Femminicidio, il Csm vuole processi più efficaci

Redazione 24/07/17
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Il Consiglio superiore della magistratura si schiera contro il femminicidio e la violenza di genere. Di fronte ai numeri sempre più preoccupanti che riguardano i casi di donne vittima di violenza fisica e sessuale, il Csm ha approvato all’unanimità un monitoraggio degli Uffici giudiziari italiani per individuare buone prassi da seguire, istituire sezioni specializzate e soprattutto garantire processi più veloci ed efficaci. Il Consiglio si confronterà inoltre con il Parlamento per valutare l’eventualità dell’attuazione di modifiche alle leggi già esistenti in materia di violenza di genere.

 

L’iniziativa del Csm contro la violenza di genere

Nella seduta di Plenum di giovedì 20 luglio, dunque, la Settima Commissione del Consiglio superiore della magistratura ha approvato una ricognizione degli Uffici giudiziari italiani allo scopo di verificare l’adeguatezza della loro struttura all’emergenza posta dal femminicidio e dalla violenza di genere. Il monitoraggio avrà la durata di un triennio, dal 2017 al 2019; al termine dell’analisi, la Settima Commissione, competente per l’organizzazione del Csm, elaborerà delle linee guida “che recepiscano e promuovano le best practice per la tempestività dei processi” e garantiscano la qualità della risposta giudiziaria alle vittime di violenza.

Si tratta di un passo molto importante che verificherà lo stato attuale della giustizia in tema di violenza di genere in Italia e porrà le basi per un miglioramento sostanziale che dovrà avvenire nei prossimi anni.

 

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A settembre incontro tra Csm e avvocati

Già martedì scorso si era tenuto a Palazzo dei Marescialli un incontro tra il Csm e i principali rappresentanti delle reti nazionali dei centri antiviolenza. Erano presenti alla riunione, tra le altre, la associazioni Telefono Rosa, UDI, DIRE, l’Associazione italiana Vittime di Violenza e il Centro di Ascolto Uomini Maltrattati. Nel corso dell’incontro il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini ha annunciato che il prossimo settembre il Consiglio si confronterà con l’avvocatura e la Scuola Superiore della Magistratura, con l’obiettivo di “promuovere la condivisione di una sensibilità comune” sul tema della violenza di genere.

Importante puntare sugli investimenti e sulla formazione

La Sesta Commissione del Csm poi, come evidenziato dalla vicepresidente Paola Balducci, si sta già occupando specificamente dei profili critici segnalati dalle varie associazioni antiviolenza.

La Balducci ha sottolineato negli scorsi giorni come le norme in gran parte già esistano, ma vengano applicate poco e male. La risposta giudiziaria al femminicidio e alla violenza di genere deve essere invece tempestiva ed efficace, anche sul piano della tutela dei diritti della persona offesa. Importante, poi, “investire sul versante dell’informazione e della prevenzione” e “puntare sulla formazione dei magistrati”. Il tutto per fare sì che le persone offese non vadano mai lasciate sole dopo la denuncia.

Italia condannata dalla Corte europea

La necessità di un cambiamento in questo senso era già stata drammaticamente evidenziata dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo del 2 marzo 2017, che condannava l’Italia a risarcire una donna moldava vittima di violenze domestiche. La Corte europea ha ricordato che “scaturisce a carico dello Stato” l’obbligo di proteggere le persone vulnerabili, e dunque anche le vittime di violenze domestiche, e di metterle al riparo da aggressioni alla propria vita e alla propria salute.

Nel corso delle riunioni della scorsa settimana, il Csm ha sottolineato proprio come “non può non farsi carico” di quanto contestato all’Italia dalla Corte Edu, e come sia necessario accorgersi che sulle violenze domestiche e di genere c’è ancora una lacuna.

Redazione

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