Il controllo della rete

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La frantumazione della rete
         Si sono individuate l’esistenza nella complessità aperta della rete di strutture chiuse definite “silos” (F. Maione, Dalla rete al silos: complessità organizzativa, innovazione, gestione della conoscenza), in queste strutture le informazioni, le conoscenze e le pratiche circolano solo al loro interno sì da avere spazi organizzativi sicuri ma artificialmente chiusi.
         La presenza di silos organizzativi all’interno dell’azienda strutturata in rete ha posto il problema di un eventuale corto-circuito sulla circolazione della conoscenza e quindi dell’informazione che la veicola a cui si rifanno le teorie, quali la cross-fertilization, sulla facilitazione dell’innovazione mediante la velocizzazione della trasmissione dell’informazione.
         Si raccomandano pertanto le buone prassi, come la diffusione di un clima organizzativo favorevole, la disponibilità all’apertura della leadership, la gestione consapevole degli spazi di conoscenza.
         Tuttavia dobbiamo considerare che, come in qualsiasi universo in espansione si creano centri di gravità, altrettanto avverrà in qualsiasi struttura a rete.
         Ogni centro di gravità costituirà un nuovo baby – universo di informazione figlio della struttura a rete originaria, si avranno in altre parole dei multi – universi che germoglieranno improvvisi da forti leadership. Sorge spontanea la domanda su un eventuale rapporto tra rete informale e silos, anche se queste strutture chiuse non sono direttamente collegate a tali reti la presenza di reti non formalizzate potrebbero favorire la chiusura.
         L’elaborazione dell’informazione avverrà in forma autonoma seppure collegata tra rete e silos, nel silos dovrebbe esservi una capacità di memoria minore rispetto alla rete anche se più veloce come elaborazione, viene a mancare tuttavia con il tempo la varietà dell’informazione.
         La massima quantità di informazione che si può ottenere dipende dai contatti dei singoli si che consegue che l’informazione semplicemente dipenda non dal numero dei membri nella struttura, ma piuttosto dai loro collegamenti. Sebbene all’interno del silos vi è un’elaborazione parallela e autonoma delle informazioni, questa viene comunque ad influire nell’elaborazione effettuata dalla rete.
         Ogni gruppo umano risponde a proprie leggi determinate dall’incontro tra tipologia della leadership ed esigenze originali o indotte dei singoli membri, pertanto varia profondamente la qualità dell’apporto informativo dei vari silos e la loro funzione. Questa può anche non essere puramente negativa di carattere parassitario, ma creare isole di tranquillità e sicurezza per soggetti meno competitivi, fonte di ulteriori elaborazioni, la difficoltà è individuarle ed interpretarne l’universo.
         Oltre alle idee e concezioni presenti nella struttura è importante il modo in cui si è formata la struttura separata del silos, la corrispondenza culturale a cui si rifà nel suo processo collettivo di aggregazione.
         L’identità dal punto di vista semiotico è data dall’insieme delle caratteristiche effettive derivanti dalle strutture, dai processi organizzativi e dai comportamenti distintivi. Solitamente ad una identità corrisponde una immagine quale sintesi formale e auto-rappresentativa, ma nelle strutture informali l’immagine stessa può mancare.
         Ogni aggregato umano ha bisogno di essere regolato attraverso l’autorevolezza, ossia una leadership, pena la dissoluzione conflittuale, tale autorevolezza può essere formalizzata o meno mediante istituzioni, comunque si manifesterà portando inevitabilmente ad aggregati interni alla rete aziendale.
         Il rapporto con tali silos può essere conflittuale, teso alla loro eliminazione, ma anche collaborativi integrandoli possibilmente nella rete come laboratori virtuali o semplicemente stanze di decompressione. I motivi per cui un essere umano tende a socializzare sono i più vari dalla paura, all’esercizio del potere, alla necessità dell’esprimersi, sarà pertanto opportuno individuare i motivi di aggregazione evitando la formazione di storture comunicative dovute all’esercizio surrettizio di una qualche forma di potere, che si trasformi in benefici per i membri del silos.
         La chiusura può anche esprimere semplicemente un rigetto all’aggressività della comunicazione, alla sua pervasività che si trasforma in un senso di moderna oppressione, di continuo controllo, per cui necessitano delle isole entro cui ritirarsi per stare con se stessi e con le persone di maggiore affinità ed interessi. Ritorna l’opportunità di individuare le regole alla base di ciascun universo aggregativo, ossia la necessità che lo hanno generato e che lo sostengono, in quanto la comunicazione non è sempre opportuna potendo addirittura risolversi in rigetto, in altre parole non può esservi una costanza nella comunicazione, essendovi un silenzio elaborativo. Quello che conta è che si ritorni a comunicare organizzativamente non in termini distruttivi.
(parte pubblicata su complexlab.com e professioneacqua.it)
 
