I contributi economici ai quali ha diritto l’ex coniuge

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Una coppia decide di convolare a nozze.

Dopo anni contrassegnati da continui litigi ed estenuanti discussioni senza fine la moglie decide di chiedere la separazione.

Il marito non è d’accordo e le propone di fare una vacanza insieme per parlare di quello che succede al loro matrimonio, ma lei non vuole ritornare  sui suoi passi, ha preso una decisione e vuole seguire quella strada.

Lui è preoccupato della situazione.

La moglie non lavora e hanno due bambini piccoli, rispettivamente di 6 e 8 anni.

Il giudice di sicuro obbligherà l’uomo a corrispondere un assegno periodico alla ex moglie, che si dovrà trasferire in una casa in affitto.

In questa sede si scriverà della differenza tra mantenimento e assegno divorzile.

Spesso, commettendo un errore, si pensa che siano la stessa cosa, in realtà sono due diversi contributi di carattere economico.

Il primo è dovuto in presenza di separazione, vale a dire, durante la fase di transito dove i coniugi vengono autorizzati dal giudice a vivere in due abitazioni diverse, il secondo spetta quando il matrimonio è finito in modo definitivo.

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In che cosa consiste il mantenimento

Quando una coppia decide di chiedere la separazione, il coniuge economicamente più debole può avere il diritto alla corresponsione di un assegno periodico.

La sua funzione dovrà essere quella di farle avere lo stesso tenore di vita che aveva durante il matrimonio.

Se le parti non dovessero raggiungere un accordo si dovranno rivolgere a un giudice, il quale dovrà decidere l’entità del contributo economico da corrispondere mensilmente.

La somma di denaro è nota come assegno di mantenimento ed è finalizzato all’equiparazione della sproporzione di reddito che si viene a creare tra i coniugi dopo la separazione.

 

Esempio

 

Tizio e Caia hanno deciso di separarsi.

Lui lavora come impiegato in un’azienda, mentre lei è casalinga.

Entrambi sono genitori del piccolo Sempronio di 8 anni.

All’udienza di separazione, il giudice mette a carico di Tizio l’obbligo di corrispondere un assegno mensile di 600 euro, dei quali 200 euro alla moglie Caia e 300 euro al figlio Sempronio.

 

Quando ci si separa il dovere di assistenza materiale non viene meno, perché la separazione rappresenta una fase transitoria.

Nonostante questo, il coniuge che ha bisogno del contributo economico in questione ne deve fare richiesta nella domanda di separazione, non deve subire l’addebito, vale a dire, la colpa per la fine del vincolo matrimoniale e, soprattutto, non deve avere redditi di sua proprietà.

In relazione al mantenimento dei figli il giudice deve prendere in considerazione determinate situazioni:

Le attuali esigenze del figlio e il tenore di vita che aveva durante la convivenza con i genitori

La permanenza del minore presso ognuno dei genitori

La situazione del reddito sia del padre sia della madre e la valenza economica dei compiti domestici e di cura assunti da ognuno.

Il coniuge obbligato al pagamento deve essere in possesso dei mezzi economici adeguati a corrispondere l’assegno.

In che cosa consiste l’assegno divorzile

L’assegno di divorzio è una misura di assistenza che il giudice può riconoscere all’ex coniuge che quando finisce il matrimonio non abbia i mezzi necessari per il proprio sostentamento e non sia in grado di procurarseli per motivi di carattere oggettivo.

Ad esempio, una moglie che non ha mai lavorato per dedicarsi alla casa e a seguire figli.

L’assegno divorzile può essere corrisposto al mese oppure in un’unica soluzione, se ritenuta equa dal tribunale, con la conseguenza che, in presenza di simili circostanze,  l’ex coniuge beneficiario, in futuro non potrà chiedere altri contributi.

L’ammontare dell’assegno viene calcolato prendendo in considerazione diversi parametri, in particolare:

I motivi che hanno portato alla rottura definitiva tra i due coniugi

Il contributo fornito da ognuno dei coniugi e i redditi personali

La durata del matrimonio

L’età di chi richiede e i motivi che non gli permettono di essere economicamente autosufficiente.

Questo aspetto viene valutato in relazione al possesso di redditi o di cespiti patrimoniali mobiliari o immobiliari, alla capacità di lavoro e alla disponibilità di un’abitazione.

La differenza tra mantenimento e assegno divorzile

Una volta che si è spaziato scrivendo sulle diverse dinamiche, cerchiamo adesso di tirare le somme sulle principali differenze che esistono tra i due contributi economici in questione.

L’assegno di mantenimento è disposto in seguito alla separazione personale dei coniugi, mentre, l’assegno divorzile viene fissato dal giudice con la pronuncia di divorzio che segna la fine definitiva del matrimonio.

Lo scopo è in modo evidente diverso.

Il mantenimento è finalizzato ad eliminare l’eventuale sproporzione di reddito che esiste. assicurando alla parte economicamente più debole lo stesso tenore di vita che aveva durante il matrimonio.

L’assegno divorzile non dipende dal tenore di vita perché si tratta di una misura di assistenza rivolta a garantire all’ex coniuge che non possiede i mezzi necessari una vita dignitosa.

La conseguenza è che se ha un reddito basso, ma riesce lo stesso a provvedere al proprio sostentamento non avrà diritto alla corresponsione di nessun assegno.

Altri due esempi.

Sempronio e Mevia sono una coppia di coniugi.

Lei lavora part-time e percepisce uno stipendio di 500 euro, lui è dipendente di una grande azienda con una retribuzione netta mensile di 3500 euro.

A causa di diversi disaccordi, decidono di separarsi e il giudice impone a Sempronio la corresponsione alla moglie Mevia di un assegno di mantenimento di circa 1000 euro al mese.

Caio e Sempronia si sposano e lei decide di lasciare il lavoro per dedicarsi a seguire i due figli. Dopo circa vent’anni di matrimonio, la coppia decide di divorziare.

Sempronia si ritrova cinquantenne e senza un lavoro.

A causa di questo motivo, il giudice le riconosce un assegno divorzile di 500 euro che Caio le dovrà corrispondere ogni mese.

Da questi due esempi, si può notare che nel primo ognuno dei coniugi mantiene più o meno lo stesso tenore di vita che aveva durante il matrimonio.

Nel secondo esempio, l’ex coniuge, che non è indipendente dal lato economico ha diritto esclusivamente a ricevere un contributo che gli assicuri il necessario per la vita di ogni giorno.

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