L’assegno di divorzio e il suo importo 

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 L’assegno di divorzio non è rappresentato da un importo che la legge predetermina e non è uguale per ognuno.

La sua misura varia a seconda della famiglia, delle possibilità di carattere economico di chi lo deve pagare, del reddito di chi lo riceve, della durata del matrimonio e di una serie di altre condizioni che vengono fissate da parte della giurisprudenza.

Questo è il motivo per il quale quando qualcuno chiede a quanto ammonta l’assegno di divorzio, si può dare una risposta di carattere indicativo, che tenga conto della media che viene applicata dai giudici nell’ambito della stessa zona geografica e per situazioni familiari che siano simili.

Qualcuno applica il cosiddetto criterio del “terzo”.

L’assegno non può superare un terzo del reddito di chi lo paga con più attenzione ai più recenti sviluppi della giurisprudenza, secondo la quale per stabilire l’importo dell’assegno di divorzio si devono conoscere prima una diversi parametri senza i quali non sarebbe possibile farsi un’idea.

Si può così spaziare dalla negazione del contributo a importi che, in presenza di figli, potrebbero anche sfiorare la metà dello stipendio del genitore.

In questa sede si scriverà sui possibili criteri di calcolo dell’assegno di divorzio in modo che coloro che leggono e fossero interessati alla questione, si possano orientare in base alla varia giurisprudenza.

Nella stesura dello scritto si cercherà di essere il più pratici possibile, cercando di rendere fruibile in relazione all’utilità, e indirizzare il contenuto anche a coloro che non sono abituati allo stretto linguaggio giuridico, senza esagerare con astrazioni e tecnicismi, cercando di fornire una linea entro la quale ci si possa muovere in modo da capire a quanto ammonta l’assegno di divorzio.

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In che cosa consiste l’assegno di divorzio

Qualcuno lo chiama “mantenimento all’ex”, ma si tratta di un’espressione approssimativa.

Per fare in modo di essere compresi da giudici, avvocati e persone di legge, è fondamentale e necessario esprimersi in determinati modi.

Il passo che, tranne casi specifici, precede il divorzio è rappresentato dalla separazione.

A questo proposito la legge prevede due diverse fasi.

La fase della separazione e la fase successiva del divorzio.

Quando la procedura di separazione arriva al termine, e, a seconda della volontà delle parti, può essere consensuale oppure effettuata con l’aiuto del giudice, in un regolare processo (cosiddetta separazione giudiziale), il tribunale fissa un assegno a favore del coniuge più debole dal lato economico, e l’assegno, mentre l’altro coniuge lo dovrà pagare.

La misura resta in piedi sino a quando la coppia non arriva al definitivo divorzio.

All’esito di questa seconda procedura, che può essere anch’essa consensuale o giudiziale, il giudice sostituisce l’assegno di mantenimento con quello di divorzio.

Non si tratta di una modifica di carattere terminologico.

La differenza tra assegno di mantenimento e assegno di divorzio è profonda.

L’assegno di mantenimento mira a garantire una specie di agevolazione al coniuge più debole dal lato economico che si viene a trovare senza il sostegno dell’ex.

In conseguenza di questo, la misura del mantenimento deve essere rivolta a colmare ogni disparità di ricchezza tra i due, cercando di compensare il reddito del più abbiente con quello del meno abbiente.

Il primo viene bilanciato in modo che il secondo possa godere dello stesso tenore di vita del quale godeva quando ancora era sposato e conviveva con il coniuge.

Questi sono i motivi per i quali l’assegno di mantenimento in senso teorico è più elevato rispetto all’assegno di divorzio.

L’assegno di divorzio ha una funzione di assistenza.

Il suo compito è quello di garantire l’autosufficienza economica al coniuge che, per cause che non dipendono dalla sua volontà, non è più in grado di mantenersi in modo autonomo.

In questa sede non facciamo parola di quali siano queste situazioni di meritevolezza che consentono di ottenere l’assegno di divorzio.

L’assegno di divorzio, allo stesso modo del mantenimento, non mira a garantire il precedente tenore di vita, ma a togliere dalla povertà il coniuge più debole.

Oltre a questo, il giudice, deve fissare l’assegno di divorzio tenendo conto degli sforzi che ha fatto  il richiedente sino a quando era sposato, per contribuire con la suo lavoro materiale, all’andamento della famiglia, occupandosi della casa e dei figli.

Se a causa del lavoro domestico, la persona in questione ha perso ogni legame con il mondo del lavoro, deve essere ricompensata.

In simili circostanze ci si rivolge soprattutto alle casalinghe che hanno rinunciato alla carriera consentendo al marito di concentrarsi sul lavoro e arricchirsi.

Il giudice deve tenere conto di questo sacrificio e lo deve ricompensare aumentando l’assegno di divorzio.

Approfondisci

Gli importi dell’assegno di divorzio

Alcune fonti relative alla materia, hanno riportato che il quotidiano economico Il Sole 24 Ore, ha di recente condotto un’indagine , rivelando che il contributo all’ex coniuge (la moglie, in più del 90% dei casi) si attesta in media intorno ai 500 euro al mese.

Sale sopra i 600 euro in Lombardia e nel Lazio, mentre in gran parte del Mezzogiorno (Sicilia, Puglia, Calabria, Basilicata e Molise) l’assegno non raggiunge i 400 euro.

L’indagine è stata condotta in base agli ultimi importi disponibili, dedotti nelle dichiarazioni dei redditi 2017.

Si tratta di valori progressivamente più bassi, rispetto all’anno d’imposta 2008 la diminuzione è stata di quasi il 6 per cento.

L’assegno di divorzio, per la persona che lo deve pagare può costituire una deduzione fiscale, mentre la persona che lo riceve lo deve dichiarare al fisco e riportare nella compilazione della dichiarazione dei redditi.

A differenza di questo, l’assegno di mantenimento dei figli è esentasse.

In relazione ai territori, le cifre degli assegni all’ex coniuge rispecchiano la “ricchezza” della popolazione che ci risiede.

Ad esempio

Chi è in Lombardia percepisce un assegno medio mensile è di 678 euro, quasi il doppio rispetto al Molise.

Gli ultimi posti della classifica sono occupati dalle regioni del Sud con 500 euro.

Le Regioni del Sud si attestano agli ultimi posti della classifica, mentre al Nord, ad eccezione del Friuli Venezia Giulia e della Liguria, i valori superano sempre la soglia dei 500 euro.

 

 

Dott.ssa Concas Alessandra

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