Il commercio elettronico

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L’espressione commercio elettronico, in inglese e-commerce, anche eCommerce, può indicare diversi concetti:

  • Può essere relativo all’’insieme delle transazioni per la commercializzazione di beni e servizi tra produttore (offerta) e consumatore (domanda), realizzate attraverso Internet.
  • Nell’industria delle telecomunicazioni, si può intendere come l’insieme delle applicazioni dedicate alle transazioni commerciali.
  • Un’altra definizione descrive il commercio elettronico come l’insieme della comunicazione e della gestione di attività commerciali attraverso modalità elettroniche, come l’EDI (Electronic Data Interchange) e con sistemi automatizzati di raccolta informazioni.

Indice

  1. L’evoluzione del termine
  2. La tipologia di prodotto
  3. La sicurezza
  4. La questione ambientale

1. L’evoluzione del termine

Il significato del termine “commercio elettronico” è cambiato con il passare del tempo.

All’inizio indicava il supporto alle transazioni commerciali in forma elettronica, ricorrendo di solito a una tecnologia denominata Electronic Data Interchange (EDI, introdotta alla fine degli anni settanta) per inviare documenti commerciali come ordini d’acquisto o fatture in formato elettronico.

In seguito vennero aggiunte delle funzioni che possono venire denominate in modo più accurato come “e-commerce” (contrazione di electronic commerce) l’acquisto di beni e servizi attraverso il World Wide Web ricorrendo a server sicuri (caratterizzati dall’indirizzo HTTPS, un apposito protocollo che crittografa i dati sensibili dei clienti contenuti nell’ordine di acquisto allo scopo di tutelare il consumatore), con servizi di pagamento in linea, come le autorizzazioni per il pagamento con carta di credito.

2. La tipologia di prodotto

Alcune tipologie di prodotti o servizi sembrano più adattabili alle vendite online, mentre altri sono più indicati per il commercio tradizionale.

Le imprese di commercio elettronico che hanno realizzato le migliori performance restando un’entità totalmente virtuale, senza aprire fisicamente degli esercizi commerciali.

Di solito vendono prodotti informatici, come i supporti di archiviazione, il recupero dei dati e il loro trattamento, la vendita di brani musicali, i film, i corsi e i materiali didattici, i sistemi di comunicazione, il software, la fotografia e le attività di intermediazione finanziaria.

Tra queste imprese si segnala a titolo di esempio: Schwab, Google, eBay e PayPal.

Un caso interessante è quello delle aziende specializzate nell’offerta di buoni sconto spendibili presso aziende locali o nazionali, come Groupon.

I negozianti in rete sono in grado di riscuotere un determinato successo anche quando vendono  dei prodotti e servizi concreti, non digitali come software o immagini on-line.

I prodotti non digitali che si prestano a essere venduti in linea possono essere quelli che creano imbarazzo nell’acquirente (es. biancheria intima), o quei prodotti che hanno caratteristiche “standard” e che non necessitano di essere provati o valutati “dal vivo” (es. i libri).

Anche i pezzi di ricambio, sia per gli utenti finali (es. lavastoviglie, lavatrici) sia per le necessità di un’attività industriale (es. pompe centrifughe), possono essere considerati dei buoni esempi di prodotti vendibili via Internet.

Siccome i negozianti non accumulano pezzi di ricambio presso i punti vendita al dettaglio, spesso li devono successivamente ordinare.

In questo caso la competizione non è tra il Commercio Elettronico e il Commercio tradizionale ma con il sistema di ordine al fornitore e al grossista.

Un fattore di successo in questa nicchia sembra che sia la possibilità di offrire al cliente un’informazione precisa e affidabile in merito al prodotto del quale si bisogno,  ad esempio elencando i pezzi di ricambio disponibili insieme al loro codice identificativo.

I prodotti che non sono idonei all’attività del Commercio Elettronico che hanno bisogno di essere provati (es. camicie) e anche se sia rilevante vederli per cogliere le sfumature di colore.

3. La sicurezza

Una delle questioni più sentite nel mondo del commercio elettronico è indubbiamente la sicurezza nelle modalità di pagamento.

Sino a oggi, le modalità più diffuse sono il bonifico bancario, il contrassegno e il pagamento con la carta di credito, sicuramente più interessato da questo inconveniente,

All’inizio, il trasferimento delle informazioni e dei dati personali tra venditore e cliente avveniva in chiaro.

Questo costituiva un grande inconveniente per la sicurezza perché le informazioni trasferite erano suscettibili ad essere intercettate e utilizzate da terzi per operazioni al di fuori della pratica commerciale in atto.

Oggi, questa pratica di trasferimento dei dati è stata abbandonata, a favore di pratiche più sicure che garantiscano una maggiore riservatezza delle informazioni personali e che quindi assicurino la bontà delle transazioni.

4. La questione ambientale

Secondo Josue Velazquez-Martinez, docente di logistica sostenibile al MIT di Boston, la consegna con opzione supplementare “veloce” richiede un dispendio di energia tre volte maggiore rispetto alla consegna tradizionale.

Restituire la merce costa molto in termini climatici.

Secondo le informazioni raccolte da PresaDiretta, i resi sono aumentati del 66% tra il 2011 e il 2015.

I molti imballaggi creati ai fini del commercio elettronico provocano un pesante impatto ambientale.

Fabio Iraldo, docente all’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha paragonato l’impatto ambientale dei costi dello spostamento fisico in un negozio con l’ecommerce.

Sostiene che comprare online diventa conveniente dal lato dell’ambiente quando la distanza fisica supera i 15 km.

Nei restanti casi l’ecommerce ha un impatto negativo in termini di trasporto e di imballaggio.

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