Legge di Bilancio e dazio UE, doppia stretta sui pacchi fino a 150 euro

Legge di Bilancio 2026 e dazio UE: contributo sui pacchi fino a 150 euro e tassa europea dal 2026, tra profili giuridici e impatto sull’e-commerce.

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La bozza della Legge di Bilancio 2026 introduce l’ipotesi di un contributo fisso di 2 euro su ogni pacco fino a 150 euro e il raddoppio della Tobin Tax. Parallelamente, il Consiglio dell’UE ha già approvato un dazio doganale di 3 euro sui piccoli pacchi extra-UE, operativo dal 1° luglio 2026. Due misure che, se approvata quella italiana, si intrecciano sul piano giuridico e pongono interrogativi di compatibilità col diritto europeo e di impatto sul commercio elettronico.

Indice

1. La misura italiana nella Legge di Bilancio 2026 (ancora ipotetica)


Nella bozza della Manovra 2026 (legge di bilancio per l’anno entrante) è stata inserita l’ipotesi di un contributo fisso di 2 euro su ogni pacco di valore fino a 150 euro, a prescindere dalla provenienza. La misura, non ancora approvata dal Parlamento, avrebbe finalità di bilancio e sarebbe estesa anche alle spedizioni interne per evitare che si configuri come dazio doganale, materia di competenza esclusiva dell’Unione europea. Il Governo ha motivato tale scelta con l’esigenza di reperire nuove entrate e di colpire un settore, ovvero quello delle micro-spedizioni, che negli ultimi anni ha registrato una impennata esponenziale verso l’alto, specie in virtù delle piattaforme di e-commerce. La misura si affianca al raddoppio della Tobin Tax, che passerebbe dal 2‰ al 4‰ sui mercati non regolamentati, nonché dall’1‰ al 2‰ su quelli regolamentati, con l’obiettivo di rafforzare la fiscalità sulle transazioni finanziarie.

2. La decisione europea (già approvata)


Diversamente dalla misura italiana, che resta allo stato di proposta, il Consiglio dell’UE ha già approvato il 12 dicembre scorso l’introduzione di un dazio doganale fisso di 3 euro su tutti i pacchi di valore inferiore a 150 euro provenienti da Paesi extra-UE, con entrata in vigore dal 1° luglio 2026. Secondo le informazioni contenute nel press release pubblicato sul website istituzionale del Consiglio dell’Unione Europea, la misura ha carattere temporaneo e risponde a una triplice esigenza: contrastare l’ingresso massiccio di micro-spedizioni duty free (oltre 4,6 miliardi nel 2024, in gran parte dalla Cina); tutelare i venditori europei da fenomeni di concorrenza sleale; ridurre i rischi per la sicurezza dei consumatori e le frodi fiscali legate alla sotto dichiarazione del valore delle merci. Il dazio sarà operativo fino all’entrata in funzione del nuovo regime doganale permanente, già programmato a livello europeo per il 2028, che prevede un sistema digitale di tracciamento e dichiarazione semplificata delle spedizioni.

3. Profili giuridici e criticità


Le due misure, pur perseguendo finalità differenti, si potrebbero sovrapporre, sollevando questioni di compatibilità. Anzitutto, il contributo italiano è ancora incerto, trattandosi a oggi di una misura ipotetica, e la sua approvazione dipenderà dall’iter parlamentare della Legge di Bilancio. In considerazione della competenza UE in materia doganale, la tassa italiana, se introdotta, dovrà essere strutturata in modo da non configurarsi come dazio, evitando in tal modo conflitti con la disciplina europea. Resta aperta la questione della duplicazione di oneri, poiché l’eventuale coesistenza di contributo nazionale e dazio europeo potrebbe comportare un aggravio per consumatori e operatori di e-commerce, con effetti sui prezzi finali. Le finalità appaiono comunque differenti, in quantola misura italiana ha scopo di bilancio e reperimento di risorse, mentre quella europea mira a riequilibrare la concorrenza e garantire la sicurezza dei consumatori.

4. Contrasto ai colossi digitali


Ambedue le misure si inseriscono nel più ampio contesto di contrasto ai colossi dell’e-commerce extra-UE, quali Shein e Temu, che hanno costruito il loro successo sulla vendita di prodotti a basso costo spediti in milioni di micro-pacchi. Il dazio europeo risulta esplicitamente rivolto a ridurre l’impatto di tali piattaforme sul mercato interno, mentre la tassa italiana, se approvata, avrebbe un effetto più generalizzato, incidendo anche sulle spedizioni nazionali ed europee. Il 2026, a ogni buon conto, si profila come un anno di notevole pressione fiscale e doganale sulle micro-spedizioni: da un lato l’ipotesi italiana di contributo sui pacchi e raddoppio della Tobin Tax, dall’altro la decisione europea già approvata di introdurre un dazio sui pacchi extra-UE. La sfida sarà armonizzare queste misure, garantendo al contempo entrate fiscali, equità concorrenziale e compliance al diritto europeo, senza penalizzare in modo eccessivo consumatori e piccoli operatori del commercio elettronico.

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Avv. Biarella Laura

Laureata cum laude presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Perugia, è Avvocato e Giornalista.
È autrice di numerose monografie giuridiche e di un contemporary romance, e collabora, anche come editorialista, con redazioni e su banche dati giu…Continua a leggere

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