Il controllo tra quantità e qualità

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         Si può osservare in molte occasioni una devianza nei sistemi di controllo esterni sviluppati in questi ultimi anni sia in ambiti strettamente contabile che di gestione, ossia l’uso del sistema informatico in termini puramente quantitativi senza che vi sia un tentativo di estendere l’analisi dei dati sotto l’aspetto qualitativo.
         Una visione strettamente quantitativa evita di esporsi, ma conduce anche a interpretazioni ristrette e non aderenti all’andamento reale del fenomeno gestionale o ad una lettura coerente ai fenomeni reali descritti dai dati finanziari.
         Vi è stata più volte una lettura semplificata e formalistica degli stessi, senza cercare le verità più recondite di cui il fenomeno finanziario ne è una espressione anche se di difficile lettura, né si sono valutate appieno le conseguenze operative di certe decisioni sostenute più per un malinteso senso di prestigio che per una effettiva valutazione ponderata delle loro conseguenze.
         La scelta degli indicatori della qualità necessita di una conoscenza approfondita delle attività in esame, al fine di concentrarsi sugli aspetti critici delle relazioni “attività – performance” nel tentativo di individuare le cause primarie delle disfunzioni, senza limitarsi agli aspetti più evidenti che sono in realtà semplici effetti. Vi deve essere quindi un chiedersi continuo del perché di certi effetti, a cui deve essere data risposta con dati riscontrabili i quali a loro volta dovranno essere oggetto di ulteriori domande.
         Nel contenere i costi in molte occasioni si ottiene una riduzione di questi nel breve periodo a scapito della capacità produttiva nel lungo periodo, la qualità pertanto consiste nel ricercare per il contenimento i costi legati alle attività meno vantaggiose. Nel privato il termine di riferimento per la valutazione risiede nel concetto di redditività, ossia dalla differenza fra ricavi conseguiti e costi sostenuti, nel pubblico intervengono ulteriori valutazioni politico- sociali che devono essere soppesate anche in termini di produttività economica, ossia quantità di risorse e tempo impiegato nella produzione di beni e servizi.
         Dobbiamo considerare infatti che il concetto di produttività non ha solo un carattere economico, ma contiene anche aspetti legati alla qualità, questa è l’espressione di vari approcci che vanno dalle prestazioni dell’azienda, all’organizzazione, al lavoro personale, all’immagine aziendale stessa, fino alla qualità dei rapporti fra persone.
         Il dato puramente finanziario è quindi di per se stesso limitante se non valutato in termini anche qualitativi, in altre parole se non si riesce a valutare il perché, il dove, che cosa ha determinato la spesa, ma soprattutto i risultati della stessa in termini produttivi e sociali; l’analisi piuttosto complessa che ne deriva può essere supportata solo da una visione sistematica e non puramente settoriale e quindi frammentaria, per cui viene a necessitare una conoscenza piuttosto ampia dell’organizzazione che ha prodotto i flussi finanziari in esame e le logiche che la sorreggono, ma occorre anche l’umiltà di apprendere e di chiedersi il perché di certi dati evitando di auto referenziarsi nel proprio ruolo, ma calandosi con curiosità nelle dinamiche finanziarie, organizzative e sociali che si hanno di fronte.
         Purtroppo in molte occasioni queste caratteristiche sono venute a mancare, con personalismi che hanno stravolto i rapporti e le capacità di affrontare in profondità i dati finanziari appiattendoli ad aspetti puramente quantitativi e questo è accaduto in particolare per mancanza culturale e povertà di visione.
 
Nota :
A. Galgano, I sette strumenti della qualità totale, Il Sole 24Ore 1992.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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