale. L’Osservatorio dovrà dimostrare di avere la capacità di incidere fattivamente sulle scelte legislative, evitando di trasformarsi in un organismo consultivo privo di peso. La sfida appare ambiziosa: rendere la produzione normativa maggiormente consapevole, responsabile e giusta. Se riuscirà, la legge in commento avrà segnato un punto di svolta, trasformando la semplificazione normativa da obiettivo tecnico a progetto politico e culturale di lungo respiro. La semplificazione normativa, pertanto, non è più soltanto riduzione di testi e procedure, ma con la legge in parola potrebbe diventare anche garanzia di equità tra generazioni. La valutazione di impatto generazionale e l’Osservatorio nazionale sono strumenti che, se applicati con serietà, possono cambiare la modalità di concepire il diritto: non più quale regolazione del presente, bensì come costruzione di un futuro sostenibile.
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