La ricostruzione della memoria

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            La memoria elettronica se rappresenta una vera e propria rivoluzione, dove si affiancano spettacolarizzazione e precisione illimitata nel registrare i fatti, non è che un elemento della costruzione di una memoria, alla durata “illimitata” e facilmente evocativa della prima si contrappone la particolare instabilità e malleabilità della memoria umana, ma la memoria sociale è qualcosa di più di una semplice registrazione, è la capacità di una condivisione identitaria costruita nel tempo attraverso la lettura di particolari fatti che diventano eventi fondanti (J. Le Goff).

            Bergson parla di “immagine” come memoria profonda che viene a staccarsi dalla memoria superficiale propria della semplice abitudine, parole, gesti e rituali trasformano i singoli eventi nei tempi lunghi propria di una memoria collettiva, in cui si inseriscono i “mercanti della memoria” che ulteriormente la trasformano in un oggetto di consumo consolatorio, nella “bella epoque” del proprio vissuto, così che la memoria collettiva venga ad opporsi alla memoria storica, come la memoria affettiva alla memoria intellettuale (Pierre Nora).

            Le grandi mitologie collettive già formatesi nell’ottocento, nella modernità della comunicazione di massa si evolvono verso la creazione di una serie di memorie collettive sotto la pressione di una storia immediata e simultanea, vi è quindi la necessità di collegare queste memorie collettive alla storia scientifica, storie individuali che rifluiscono nel collettivo e quindi nel sociale, superando la manipolazione che sempre il valore economico e politico della memoria ha comportato.

            Leroi-Gourhan sottolinea l’importanza che ha la tradizione per la specie umana nel condizionarne la condotta, la sopravvivenza etnica avviene attraverso la routine ed il progresso deve agire in equilibrio con essa  se si vuole che l’innovazione non sia etnicamente disgregante, in quanto nell’identità individuale o collettiva la memoria ne è elemento essenziale, tanto che la formazione di una memoria sociale diventa l’elemento dominante dell’evoluzione umana, essa pertanto diventa strumento di potenza, quindi di lotta e manipolazione per la legittimazione del potere attraverso la memoria stessa.

            Con il cessare della memoria si ha la perdita della coscienza del proprio passato, la comunità smarrisce se stessa, l’eterno presente non ha più un progetto sostenibile nella comunità, essa diventa una creta malleabile secondo interessi costruiti, la perdita delle tradizioni conduce pertanto alla cessazione della coscienza di una autonoma esistenza (Mansuelli), tanto che per tutta la storia romana nonostante i numerosi mutamenti istituzionali, economici e sociali, dalla repubblica al principato, fino al dominato, la “res pubblica” rimase concettualmente tale contrapposta alla “res privata” e l’imperatore doveva mantenere coscienza di tale distinzione, se voleva legittimare il proprio potere.

            La forza del persistere di una memoria collettiva è al centro della riflessione di Pallottino , il quale rileva che le radici di quel forte regionalismo che si è manifestato in tutte le vicende storiche del territorio italiano, affondano nelle unità etnico-storiche preesistenti all’unificazione romana della penisola, tanto che le stesse regioni e città richiamano nella denominazione le varie vicissitudini storiche della penisola italiana, l’informazione decade secondo un fenomeno “entropico” (Wiener) ma viene continuamente rigenerata, ricostruita, riadattata alle esigenze, incertezze del momento e in questa ricostruzione l’informazione contenuta nella memoria sociale diventa strumento di lotta, manipolazione e legittimazione del potere.

            La teoria degli scarti conoscitivi (Knowledge gaps), propria dei moderni mezzi di comunicazione di massa, influisce anche nella moderna ricostruzione della memoria, dove mitologie si formano e affermano più velocemente che nel passato rielaborando la memoria collettiva o addirittura sostituendola, il potere della memoria si è allargato dal rapporto Stato/élite ad organizzazioni private attraverso l’uso sempre più esteso dell’elettronica, nasce sempre più prepotente la necessità di una ricostruzione storica scientifica della memoria, anche attraverso la catalogazione della memoria orale, sovrastata dalle immagini, nella necessità di una veridicità, in questo lo stesso diritto è elemento e specchio di una ricostruzione della memoria sociale, esso nel normare è frutto della memoria e nei comportamenti sociali  che provoca diventa elemento costitutivo di una futura memoria sociale, ma in esso si creano gli stereotipi propri di un nuovo Medioevo giuridico (Sergi), dove attraverso la normativa si ottiene un’immagine sociale distorta degli accadimenti nel loro succedersi, una vulgata accademica lontana dalla vera realtà storica, una memoria ricostruita nella pretesa di una perfezione classica da contrapporre alla barbaria gotica (Brusa).

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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