Il diritto nei cicli economici

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         In molti cicli vi è un elemento psicologico che spinge al processo circolare di auto-catalisi, fino alla catastrofe dell’esplosione o del blocco, questo aspetto, che fa venire meno la possibilità del feedback negativo, è la naturale concorrenza/competizione che si instaura fra gli esseri umani e che se non opportunamente corretta si risolve non in una crescita ma in una crisi del sistema, si tratta di una “curva della crescita” che in realtà nasconde in sé il momento della crisi.
         Infatti, ogni fase finale di qualsiasi curva logistica nasconde conflitti e depressione con le conseguenti tensioni, i limiti superiori che la tecnologia e le risorse a disposizione pongono non potranno essere naturalmente visti dai singoli e la rincorsa continuerà fino alla crisi finale, solo interventi esterni possono evitare il surriscaldamento del sistema competitivo, il quale è oltretutto alimentato dall’interagire di altri sistemi esterni. Le Roy Ladurie parla di movimenti ciclici, economici e demografici, dentro un definito “sistema omeostatico”, da cui ne deriva il concetto di “storia senza movimento”, per la quale solo interventi di elementi esterni sono in grado di rompere il ciclo; l’elemento esterno assume pertanto una doppia funzione di moltiplicatore e rafforzatore o all’opposto riduttore del ciclo, sarà quindi il suo modo di interagire a decidere del ruolo.
         Come ricordato da Sachs “ Il collasso economico spesso ha il carattere di un processo cumulativo. Lasciatelo andare oltre un certo punto e per un po’ di tempo guadagnerà forza dal suo stesso sviluppo, mentre i suoi effetti si diffondono e amplificano il collasso” ( Friedman, Schwart).
         Ma qual è la caratteristica principale di un ciclo economico ?
         E’ senz’altro il timore di essere travolti dagli altri, di perdere posizioni se nella fase competitiva si rallenta lasciando ad altri campo nel processo di acquisizione di diritti sulle risorse. Solo un elemento regolatore esterno ha la possibilità di interrompere o quantomeno allentare la competizione che da ottimizzazione delle risorse si risolverà in distruttore dei rapporti sociali, infatti oltre alla aggressività progressivamente in crescita della competizione vi è l’impossibilità di interrompere volontariamente il ciclo a causa di un misto di timore di esclusione e soddisfazione di carattere anche neurobiologico per le acquisizioni che si ottengono dalla partecipazione alla gara.
         E’ stato osservato che in natura vi è un istinto alla cooperazione che risulterebbe vincente nella selezione, ma è anche vero che fuori dal rapporto familiare è essenziale non solo evitare i comportamenti parassitari bensì incoraggiare uno scambio vicendevolmente profittevole ( Nowak, May, Sigmund), per realizzare questo tuttavia vi è la necessità di creare un rapporto di fiducia il quale mancherà senz’altro o verrà meno nel preciso momento in cui si incoraggi una competizione senza alcun correttivo cooperativo dato non solo dalla regolamentazione, ma soprattutto dai valori trasfusi in essa e comunicati nel gruppo formalmente e informalmente attraverso modelli premianti sì da creare una pressione sociale in tal senso. Viene a mancare il feedback negativo che stabilizzi il sistema competitivo il quale potrà procedere liberamente in progressione.
         Secondo la teoria economica dei diritti di proprietà in ogni transazione di mercato avviene uno scambio implicito fra diritti di proprietà (Posner), questo comporta che l’acquisizione di risorse e quindi di potere avviene mediante una competizione sui diritti di proprietà, l’accumulo riguarderà sostanzialmente tali diritti e il valore dei beni non è che il valore di tali diritti.
         Tuttavia se il ciclo economico dipende prevalentemente dall’elemento psicologico come è possibile determinarlo con sufficiente precisione ?
         E’ impossibile determinare i tempi proprio per l’impossibilità di valutare l’aspetto psichico individuale e quindi il momento in cui i primi soggetti intuiranno l’elemento auto-catalitico e si sottrarranno alla competizione, seguiti progressivamente da altri individui con un effetto a cerchio. Non resta quindi che un approccio macro di carattere statistico e pertanto probabilistico dell’evento, si dovranno perciò seguire i sintomi, i segnali con cui si manifesterà il nuovo evento.
         Ma il diritto di proprietà cosa comporta a livello psichico ?
         Esso può definirsi un interruttore dell’aggressività, ossia che innesca l’aggressività dell’individuo in termini socialmente accettati. Se il diritto rientra nel sentire sociale, è sua espressione, esso viene da esso rinforzato, è la pressione sociale che ne garantirà la riuscita e sarà essa che permetterà e garantirà il successo della rivendicazione del titolare del diritto. Sarà il contesto sociale stesso che favorirà ed anzi si aspetterà la rivendicazione del diritto da parte del suo titolare, mentre verrà riprovato ed isolato colui che rivendicherà la titolarità del bene essendo privo del diritto socialmente riconosciuto.
         Si è finora sostenuto che il diritto è un regolatore dell’aggressività sociale, in realtà esso è piuttosto un interruttore della stessa, un elemento scatenante dell’aggressività rivendicativa in termini rituali e pertanto un elemento di socializzazione dell’aggressività.
         Vi è quindi un rapporto psicologico stretto tra cicli economici ed aggressività, il tutto mediato dai diritti di proprietà.
 
Sergio Sabetta
 
 
Bibliografia
 
·        R. A. Posner, Analisi economica del diritto, 1972;
·        J. D. Sachs, Pericolose crisi a catena, Le Scienze, 17, 486, febbraio, 2009;
·        C. Bastan, L’area euro minacciata dai suoi anelli deboli, Sole 24 Ore, 1, 145, 58, 28 febbraio 2009;
·        M. A. Nowak- R. M. May – K. Sigmund, L’economia della solidarietà, Le Scienze, 48/53, 324, agosto, 1985.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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