Dall’eroe-sacerdote al leader-sacerdote

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“Ora, come è possibile la distinzione fra essenziale e inessenziale, fra ciò che è punto di non ritorno e ciò che invece è realmente contingente?” ( Alberoni )

Nella crisi dello Stato liberale italiano avvenuta con la guerra del 1915-1918, la necessità di superare lo sbandamento nazionale determinato dal crollo delle certezze e dall’estremizzazione dei sentimenti che il conflitto tecnologico protratto nel tempo ha comportato, avviene un processo di verticalizzazione dinamico delle tradizioni liturgiche politiche che porta a rafforzare e legittimare il ruolo rigeneratore e carismatico del capo politico, identificato nell’eroe – sacerdote sintesi della Nazione e pertanto legittimatore del potere da lui discendente.

Tale simbologia viene rapportata e distribuita su vari piani simbolici e liturgici, con uno slittamento costante dal politico all’istituzionale, a quello religioso, mediante un rapporto diretto che ritualmente lega il capo eroe – sacerdote al binomio sacrificio collettivo – vittoria; le cariche istituzionali e in particolare il re perdono rilievo per la loro staticità ieratica innanzi al dinamismo dell’eroe, sintesi della lotta sostenuta dalla nazione, il suo stesso dinamismo diventa collante tra centro e periferia inoltre attraverso le manifestazioni di massa viene investito del carisma necessario (Pozzi).

Questo dualismo si risolve nell’Italia post-bellica in una istituzionalizzazione dell’eroe carismatico nella figura del Duce, che affianca nella rappresentazione della Nazione la figura storica e istituzionale ma statica del Re.

Come ricorda Alberoni : “il capo carismatico è colui che costituisce il centro etico del gruppo e che viene riconosciuto come capace di dare una soluzione al dilemma etico”, egli è “uno stratega del comportamento morale”, colui che indica la via e nell’indicarla assolve dal peso dei comportamenti necessari al suo raggiungimento, quindi non solo è esempio ma sacerdote che purifica e legalizza la condotta, l’agire che potrebbe essere collettivamente riprovevole.

Per consolidare la propria posizione il leader non può limitarsi a creare il significato al caos e legittimare l’azione conseguente, ma deve anche alimentare il mito del male da eliminare, congiungere il gruppo nella promessa di una sua estinzione attraverso la ricerca della terra promessa, si ché ponendosi come valore nel gruppo che si forma ne assimila le tensioni e viene collettivamente riconosciuto per una esigenza di senso unitario e purificazione, si proietta il male e le distorsioni nell’altro nascondendo e se emerge purificando il proprio, auto-assolvendosi.

Ma chi è l’eroe attuale che può fungere da sacerdote o leader carismatico? Colui che sente le tensioni quotidiane del vivere e ne è da esse attraversato e con il suo agire ne diventa interprete ed eroe?In una società economicistica è colui che nel subire le pressioni del mercato le trasforma in utile, colui che è capace ad accumulare e ne diventa emblema, esempio, sacerdote capace di dispensare speranze e stili, modelli da adottare, elemento purificatore delle proprie paure in cui identificarsi, ma il leader è anche commerciante di  interessi e speranze, capace della velocizzazione, della genialità  dell’improvvisazione e per tale via capace di qualsiasi soluzione.

Il nuovo eroe entra nelle case in un apparente interloquire fiducioso, che porta il pensiero degli astanti sul terreno da lui voluto, filtrato attraverso sondaggi, unico limite apparente il rischio di una sclerotizzazione dell’immagine di un disvelarsi dei limiti per l’arroganza acquisita nell’agire in una causalità degli eventi.

Ulteriore problema è la e-democracy che crea nuova ritualità, possibilità di comunicare quasi infinita ed estesa a  tutti, da passivo recettore il cittadino sembra diventare attivo con possibilità di creare network non controllabili, le potenzialità non appaiono tuttavia ancora ben definite e si creano nel contempo già nuovi tentativi di controllo della rete, non tanto in termini  repressivi bensì mediatici con una ridondanza di informazioni e comunicazioni apparentemente spontanee e libere in realtà manipolate.

Resta la e-government in cui il cittadino sembra rafforzare la propria posizione, ma in realtà tutto si riduce in un aspetto esclusivamente manageriale, si ché nella tecnologia applicata non si mina la funzione carismatica del leader. 

 

 

Sabetta Sergio

 

Bibliografia

  • E. Pozzi, Il Duce e il Milite ignoto : dialettica di due corpi politici, in Rassegna italiana di sociologia, n. 3/7 – 8, 1998;
  • F. Alberoni, Genesi, Garzanti, 1989;
  • M. Castells, Il potere delle identità, Egea, 2004;
  • C. Crouch, Postdemocrazia, Laterza, 2003;
  • B. Tobia, L’Altare della Patria, Il Mulino, 1998;
  • Storia d’Italia, Annali 18, Guerra e pace, a cura di W. Barberis, Einaudi, 2002.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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