Il problema del controllo
 
         Come si può facilmente arguire la rete presenta una forte complessità strutturale si che il controllo risulterà particolarmente arduo.
         Una delle caratteristiche del flusso turbolento è la sua grande efficacia di dispersione, tale ché da pochi millimetri cubi si può creare una dispersione di un metro cubo in pochi secondi.
         Dobbiamo considerare che solo apparentemente la rete è strutturata rigidamente e si accresce linearmente per moduli, in realtà il suo accrescimento è del tutto turbolento, si ché l’evoluzione temporale diventa rapidamente impredicibile anche se si può descrivere in termini di quantità medie. Vi è comunque una viscosità nella rete a carattere dissipativo, anche se questo avviene in particolare in alcuni punti del sistema, ed ecco la necessità di fornire continuamente energia per mantenere in moto il sistema stesso concentrandosi per il controllo sul moto medio delle aree di rischio soggette a maggiore turbolenza.
         La rete non fa che registrare ed elaborare informazioni, la loro velocità dipende dalla viscosità della rete come la capacità di memoria che è legata alla stessa velocità di elaborazione.
         L’enorme quantità di informazioni necessarie per controllare il sistema fa sì che cresca la quantità di risorse/energia che è assorbita la quale cresce non in termini lineari ma quadratici, consegue che il limite della complessità è data dalla velocità di crescita dell’architettura di controllo al fine di impedire lo scivolamento verso il caos, fino a giungere a un possibile rapporto non più efficiente fra risorse assorbite dal controllo e struttura da controllare.
         L’aumentare dell’espansione della rete crea turbolenza con il conseguente aumento dei costi e la contemporanea inefficacia di un sistema di controllo puntuale, impostata in termini di predicibilità del flusso., inoltre il controllo stesso sarà causa della modifica, non in termini lineari, dei processi informativi contenuti in rete.
         L’analisi dovrà comunque avvenire in termini non dispersivi ma di compressione dei dati, in quanto comprendere è comprimere, dobbiamo considerare che più è semplice l’analisi più è estesa la comprensione, questo è altrettanto vero per i report verso lettori esterni.
 
 
Bibliografia
 
  • G. Chaitin, Ilimiti della ragione, in “Le Scienze”, 66- 73, 453, maggio 2006; 
  • AA. VV., Viaggio nella turbolenza, in “Le Scienze”, 90-97,443, luglio 2005;
  • F. Maimone, Dalla rete al silos; complessità organizzativa, innovazione, gestione della conoscenza, in Complexlab.com
  • F. Maimone, Dalla rete al silos. Modelli e strumenti per comunicare e gestire la conoscenza nelle organizzazioni flessibili, Franco Angeli, 2007;
  • J. S. Mattick, Il segreto della complessità, in “Le Scienze”,42 – 49, dicembre 2004;
  • Seth Lloyd e Y. Jack Ng, Computer a buchi neri, in “Le Scienze”, 42-50, 437,gennaio 2005;
  • Von Baeyer Hans Christian, Information: The New Language of Science, Harvard University Press, 2004;
  • M. Kaku, Mondi paralleli, Codice Edizioni, 2006.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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