La libertà nella complessità biologica

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         L’uomo è un mix fra costituzione individuale innata e fattori di esperienza, si che l’apprendimento non è altro che uno dei prodotti più importanti del fattore costitutivo iniziale.
         La cultura che nasce dall’apprendimento è pertanto il risultato dell’elaborazione imitativa fra membri di una stessa comunità in rapporto all’adattamento all’ambiente circostante, questo spiega le enormi differenze culturali fra gruppi umani.
         Il cervello non è una tabula rasa ma vi sono strutture geneticamente programmate, senza che per tale motivo venga a diminuire la plasticità dell’organo e pertanto la possibilità di riprogrammarsi secondo esigenze, la plasticità è anche conseguenza della capacità cellulare di adattare parte delle proprie istruzioni alle istruzioni delle cellule vicine.
         Quello che rende una cellula diversa dalle altre non sono quindi i singoli geni ma il momento della loro attivazione, in altre parole un se, quandoun gene viene espresso, e un allora, quale proteina verrà costruita. Questo intrecciarsi fra se – allora è il prodotto di una miscela fra ascendenza e segnali.
         Si vengono a creare delle reti complesse pilotate a monte da pochi geni mediante delle strutture a cascata.
         La creazione di queste strutture frattali a partire da una autoorganizzazione per esperienza interna del cervello indipendentemente dall’esperienza esterna la quale interviene solo successivamente a plasmare il cervello stesso, pone il problema del concetto di libertà, dove parla e quando.
         La prima osservazione elementare è che non vi è una libertà assoluta, ma varie libertà in funzione delle esigenze interne da soddisfare, naturalmente il parametro per decidere se un uso della libertà è positivo o negativo sono le regole derivanti dalle medie esigenze dei singoli membri della comunità stessa in rapporto alla sopravvivenza della comunità, più o meno variate dall’influenza dei leader della stessa comunità.
         La tirannia che determina un senso di soffocamento in chi la subisce non è altro
che impedimento della realizzazione delle pulsioni interne, tali desideri non possono essere sentiti che in forma condizionata come del resto lo sono le stesse libertà, ossia libertà condizionate dalla biologia e dall’ambiente.
         Non vi è quindi mai una o più libertà assolute ma solo libertà limitate dalle pulsioni nate dalle strutture biologiche e dagli influssi sulle strutture stesse dell’ambiente esterno.
         I momenti di libertà si realizzano nei punti di scelta delle varie biforcazioni del costruendo frattale con evoluzioni radicalmente diverse per minime differenze iniziali, poi vi saranno solo percorsi predefiniti finché imprevisti esterni determineranno nuovi punti di scelta, ma anche il momento della scelta sarà in realtà un momento di libertà condizionata dal biologico e dal vissuto culturale dell’interessato.
         Se la scienza moderna ha rinunciato alle esatta prevedibilità di fenomeni con più di tre variabili, in quanto sistemi complessi in cui è possibile conoscere gli stati che potranno essere assunti ma non quale verrà effettivamente assunto, anche le scelte biologiche come quelle di qualsiasi altra attività umana complessa, es. giuridica o economica, non potranno che essere possibili ma non determinate.
         La mente non è qualcosa di predefinito ma condizionato dal caso del mondo esterno quale variante imponderabile di una riproduzione interna e in questa la libertà irrompe dalla causalità esterna, come scelta sugli eventi di cui tuttavia è essa stessa vittima nella possibilità di scelta.
         L’identificazione della libertà non tanto come scelta quanto piuttosto come una “possibilità di scelta” che può essere realizzata in tutte le occasioni in cui si ripeta una situazione determinata (Abbagnano), ha portato all’individuazione della libertà umana come una libertà situata, relativa e sotto condizione (Gurvitch), perfetto opposto alla libertà intesa come anarchia individualista o potere assoluto dell’organizzazione totalitaria a cui il singolo appartiene.
         Conclude Abbagnano che la libertà non può esaurirsi in formule semplici o totalitarie, come suggerito da concetti di libertà anarchico o necessitaristico, ma dallo studio dei limiti e delle condizioni che in situazioni determinate possono rendere effettiva ed efficace la possibilità di scelta dell’uomo.
         D’altronde la conservazione di schemi necessitaristici per la spiegazione degli eventi umani, rispetto alle spiegazioni probabilistiche della fisisca moderna, risulta essere sempre più anacronistico. (Principio di indeterminatezza di Heisemberg).
         Si può quindi senz’altro concludere che la libertà non è solo condizionata ma preindicata, secondo una serie di percorsi iniziati dall’autoorganizzazione cerebrale della materia vivente e sarà la causalità degli intrecci interni alla persona con gli eventi esterni a indicare il tracciato, la libertà di fatto è sempre in una forbice quello che conta è la propria consapevolezza dei condizionamenti esterni.
         Le singole vite non sono che processi estremamente complessi causali di auto-organizzazione in strutture fornite di stabilità caotica che si evolvono intorno ai propri attrattori caotici, la libertà assoluta a cui l’uomo aspira è pertanto all’esterno delle singole vite sulle poche informazioni memorizzate nello stadio iniziale e che permettono nel quotidiano di flessibilizzare e massimizzare l’uso dello spazio e delle risorse in ambiti molto limitati.
 
 
 
Bibliografia
 
 
·        N. Abbagnano, Dizionario di filosofia, voce “Libertà”, UTET, 2003;
 
·        N. Antonucci,, Cosa sono la complessità e il caos…semplicemente ?, www.ComplexLab.com;
 
·        Gary Marow, La nascita della mente. Come un piccolo numero di geni crea la complessità del pensiero umano, Codice Edizioni, 2003;
        

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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